Battiamoci per la sanità pubblica
25 GEN -
Gentile Direttore,sono due gli aspetti che, in futuro, sono destinati a indebolire ulteriormente la nostra sanità pubblica. In gran parte sono gli stessi che hanno segnato profondamente e negativamente il nostro recente passato, con l’aggiunta che la stagione delle riforme, appena intrapresa in assenza di personale, ne aggraverà la portata e l’indebolimento del pubblico a favore del privato. Un aspetto è di carattere economico, l’altro più squisitamente di carattere normativo. Entrambi in linea con quella visione ideologica che il privato alimenta da anni e che, grazie al controllo dei media, ha dato il via alla denigrazione dei lavoratori e del servizio pubblico prima, per aprire poi quote di mercato sempre più consistenti al privato.
L’elemento economico, noto da tempo, è emerso con grande chiarezza dalla recente Relazione della Corte dei Conti al Parlamento che ben evidenzia il tentativo, messo in campo negli ultimi 20 anni, di fiaccare e sgretolare il nostro SSN pubblico. Emerge infatti dal rapporto che, dal 2008 al 2019, mentre cresceva il finanziamento sanitario percentuale di Germania all'81,4, Francia al 34,5 e Inghilterra al 40,1, l’Italia cresceva solo del 15,4. Peggio solo la Grecia. Anche lo sforzo profuso nel biennio 20/21, causa Covid, è stato inferiore in Italia: 15,5 % rispetto a Germania 17,3% e GB 27,2%. Manca il dato cumulato francese. In termini di valori assoluti il divario tra questi Paesi è abissale.
Un cittadino italiano nel 2008 spendeva per curarsi 2279 euro, 500 euro (17 %) in meno di un cittadino tedesco, francese e inglese. Nel 2021 un cittadino italiano ha speso 3052 euro, vale a dire 3300 euro in meno - meno della metà dunque- di un cittadino tedesco che ha speso 6352 euro e 1500 euro, vale a dire un terzo in meno, di un cittadino francese o inglese che hanno speso circa 4500 euro. Nè ci attendiamo grandi recuperi purtroppo.
Nel DEF pluriennale è addirittura previsto dal governo un ulteriore definanziamento della sanità pubblica per scendere fino al 6,2% del PIL nel 2025, che posizionerà l'Italia 1 punto sotto alla media OCSE (circa 20 miliardi), 4 in meno della Germania e 3 in meno di Francia e GB. Accanto all’evidente sotto finanziamento del SSN, è cresciuta negli stessi anni, la quota delle risorse investite dal pubblico ma finite in mani private. Infatti, negli anni è scesa soprattutto la spesa per il personale che è invece l’elemento cardine di un sistema pubblico!
Nel 2002 la spesa per i redditi da lavoro dipendente in sanità ammontava al 35 % del totale, nel 2018 era del 30 %, oggi è del 29 %. Per questa stessa voce, in termini nominali si è avuto, rispetto al monte complessivo, un picco nel 2010 con 36,7 miliardi, scesa nel 2018 a 34,8 miliardi. Oggi siamo a 38,1 miliardi per i lievi incrementi 20/21 Covid correlati, che stanno peraltro mettendo in crisi i bilanci delle regioni a maggiore vocazione pubblica per la mancata compensazione delle spese Covid 2021 da parte degli ultimi 2 governi. Il blocco decennale dei contratti, il contenimento degli stipendi e del turnover sono alla base di questi dati.
Nello stesso periodo sono invece cresciuti in sanità, dal 20 al 30 % , i consumi intermedi, configurando di fatto un passaggio di risorse pubbliche in mani private. In conclusione, la logica del sotto finanziamento e del taglio di personale nel decennio 2009-2019 aveva messo in ginocchio il SSN, come la pandemia ha impietosamente dimostrato. La perdita di 40.000 posti letto e 37.000 dipendenti pubblici del sistema sanitario nazionale è stata la diretta conseguenza di questi tagli.
Il permanere del blocco di spesa per le assunzioni al 2004 meno 1,4 %, deciso dal ministro Brunetta nel 2009 sempre reiterato tranne brevi e poco significative parentesi, è alla base di questa dinamica che ha indebolito il sistema pubblico. La politica di investimenti sanitari per silos separati non consente peraltro travasi e, proprio a causa del blocco assunzionale, impedisce di incrementare la spesa per il personale.
Si assiste così a un doppio paradosso: anche se aumentasse il finanziamento complessivo gli organici resterebbero bloccati; se una regione volesse, anche a invarianza di spesa, incrementare il personale non lo potrebbe fare perché andrebbe oltre il tetto di spesa per il personale fissato oltre 15 anni fa. Dunque siamo all’interno di una doppia camicia di forza che indebolisce il sistema pubblico: un limite di spesa complessivo e il blocco delle assunzioni. In pratica si salvaguarda il privato e si colpisce il pubblico che non può assumere per rispondere ai nuovi bisogni legati all’invecchiamento della popolazione, alla conseguente crescita delle cronicità, alla comparsa di nuove insidiose patologie. Si invoglia così a esternalizzare.
Indebolire il pubblico per poterlo prima screditare e poi sostituire con il privato è una ricetta ormai nota che abbiamo imparato e provato sulla nostra pelle. Anche il tema delle aggressioni ai sanitari è spesso il frutto avvelenato di questa narrazione.
Con questa dinamica perversa ci approntiamo alla riforma della Medicina territoriale del DM 77. Una riforma che vede grandi investimenti pubblici strutturali e tecnologici grazie al PNRR. Case della comunità, Ospedali di comunità e Centrali Operative territoriale non tarderanno a prendere fisicamente corpo. Ma chi è come gli darà vita? Nulla o quasi nulla è previsto dal punto di vista delle assunzioni pubbliche. Chi popolerà dunque quelle strutture finanziate da risorse pubbliche? Se non si rimuove il vincolo del blocco di spesa per le assunzioni pubbliche la risposta è scontata! Il privato ringrazia per l’ennesimo regalo!
Non siamo mai stati inclini alla retorica degli eroi, abbiamo fatto il nostro dovere, onorato il patto sociale e il giuramento professionale, non meritiamo però un altro tradimento. Non lo meritano i cittadini già pesantemente impoveriti. Se non ci sarà un atto di resipiscenza del governo, dovranno essere tutte le forze sindacali a porre insieme e con forza il tema della tutela della salute pubblica come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della comunità…. come recita l’articolo 32 della nostra Costituzione repubblicana.
Pasquale D’OnofrioSegretario regionale FP Cgil Medici e Dirigenti Sanitari Toscana
25 gennaio 2023
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