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“L’inganno” del medico di famiglia a pagamento

di Ornella Mancin
25 OTT -

Gentile Direttore,
la mancanza di medici di famiglia nel nord est sta cominciando ad essere un problema rilevante al punto da interessare il “ mercato”. E’ di questi giorni infatti la notizia che a Treviso è sorto il servizio privato “Centri prime cure” dove i cittadini rimasti sfortunatamente senza medico di base si possono rivolgere al modico costo di 20 euro alla visita.

La società che ha lanciato l’idea si propone come alternativa alle attese dal medico di famiglia, guardia medica e al pronto soccorso per quanto attiene ai codici bianchi, ad una tariffa definita in linea con l’importo del ticket.

Tuttavia non è specificato che i cittadini che usufruiranno di questo servizio non riceveranno ricette spendibili nel SSN e quindi la ricaduta economica sui pazienti sarà molto più rilevante rispetto ai 20 euro della visita. Se mi reco per una tonsillite al massimo mi toccherà aggiungere più o meno 10 euro per un antibiotico, ma se mi reco per un sintomo un po' più complesso, tipo una colica addominale, un dolore al ginocchio o altro che richieda qualche accertamento, dovrò pagare anche gli esami strumentali necessari per arrivare alla diagnosi.

E’ chiaro che il servizio offerto non può essere definito come “medici di famiglia a pagamento” e bene ha fatto l’Ordine dei Medici di Treviso a sottolinearlo affermando che il ruolo professionale del medico di base e della continuità assistenziale sono normati e definiti dalla legge e che i cittadini devono saperlo con chiarezza.

Tuttavia, data la carenza dei mmg specie in certe zone, è probabile che l’iniziativa riscuota un certo successo.

Quello che preoccupa è questa ulteriore deriva della sanità verso il privato che in questo caso è ancora più grave perché toglie ai cittadini dei servizi basilari essenziali alla salute del singolo, della famiglia e della comunità. La sanità sta diventando sempre più appannaggio di pochi e dover pagare per prestazioni essenziali come curarsi una faringite, una bronchite, una gastroenterite vuol dire rendere manifesto che il sistema universalistico sta saltando e che l’art. 32 della Costituzione sta perdendo senso e valore.

A fronte della nascita di questi centri (finora solo in un paese del trevigiano ma non dubito che possano prendere piede anche in alte parti) la politica dovrebbe fare delle riflessioni e studiare delle soluzioni se non vogliamo vedere definitivamente scomparire il nostro SSN.

Bisogna far tornare bello e attraente il lavoro del mmg, un lavoro ormai caricato all’inverosimile da aspetti amministrativi e burocratici che schiacciano i medici che lavorano da anni portandoli a ritirarsi dalla professione anzitempo e allontanando i giovani che preferiscono fare altro o andare all’estero dove la pressione burocratica è inferiore.

Ci si impiega circa 10 anni, post maturità, per arrivare a fare i medici: possibile che tutto questo studio possa servire in massima parte a compilare carte? Dove è finito il ragionamento clinico, la visita medica, il rapporto medico paziente?

Il lavoro del medico di famiglia è stato svilito dei suoi aspetti più belli: la relazione con i propri pazienti, il legame con le loro famiglia dalla nascita alla morte, l’essere il punto di riferimento per qualsiasi problema di salute …I tanti compiti amministrativi/ burocratici che ci sono stati rifilati negli anni, ogni anno sempre di più, hanno eroso il nostro tempo e hanno intaccato il rapporto medico paziente rendendolo più difficile e contenzioso.

Questa professione è diventata troppo pesante e molto poco attraente, le spese di gestione degli ambulatori stanno erodendo sempre più le retribuzioni ferme da anni e la qualità della vita è divenuta pessima. Perché i giovani dovrebbero scegliere tutto questo?

Prima la politica se ne renderà conto e prima forse sarà possibile invertire la tendenza e salvare uno dei servizi che hanno reso il nostro SSN universalistico, ugualitario ed equo.

Onella Mancin

Medico di medicina generale



25 ottobre 2022
© Riproduzione riservata

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