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Lavoratori introvabili. Per la Cgia di Mestre, infermieri e ostetriche tra i più difficili da reperire


Sono circa 800 i posti che rischiano di non essere coperti secondo quanto emerso dall'elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha stilato una top-ten analizzato i dati emersi dall'indagine effettuata dall’Unioncamere-Ministero del Lavoro. Dopo sei anni di crisi, solo infermieri, ostetriche, acconciatori e attrezzisti sono rimasti nella medesima top-ten.

08 SET - Infermieri e ostetriche, analisti e progettisti di software, tecnici programmatori, ingegneri energetici/meccanici, tecnici della sicurezza sul lavoro ed esperti in applicazioni informatiche, sono le professioni dove la difficoltà di trovare personale è molto elevata. Secondo i risultati emersi dall’elaborazione realizzata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che ha analizzato i dati emersi dalla periodica indagine effettuata dall’Unioncamere-Ministero del Lavoro su un campione qualificato di imprenditori italiani, le previsioni di assunzione per l’anno in corso delle 10 figure professionali più difficili da reperire sul mercato del lavoro dagli imprenditori italiani daranno luogo a oltre 29.000 nuovi posti di lavoro. Di questi, stando alle risposte rilasciate dagli intervistati, quasi 8.500 rischiano di non essere coperti perché non reperibili sul mercato del lavoro. Un dato, quest’ultimo, molto inferiore a quello riferito al 2009 che, in termini assoluti, era pari a quasi 17.600. In buona sostanza, negli ultimi sei anni i “lavoratori introvabili” sono pressoché dimezzati.
 
Dalla Cgia fanno sapere che in questa elaborazione sono state considerate le professioni per cui le aziende prevedono l’assunzione di almeno 1.000 figure (è stato esaminato l’83% di tutte le assunzioni previste nel 2014 e l’86% di quelle del 2009). Si tratta delle previsioni di assunzione non stagionali.


“Le cause del disallineamento tra domanda e offerta di lavoro – ha segnalato Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia – sono molteplici. Nonostante il perdurare della crisi, molte aziende continuano a denunciare che nei settori tecnologici ad alta specializzazione le competenze dei candidati sono insufficienti. Sicuramente ciò è vero: spesso la preparazione di molti giovani è ben al di sotto delle richieste avanzate dalle imprese. Tuttavia molte aziende scontano ancora adesso metodi di ricerca del personale del tutto inadeguati, basati sui cosiddetti canali informali, come il passaparola o le conoscenze personali che non consentono di effettuare una selezione efficace. Inoltre, non va trascurato nemmeno il fenomeno della disoccupazione d’attesa: nei settori dove è richiesta una elevata specializzazione, le condizioni offerte dagli imprenditori, come la stabilità del posto di lavoro, la retribuzione e le prospettive di carriera non sempre corrispondono alle aspettative dei candidati. Se questi sono di valore, preferiscono rinunciare, in attesa di proposte più interessanti”.
 
L’analisi dell’Ufficio studi della Cgia si è soffermata anche sul confronto tra i risultati emersi nell’indagine condotta quest’anno e quelli riferiti all’inizio della crisi. Ebbene, in questi ultimi sei anni c’è stata una profonda trasformazione del mercato del lavoro, sia per quanto riguarda la domanda che l’offerta. La geografia delle professioni e con essa anche la graduatoria dei lavoratori più difficili da reperire è mutata profondamente.

Se all’inizio della crisi non si trovava oltre la metà degli infermieri/ostetriche, dei falegnami e degli acconciatori, nel 2014 le professionalità più difficili da trovare (per numero o per caratteristiche personali o di competenza) risultano, come dicevamo più sopra, gli analisti e i progettisti di software (37,7%), i programmatori (31,2%), gli ingegneri energetici e meccanici (28,1%), i tecnici della sicurezza sul lavoro (27,7%) ed i tecnici esperti in applicazioni informatiche (27,4%), tutte figure con una elevata specializzazione e competenza.

In definitiva, dopo sei anni di crisi solo tre figure professionali sono rimaste nella medesima top-ten: infermieri ed ostetriche (circa 800 i posti che rischiano di non essere coperti), acconciatori e attrezzisti di macchine utensili, profili che evidentemente continuano ad avere un futuro, seppure ridimensionato in termini assoluti dalla crisi. Inoltre, se nel 2009 la platea dei “lavoratori introvabili” era costituita prevalentemente da attività artigianali ad elevata abilità manuale, oggi, invece, gli “introvabili” sono legati a settori ad alta specializzazione tecnica, in particolare nell’informatica.

08 settembre 2014
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