Sebbene non vi siano prove della diffusione dell'influenza aviaria da uomo a uomo, tra settembre e dicembre 2024 sono stati segnalati nuovi focolai in uccelli selvatici e domestici in Europa e nel mondo. Sono queste le principali risultanze dell'ultimo rapporto sull'influenza aviaria dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e del Laboratorio di riferimento dell'UE (Eurl). Tra il 21 settembre e il 6 dicembre 2024, sono stati segnalati 657 rilevamenti del virus dell'influenza aviaria altamente patogena (HPAI) A(H5N1) e A(H5N5) in uccelli domestici (341) e selvatici (316) in 27 paesi in Europa.
L'Italia ha registrato 23 focolai di HPAI A(H5N1) nel periodo. Questi si sono verificati in vari allevamenti, sia di grandi dimensioni (oltre 800.000 galline ovaiole) che in piccoli allevamenti rurali, soprattutto nella provincia di Treviso, in Veneto.
Il numero complessivo di casi di influenza aviaria rimane basso rispetto agli anni precedenti, ma l'ultimo trimestre dell'anno ha visto dunque un aumento dei casi nei volatili selvatici e domestici rispetto al trimestre precedente. La maggior parte dei rilevamenti sia negli uccelli selvatici che in quelli domestici è stata riscontrata nell'Europa centro-meridionale, soprattutto in aree con un'alta concentrazione di allevamenti di pollame. I nostri esperti hanno concluso che l'elevato numero di allevamenti in queste aree e il tipo di produzione avicola hanno contribuito alla diffusione della malattia tra gli allevamenti. Il virus A(H5N5), un sottotipo del virus dell'influenza aviaria che causa mortalità di massa negli uccelli selvatici, ha ampliato in modo significativo il proprio areale geografico e di specie, diffondendosi ampiamente in diverse regioni e specie di uccelli selvatici. Non sono stati segnalati tuttavia nuovi casi nei mammiferi.
Secondo l'ECDC il rischio di infezione è attualmente basso per la popolazione europea e da basso a medio per le persone che lavorano o sono esposte ad animali infetti o ambienti contaminati. Al di fuori dell'Europa gli Stati Uniti stanno assistendo a un'impennata significativa di casi tra le bovine, con più di 800 allevamenti colpiti in 16 Stati. La maggior parte dei casi è stata segnalata in California, dove il virus è stato recentemente riscontrato anche in due lotti di latte crudo venduti al dettaglio. Inoltre il ceppo virale A (H5N1), diverso da quello che colpisce i bovini, è stato individuato per la prima volta nei suini nell’Oregon, in un allevamento misto di bestiame e pollame. Il dato è preoccupante, in quanto i suini possono venire co-infettati da diversi tipi di virus influenzali che potrebbero adattarsi e diffondersi ad altre specie.