Carenza personale. Anpo Padova: “Di questo passo non basteranno le Coop per coprire i turni”
Le Aziende sanitarie si stanno rivolgendo sempre di più spesso alle Coop per sopperire alla carenza di personale e coprire i turni negli ospedali. Gianpiero Avruscio di Anpo Padova critica e fa autocritica ai sindacati: “Credo che se le aziende sanitarie ricorrono all’istituto degli appalti per colmare la carenza, riuscendovi, è anche perché negli anni noi non siamo stati capaci di spuntare contratti che valorizzassero i medici e gli infermieri”
di Endrius Salvalaggio
23 MAR - È diventata consuetudine, nelle aziende sanitarie, ricorrere a formule di appalto attraverso le Coop, o con degli incarichi diretti e temporanei a medici come liberi professionisti, per coprire i turni a causa della carenza di medici ed infermieri. La pratica degli appalti fa discutere per vari motivi, ad esempio c’è chi sostiene che in questo modo una parte di sanità pubblica venga privatizzata e perfino con i denari regionali e c’è chi sostiene, come
Giampiero Avruscio, presidente della sezione padovana dell'Anpo, che la formula del reclutamento del personale sanitario attraverso le Coop o liberi professionisti sia un rimedio alla carenza di personale figlia, a sua volta, di errori nei tavoli sindacali.
“Mi rendo conto che affermando come la carenza dei medici è figlia di errori anche da parte di noi sindacalisti mi sto tirando, come si dice, la zappa sui piedi, ma è doverosa una seria autocritica”, dice Avruscio. “Per anni - spiega - noi sindacati abbiamo detto e creduto che la carenza dei medici fosse causata da un’errata programmazione, ma non è così… Se così fosse, non avremmo medici ed infermieri laureati con master di I^ o II^ livello e specializzati che vanno a lavorare all’estero; verosimilmente, avremmo medici ed infermieri che dall’estero verrebbero a lavorare da noi. E, non avremmo nemmeno medici ospedalieri che si licenziano per andare a lavorare sul territorio, mentre non si verifica il processo contrario, ovvero pediatri e medici specialisti che dal territorio vogliono venire a lavorare come dipendenti ospedalieri. Credo che se le aziende sanitarie ricorrono all’istituto degli appalti per colmare la carenza di medici ed infermieri, riuscendovi, è perché negli anni noi non siamo stati capaci di spuntare contratti che valorizzassero i medici e gli infermieri”.
Non è la prima volta che il presidente dell’Anpo Veneto sezione di Padova batte il chiodo sulla mancata valorizzazione dei medici e stavolta lo fa da un punto di vista “nuovo” e cioè facendo dell’autocritica, sostenendo che nel corso degli anni i medici non hanno ottenuto contratti che valorizzassero il loro ruolo ed anzi, negli ultimi 10-15 anni, sempre secondo Avruscio, c’è stata un’inarrestabile perdita su tutto il valore del personale ospedaliero.
“Un medico al giorno d’oggi prende di reperibilità 1 euro all’ora netto – continua il presidente Anpo di Padova – poco di più per una guardia medica: per mettersi a riparo dal rischio clinico dobbiamo spendere molti soldi in assicurazioni quando lo stipendio è quello che è e quindi, c’è da una parte la qualità della vita del medico e dell’infermiere e dall’altra un sovraccarico di lavoro. Basta guardare al tariffario delle prestazioni del SSN, dove per esempio una visita medica internistica, eseguita quindi da un Medico non solo che ha conseguito una Laurea in Medicina dopo 6 anni, ma anche una specializzazione in Medicina Interna dopo ulteriori 5 anni, con tutto quello che costa in termini di studio e di sacrifici economici e di “rischio clinico”, viene valorizzata in 16 euro. Risulta evidente che se una prestazione sanitaria di questa tipologia vale così poco per lo Stato, chi la esegue vale altrettanto poco. Tutto questo non attrae più i medici negli ospedali. Ed è per questo che molti se ne vanno a lavorare all’estero o restano liberi professionisti in Italia ecc. ecc.”.
Da parte di Gianpiero Avruscio non solo constatazioni ed autocritiche, ma anche soluzioni che necessariamente non passano per i contratti e per gli stipendi, ma sui benefit che un medico ed un infermiere potrebbero ricevere. “Non è vero che non ci sono i soldi per i contratti dei medici – constata Avruscio – altrimenti non si spenderebbero per il nuovo ospedale di Padova oltre 600 milioni di euro fra tecnologie ed infrastrutture. È vero, forse, che la politica non vuole mettere più soldi nei tavoli delle contrattazioni, ma allora che ci diano dei benefit come fanno in molte aziende prestigiose italiane. Che diano la possibilità alle donne con figli piccoli di avere agevolazioni sull’asilo nido. La casa non si trova? L’ospedale ce la dovrebbe fornire oppure la acquistiamo con mutui a tasso zero. Invece di farci pagare in busta paga una tassazione di oltre il 40%, abbassiamola al 20%. Che venga riconosciuto il lavoro del medico e dell’infermiere come un lavoro essenziale a differenza di molti altri, altrimenti, di questo passo non basterà più nemmeno rivolgersi alle Coop per coprire i turni. E anche i Paesi extracomunitari non forniranno medici al nostro paese perché, come succede già adesso, questi preferiranno mete dove la loro competenza e il loro titolo di studio è meglio apprezzato e valorizzato, sia in termini economici che in termini di qualità della vita”, conclude il presidente della sezione padovana dell’Anpo.
Endrius Salvalaggio
23 marzo 2022
© Riproduzione riservata
Altri articoli in QS Veneto