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Intramoenia. Fucci (CoR): “No ai falsi problemi, le priorità sono ben altre”

Rilanciare, anche in campo sanitario, antiche o immotivate contrapposizioni tra pubblico e privato è fuori dai tempi e alimenta conflittualità davvero inutili. Guardiamo semmai alla collaborazione e all'integrazione tra pubblico e privato. Il tutto tenendo come unico punto di riferimento il dovere, che lo Stato e le Regioni devono perseguire, di offrire agli italiani un'ampia libertà di scelta e un'offerta di tutela della salute adeguata.

22 MAR - L'intemerata del presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, sull'abolizione dell'intramoenia, oltre che dettata da evidenti obiettivi politici ora che ha annunciato l'intenzione di candidarsi alla guida del PD come nuovo alfiere della sinistra "tradizionale", pare poco ancorata alla realtà che vive oggi il sistema sanitario nazionale. Già due anni fa una circostanziata ricerca del Censis spiegava che nel 2013 la spesa sanitaria privata era cresciuta del 3 per cento rispetto al 2007 mentre nello stesso arco di tempo la spesa sanitaria pubblica era rimasta quasi ferma (+0,6 per cento). La stessa ricerca evidenziava l'aumento degli italiani paganti per intero gli esami del sangue, gli accertamenti diagnostici e le visite specialistiche. In crescita era anche la spesa per i ticket. Le liste di attesa nella sanità pubblica erano in crescita evidente. Da allora ad oggi niente è cambiato e la sperequazione, in termini qualitativi, tra sanità pubblica e sanità privata è semmai cresciuta.
 
Richiamo quesi dati per evidenziare che la necessità non è eliminare l'intramoenia, ovvero una preziosa alternativa cui i cittadini nella loro libertà di scelta possono fare ricorso, bensì rimediare a deficit strutturali, organizzativi e tecnologici che, col passare del tempo, rendono più deficitaria - e quindi in un ultima analisi meno fruibile ai cittadini - la sanità pubblica. Le ultime due Leggi di stabilità e i provvedimenti del Governo Renzi hanno ridotto il livello di finanziamento statale per la sanità. Ci sono regioni, come sta avvenendo in queste settimane in Puglia per esempio, dove vengono imposti pia ni di riordino ospedaliero che si traducono in meno posti letto e in tagli di tipo lineare alle strutture sanitarie. Sullo sfondo vi è il blocco del turn-over e il depauperamento delle risorse per garantire contribuzioni adeguate ai medici. Rossi ha definito la libera professione intramuraria "un'indecenza". A me sembra che questo termine vada riferito non ai professionisti, offesi senza ragione, ma alla inarrestabile tendenza dello Stato di fare cassa tagliando i servizi della sanità pubblica.
 
Il Ministro Lorenzin ha detto, commentando le parole di Rossi, che l'intramoenia non va eliminata ma regolamentata. Io sono fortemente critico sulle politiche sanitarie di questo Governo e della maggioranza parlamentare guidata dal PD; ma in questo caso il Ministro ha ragione. Dobbiamo fare di più, al contrario di quanto pensa Rossi che invoca addirittura una legge di iniziativa popolare pro-abolizione dell'intramoenia, per dotare gli ospedali di strutture in grado di garantire lo svolgimento dell'Alpi. Altrimenti, in modo realistico, bisognerà constatare che, anche senza l'abolizione dell'intramoenia frettolosamente sostenuta da Rossi, la sanità pubblica andrà depauperandosi con la trasmigrazione verso la libera professione in esclusiva di professionalità di altissimo livello.
 
Rilanciare, anche in campo sanitario, antiche o immotivate contrapposizioni tra pubblico e privato è fuori dai tempi e alimenta conflittualità davvero inutili. Guardiamo semmai alla collaborazione e all'integrazione tra pubblico e privato. Il tutto tenendo come unico punto di riferimento il dovere, che lo Stato e le Regioni devono perseguire, di offrire agli italiani un'ampia libertà di scelta e un'offerta di tutela della salute adeguata.
 
Benedetto Fucci
(Deputato del Conservatori e Riformisti)

22 marzo 2016
© Riproduzione riservata

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