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Studio: Ovaio policistico spia precoce di future patologie cardiovascolari e metaboliche


Uno studio dell’Università Cattolica di Roma pubblicato sulla rivista scientifica “Fertility & sterility”, condotto da un gruppo di ginecologi, suggerisce, per le donne in età riproduttiva che soffrono della Sindrome dell’Ovaio Policistico, di fare prevenzione per ridurre il rischio di sviluppare in futuro patologie legate al cuore e ai vasi.

31 MAG - Colpisce tra il 5 e il 10% della popolazione femminile in età riproduttiva, è il più frequente disturbo ormonale delle donne in grado di provocare disagi chesi manifestano con mancanza o ritardi (40- 60 giorni) delle mestruazioni, infertilità, obesità, irsutismo e acne. È la Sindrome dell’Ovaio policistico (Pcos) che se da un lato può essere guarito grazie alla collaborazione tra più specilastici, dall’altro è una spia precoce di importanti patologie in età adulta, prima fra tutte le malattie cardiovascolari.
 
A dirlo è uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica “Fertility & sterility”, svolto da un gruppo di ginecologi e cardiologi dell’Università Cattolica-Policlinico A. Gemelli di Roma, condotto su un campione di 30 donne con Ovaio policistico in età compresa tra i 18 e i 37 anni, con anamnesi negativa per patologie cardiovascolari.
 
La novità del lavoro consiste nell’identificare nelle donne un’anomalia del sistema immunitario sovrapponibile a quella descritta in caso di angina instabile, dunque un possibile marker di rischio cardiovascolare.
 
La conclusione dello studio pertanto è che le donne con diagnosi di Pcos “devono fare maggiore prevenzione a partire dalla fase della loro vita in cui manifestano anche solo disturbi ginecologici a volte sottovalutati perchè ritenuti innocui”. A dirlo è Rosanna Apa ginecologa che ha coordinato lo studio. Sempre la Apa aggiunge “tale attenzione può portare a benefici a lungo termine per la salute del cuore e non solo. È necessario sensibilizzare gli stessi medici di famiglia nei confronti delle giovani donne con Pcos, al fine di monitorarne e limitare i più frequenti fattori di rischio cardiovascolare, pressione arteriosa, sovrappeso, disordini del metabolismo lipidico e glucidico”. 

31 maggio 2011
© Riproduzione riservata


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