Pronto soccorso. Indagine Tdm-Anaao: ecco le vere criticità
Ambienti sovraffollati nel 40% dei Pronto soccorso, posti letto di osservazione oltre il previsto e barelle parcheggiate nei corridoi (fino a 22 oltre il numero previsto), nel 24,3% dei casi ambulanze bloccate e tempi di attesa molto lunghi. Per codici gialli si va anche oltre le 5 ore. Queste le criticità del sistema di emergenza-urgenza emerge da un'indagine svolta da Cittadinanzattiva-Tdm in collaborazione con l'Anaao Assomed.
04 MAG - “Le
proposte avanzate oggi dal Ministro Fazio possono rappresentare un punto di partenza, ma i dati in nostro possesso, e che diffondiamo oggi, dimostrano come sia necessaria una soluzione complessiva più articolata”. Questo il commento di Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, sulla proposta di riforma del sistema di emergenze-urgenza. Secondo Moccia, infatti, il Pronto Soccorso esplode perché “il territorio non riesce a rispondere alla domanda di salute e di emergenza così come servirebbe. I posti letto attualmente disponibili sono comunque pochi rispetto alla reale necessità dimostrata dagli accessi. Tra le diverse misure possibili, la predisposizione di percorsi personalizzati per persone affette da patologia cronica e la individuazione di standard condivisi per l'emergenza urgenza”. Ed è concorde Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao Assomed, che ha affiancato Cittadinanzattiva-Tdm nello svolgimento di un’indagine sulla qualità e la sicurezza dei Pronto soccorso. “Il monitoraggio del Tdm a cui abbiamo dato il nostro contributo – ha spiegato Troise - conferma la posizione dell’Anaao, che anche questa mattina ha ribadito al Ministro della Salute la necessità di pensare la riorganizzazione del sistema di emergenza in maniera complessiva, affrontando cioè tutti i problemi che il sistema pone. A partire dalle criticità emerse dal monitoraggio e cioè la carenza di personale rispetto agli accessi; i tempi di attesa per trasferire il paziente nei reparti; i deficit strutturali resi ancora più pesanti dal fatto che i PS sono trasformati in luoghi di vera e propria degenza”.
L’indagine del Tdm riguardano 70 pronto soccorso sui 100 giunti, per il 18,5% provenienti dal Nord, per il 31,5% dal Centro (escluso il Lazio), per il 35,7% dal Lazio e per il 18,5% dal Sud. E ad emergere, innanzitutto, è proprio “l’esiguo numero di personale, che si riduce nei giorni festivi e nelle ore notturne. Personale medico e paramedico competente ma non quantitativamente adeguato rispetto ai frequenti accessi”, rileva il Tdm. I tempi medi di attesa per l’accesso al triage variano da un da pochi minuti ad un massimo di 30 minuti, ma una volta attribuito il codice, i tempi si dilatano enormemente. Per i codici gialli (più gravi) possono raggiungere le 5 ore, per i codici verdi anche 12.
Ma ci sono tanti altri aspetti da migliorare. Anche a livello strutturare. Se sono presenti locali di attesa con posti a sedere, infatti, i posti non sono sufficienti: su 24 pronto soccorsi, si sono trovati da un minino di due ad un massimo di 10 malati in piedi in attesa. Gli ambienti sono sovraffollati nel 40% dei casi, con barelle aggiunte (in media 5 per pronto soccorso monitorato, ma si è registrato anche il caso di 22 barelle aggiunte), mentre scarsi sono i posti letto di osservazione, che devono essere aggiunti nel 21,5% dei Pronto soccorso.
Fuori dal Pronto soccorso, nel 24,3% dei casi, ci sono ambulanze ferme in attesa di riconsegna della barella in dotazione del mezzo di soccorso. Dentro, intanto, nel 37,7% dei casi i malati in attesa da oltre 6 ore per un ricovero/ assegnazione posto letto. Ma i tempi di attesa, in caso di assegnazione di posto e di necessità di osservazione breve, possono addirittura superare i 3 giorni.
Bocciato anche l’esame della privacy: nella maggior parte dei Pronto soccorso le persone vengono chiamate per nome o non vi sono spazi adeguati per garantire la riservatezza. Scarsa la comunicazione. Spesso, infatti, iene segnalata la difficoltà a reperire informazioni sulle condizioni di salute del proprio familiare. Nel 24% dei casi non c’è una comunicazione regolare, nel 65,8% dei Pronto soccorsi non esiste un servizio di mediazione culturale.
04 maggio 2011
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