Indotto farmaci. Fatturato in aumento per il 52% delle imprese, stabile per il 40%
Sono le stime per il 2011 dell’Osservatorio Pharmintech, che ha presentato oggi a Milano i risultati dell’analisi sull’andamento di 113 aziende nel primo semestre dell’anno in corso. Prospettive di crescita delle esportazioni per il 40% delle aziende, solo il 6% teme un ribasso. Per l’occupazione, circa tre quarti delle aziende prevedono che si manterrà stabile mentre il 20% ritiene che aumenterà.
31 MAG - L’indotto farmaceutico italiano continua e accelera sulla via della ripresa, iniziata già lo scorso anno: sia i consuntivi del secondo semestre 2010 sia le prospettive per la prima metà del 2011 sono di segno positivo. La risalita del settore legato alla produzione farmaceutica è attestata dai nuovi dati dell’Osservatorio Pharmintech, progetto di ricerca a complemento dell’omonima fiera internazionale che si tiene ogni tre anni a Bologna (prossima edizione nell’aprile 2013) con il sostegno di Farmindustria e di altre importanti associazioni del comparto. L’indotto è un vasto insieme di produttori di semilavorati, macchinari, componenti e servizi per le aziende farmaceutiche e il rapporto ne analizza, attraverso un campione di 113 imprese con 11mila addetti e 3 miliardi di fatturato, produzione, occupazione, esportazioni, impatto sull’economia nazionale, aspettative ecc.
Riguardo al fatturato del secondo semestre 2010, per il 44% delle aziende c’è stata una crescita e per un terzo un andamento stabile, solo un quinto riferisce un calo. Quanto alle esportazioni, nello stesso periodo si segnala un aumento per circa un terzo delle aziende e per più della metà una costanza, solo per il 17% viene indicata una diminuzione del fatturato sul mercato estero. Sul fronte dell’occupazione, poi, nello stesso semestre si è mantenuta stabile nell’80% delle imprese ed è invece aumentata in quasi un quinto; la quota di quelle in cui è cresciuta è doppia rispetto a quelle in cui è calata. Riguardo alle aspettative, in relazione alla congiuntura futura, per il primo semestre 2011 il 52% delle aziende stima un aumento di fatturato e il 40% una sostanziale stabilità, poco meno di un decimo ipotizza una riduzione. Prevale quindi la sensazione che la ripresa si consoliderà nel corso del 2011, come si vede anche rispetto alle esportazioni, con più del 40% di imprese che si attendono un aumento e il 50% una stabilità, con solo il 6% che indica un ribasso. Per l’occupazione, in riferimento sempre al primo semestre 2011, circa tre quarti delle aziende prevedono che si manterrà stabile mentre il 20% ritiene che aumenterà.
Se si analizzano separatamente i tre macrosettori delle imprese nel campo dei macchinari, dei materiali e dei servizi, si osserva che la ripresa di fine 2010 sembra più vivace nel settore dei servizi, in cui due terzi delle imprese dichiarano un fatturato in aumento e più della metà un incremento delle esportazioni. Lo stesso vale per l’occupazione, con un terzo delle aziende dei servizi che registra un aumento. Nel comparto dei materiali, invece, e ancora di più in quello dei macchinari, si segnalano gli effetti più deboli della ripresa. Quanto alle aspettative in riferimento al 2011 sembra che le differenze tra i comparti si attenuino notevolmente, nel senso che la risalita dalla crisi dovrebbe pervadere im maniera simile i tre macrosettori.
Il campione dal quale sono stati ricavati questi andamenti è ritenuto rappresentativo dell’intero indotto delle imprese a monte della filiera farmaceutica, un insieme che, sulla base delle statistiche 2010 di Istat, Prometeia e Confindustria, conta circa 64mila occupati, con 1.400 milioni di euro di salari, e 11.000 mln di produzione, 3.600 mln di valore aggiunto e 600 mln di investimenti: questi numeri stanno a indicare che una significativa fetta dell’economia dipende dagli acquisti effettuati dal farmaceutico (vedi tabella 1).
Mettendo assieme il dato del farmaceutico e del suo indotto, il contributo congiunto per il 2010 arriva a circa 130.000 occupati, 4.500 mln di euro di monte salari, 35.900 mln di produzione, 11.000 mln di valore aggiunto e 1.730 mln di investimenti.
Analizzando poi separatamente industria farmaceutica e indotto farmaceutico (solo la componente manufatturiera, esclusi quindi i servizi), rispetto al totale nazionale dell’industria maifatturiera, l’osservazione è che i cinque parametri – fatturato, valore aggiunto, salario, investimento, esportazioni (tutti per addetto)- hanno valori nettamente più elevati della media nazionale, con la farmaceutica più dell’indotto (vedi tabella 2).
In termini relativi, l’indotto farmaceutico ha una produttività del 28% più alta della media dell’industria nazionale, genera un valore aggiunto per addetto superiore del 14%, ha salari più elevati del 25%, investe per il 21% in più ed esporta per il 44% in più.
C’è infine uno spaccato sul peso economico dell’indotto farmaceutico nelle diverse Regioni, con la considerazione di fondo che le imprese non lavorino solo per le aziende farmaceutiche locali ma operino in catene di subfornitura di respiro nazionale (la parte attivata da imprese farmaceutiche estere, che è consistente, non è stata ovviamente considerata). La regione con più occupati è la Lombardia, con 16.879 adetti (più di un quarto dell’indotto regionale); seguono a notevole distanza Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Lazio. Analoghe stime valgono per produzione, valore aggiunto, monte salari, investimenti.
Tra le specificità aziendali regionali, in Lombardia sono soprattutto presenti il settore chimico, metallurgico e plastica, in Veneto apparecchi medicali, meccanica, minerali non metalliferi, in Emilia Romagna macchinari (di packaging e di processo), in Piemonte gomma/plastica, carta e macchinari, nel Lazio invece servizi (per imprese e istruzione, informatica).
E.V.
31 maggio 2011
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