Libera professione. “Non torno indietro, va abolita. Italiani scandalizzati e umiliati. Legge pronta tra due mesi”. Intervista a Enrico Rossi
A una settimana dal suo post su facebook che ha scosso il mondo professionale e politico il presidente della Toscana conferma la sua intenzione di andare avanti su una legge di iniziativa popolare per abolire intra ed extramoenia. "Il contratto sarà la sede giusta per condividere con i medici soluzioni alternative per valorizzare il merito. Ma io ho posto un problema politico di rilevanza nazionale e di questo voglio discutere prima di tutto nel Pd"
23 MAR - Il suo post su
facebook del 17 marzo ha scatenato un putiferio. E del resto ogni volta che un politico italiano ha provato a toccare la libera professione dei medici è stato così.
Negli anni è stata oggetto di molti interventi legislativi. L’ultimo che ha affrontato in maniera organizzata la materia è la legge 120 del 2007 proposta dall’allora ministro della Salute
Livia Turco, integrata nel 2012 dal decreto
Balduzzi.
Da allora se ne è parlato poco salvo per il ritardo nella sua piena applicazione soprattutto per quello che riguarda l’abolizione della cosiddetta “intramoenia allargata” che consentiva ai medici in intramoenia di visitare i propri pazienti privati anche al di fuori dell’ospedale.
Ma in sostanza intramoenia ed extramoenia sono considerati ormai un percorso “naturale” all’interno della sanità pubblica e fino all’uscita di
Enrico Rossi la politica sembrava essersi ormai affrancata dalla questione.
Poi arriva la bomba: “In sanità basta con la libera professione, fonte di diseguaglianza e di corruzione”. E i giochi sembrano riaprirsi. Ma il presidente della Toscana, per dieci anni assessore alla Sanità nella sua Regione e ora candidatosi a succedere a
Matteo Renzi alla guida del Pd, che farà? Andrà avanti? Glielo abbiamo chiesto in questa intervista esclusiva.
Presidente Rossi è passata una settimana dal suo post su facebook. Lo riscriverebbe?
Certo. Anche se ho avuto molte critiche dal mondo sindacale medico e anche dal mondo politico, comprese anche invettive, e queste soprattutto da compagni di partito e ciò ha poco senso…. Ma molti medici si sono detti a favore. E soprattutto dell’idea sono contenti i cittadini. Quando andiamo in giro a difendere il Ssn e il suo universalismo ormai si alza sempre qualcuno che dice “si va bene… ma se vai a pagamento si fa prima”. E hanno ragione. E’ ora di dire basta.
Ma perché proprio adesso?
Il mio convincimento sul fatto che la libera professione per i medici pubblici non fosse accettabile è profondo e antico. Poi da amministratore, con responsabilità dirette anche nella sanità per molti anni, ho sempre provato a razionalizzare e regolamentare la libera professione. Ma adesso, con la costituzione di spazi interni per l’intramoenia, devo dire che va ancora peggio. Nello stesso luogo pubblico ci sono due percorsi, uno a pagamento e uno no. Ma come si fa? E poi negli ultimi anni abbiamo avuto anche lievitazione dei costi inaccettabili, fino a 350 euro a visita in intramoenia.
Ma, come dice Lorenzin, non basterebbe regolamentarla meglio? La legge del 2007 del governo di centro sinistra sembrava avere messo la parola fine alla questione. Cosa non ha funzionato?
Qualcosa di più sul piano della regolamentazione può essere fatto. Non lo escludo. Ad esempio sarebbe interessante andare a valutare l’impatto del nuovo orario di lavoro europeo sul tempo dedicato all’intramoenia e quindi fissare quanto tempo all’interno delle 48 ore può essere dedicato alla libera professione. Non penso possa essere accettabile, nello spirito stesso della direttiva europea, che l’intramoenia sia fatta “oltre” le 48 ore. Se così fosse sarei io stavolta a fare ricorso all’Europa per chiedere di intervenire sul caso Italia. Da una parte si interviene giustamente per garantire il giusto riposo ai medici e dall’altra li si autorizzerebbe a lavorare ben oltre le 48 ore previste? Non avrebbe molto senso. Ma detto questo resto dell’idea che l’istituto della libera professione non va bene e che va abolito.
E cosa risponde a chi sostiene che l’intramoenia garantisce la libertà di scelta del medico anche nel pubblico?
Prima di tutto la scelta del medico in Italia è abbastanza ampia perché esiste un assicuratore universale, il Ssn, che consente di andare in ogni ospedale d’Italia e ricevere gratuitamente o con un ticket la prestazione richiesta. Il tema mi sembra pretestuoso anche perché non è certo a pagamento che si può consentire di scegliere il medico e per di più passando avanti agli altri che non possono permettersi la visita o la prestazione privata.
Attorno alla vicenda della libera professione si è spesso detto che tutto nasce da una sorta di patto non scritto del tipo “io Stato non posso pagarti di più ma ti consento di lavorare fuori”. Esiste questo patto o è solo folclore?
Penso che nei fatti esista. Del resto sono sette anni che i medici sono senza contratto e quindi il problema della loro retribuzione va affrontato in ogni caso. E il nuovo contratto sarebbe proprio la sede giusta per trovare insieme ai medici il modo per superare l’intramoenia. Ad esempio prevedendo che in caso di liste d’attesa azzerate si possa ottenere un incentivo ma anche prevedendo la possibilità di contratti speciali per determinate figure. Li vogliamo chiamare i luminari? Cioè quei professionisti di cui qualcuno teme la fuga dal Ssn se non si lascia la libera professione? Per loro si possono per l’appunto prevedere contratti ad hoc se si ravvisa l’effettiva opportunità di una loro valorizzazione economica. Io sono per il merito. Chi fa meglio merita di avere qualcosa di più. Ma con dignità e nell’interesse degli stessi medici e della loro percezione da parte dei cittadini che, lo ripeto, non ne possono più del doppio binario all’interno della sanità pubblica.
Fin qui abbiamo parlato di intramoenia. E l’extramoenia?
Chi lavora sia nel pubblico che nel privato deve scegliere. O di qua o di là. Serenamente. Del resto quale azienda consentirebbe a un suo dirigente, e i medici lo sono tutti, di lavorare la mattina in sede e il pomeriggio in un’altra azienda?
Ma senza extramoenia come la mettiamo con l’indennità di esclusività?
Ormai è parte dello stipendio. Non si tocca. Al massimo gli cambiamo nome.
Qualcuno sostiene che dietro la sua uscita vi sia in realtà solo la voglia di emergere nella corsa alla segreteria del PD…
E allora? Non ho difficoltà a rispondere che c'è anche questo. Io sto ponendo una questione politica nazionale. Ci si candida con proposte concrete e questa lo è. E vorrei che come tale fosse commentata, in primo luogo dal mio partito. L’universalità del Ssn è stata ferita mortalmente da questo istituto e una forza come il Pd non può non farsi carico di questo problema.
A parte la libera professione in Italia esiste comunque un’area molto vasta di spesa sanitaria privata, spesso provocata da difficoltà di accesso al Ssn o dalla scarsa copertura nei Lea. Pensa che come “contropartita” ai medici pubblici si possa pensare a un loro coinvolgimento nella gestione di questi spazi esterni al Ssn magari nell’ambito delle mutue sanitarie integrative?
Sono due questioni distinte. Ribadisco che il medico del Ssn deve lavorare solo per il Ssn. Eviterei nuove forme di promiscuità. La mutualità integrativa è una grande questione e io per primo ritengo che possa rappresentare una valida soluzione per supplire a difficoltà oggettive del servizio pubblico, soprattutto oggi con la carenza di risorse a disposizione. Ma bisogna fare un discorso serio. Prendere in mano la questione in modo organico, con adeguate politiche di incentivazione fiscale per settori come quello delle cure dentali ma anche della domiciliare dove il Ssn è più carente. Uno Stato serio, preso atto che non può garantire a tutti alcune prestazioni, deve porsi il problema, garantendo l’accesso alle fasce deboli e favorendo percorsi che agevolino anche forme assicurative o mutualistiche per le fasce più abbienti. E in questo quadro inserirei anche la questione ticket che pesa molto sui cittadini e che potrebbe anch’essa rientrare nella copertura della sanità integrativa.
A proposito di ticket. Che fine ha fatto la riforma prevista dal Patto per la Salute?
Onestamente penso che non se ne farà nulla prima delle prossime elezioni del 2018…E’ un tema durissimo. In Toscana abbiamo provato ad affrontarlo prevedendo scaglioni di partecipazione in base all’Isee e sta funzionando, anche se giustamente qualcuno si lamenta. Per questo sposo l’idea di una copertura dei costi del ticket con l’integrativa. In Italia dobbiamo far chiarezza su questi temi se vogliamo salvare il Ssn. Una forza riformista come il Pd non può nascondersi i problemi o inseguire le spinte delle corporazioni. Ed è quello che ho voluto fare con la mia proposta di legge popolare per abolire l’intramoenia. Tutti hanno ascoltato tutti, ma non i cittadini. Se si va ad ascoltare la gente si scopre che questo dell’intramoenia è un tema molto sentito perché è diventata un’indecenza che scandalizza e umilia gran parte del popolo italiano.
Quando sarà pronta la legge?
Penso ci vorranno un paio di mesi. Intanto sto costituendo un comitato promotore molto ampio perché immagino un percorso partecipato anche da personalità del mondo professionale. Faremo una proposta ragionevole e sarà una bella sollecitazione per far discutere tutti questi temi in Parlamento.
Cesare Fassari
23 marzo 2016
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