La pandemia da Covid-19 ha determinato un forte aumento dei tassi di mortalità evitabile (20-74 anni) con una profonda disomogeneità territoriale. Sono marcate le differenze tra Nord e Mezzogiorno e tra capoluoghi di città metropolitana e comuni del restante territorio.
Nel 2019, 2020 e 2021 Napoli ha avuto sempre i tassi di mortalità evitabile più alti degli altri capoluoghi metropolitani e Firenze sempre i più bassi. Nel 2021 l’indicatore rileva uno svantaggio di 14 punti per Napoli (29,3 decessi per 10mila abitanti) rispetto a Firenze (14,9 per 10mila).
Ancora, l’analisi dei tassi standardizzati di mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso (65+) per il 2019, 2020 e 2021 evidenzia un vantaggio dei comuni capoluogo rispetto agli altri comuni della città metropolitana. Nel 2021 le disuguaglianze più marcate si osservano a Firenze con un eccesso di mortalità del 28% nell’hinterland (32,4 per 10mila) rispetto al capoluogo (25,4 per 10mila). Firenze è inoltre il capoluogo di città metropolitana con il tasso di mortalità per demenze più basso, Cagliari, quello con il tasso più elevato (43,0 per 10mila).
È quanto emerge dal nuovo report dell’Istat sui profili di benessere di 14 città metropolitane - Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio di Calabria, Palermo, Catania, Messina e Cagliari - basati sugli indicatori del Bes dei Territori (BesT), (salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, innovazione, ricerca e creatività, qualità dei servizi).
L’analisi degli indicatori BesT ha permesso di confrontare le 14 città metropolitane - dove vive il 36,2% della popolazione - evidenziando i divari rispetto all’Italia, i punti di forza e di debolezza, le evoluzioni recenti. Inoltre, tre focus tematici hanno approfondito il quadro del benessere nei domini Istruzione e formazione, Benessere economico e Ambiente con nuove misurazioni sulla disponibilità di risorse educative e sugli esiti scolastici, sulle condizioni economiche degli individui, sull’esposizione della popolazione nelle isole di calore urbane. Esplorate anche le disuguaglianze interne alle aree vaste metropolitane, analizzando alcune misure di benessere sui 14 capoluoghi e sul restante territorio.
In generale nelle città metropolitane del Nord e del Centro, la maggioranza degli indicatori evidenzia condizioni di vantaggio rispetto alla media nazionale, mentre nel Meridione prevalgono gli svantaggi, con l’eccezione positiva di Cagliari. Firenze, Milano e Bologna si distinguono con oltre il 75% degli indicatori con valori sopra la media nazionale.
Sul fronte dell’indicatore salute, spicca la situazione fortemente negativa di Napoli, che presenta la speranza di vita alla nascita più bassa in assoluto: 81,2 anni, a fronte di un valore italiano pari a 83,1 anni, e la mortalità evitabile (27,1 per 10 mila) e per tumori tra 20 e 64 anni di età (10,4 per 10 mila) più alte fra tutte le Città metropolitane (CM) (i tassi in Italia sono pari, rispettivamente, a 19,2 e 7,8 per 10 mila abitanti).
Anche Messina mostra una posizione molto sfavorevole per gli stessi indicatori descritti per Napoli, a cui si aggiunge il tasso di mortalità infantile più elevato d’Italia, pari nel 2021 a 5,6 per 1.000 nati vivi (valore per l’Italia pari a 2,6 per 1.000 nati vivi). Analogo discorso vale per le rimanenti Città della Sicilia, Catania e Palermo, sebbene per quest’ultima il tasso di mortalità infantile (2,1) sia al di sotto del livello medio italiano.
La condizione sfavorevole delle Città metropolitane del Mezzogiorno non riguarda tutti gli indicatori del dominio. Infatti, i livelli della mortalità per incidenti stradali nei giovani fra 15 e 34 anni nel 2022 e per demenze e malattie del sistema nervoso negli anziani (65+) nel 2021, sono più bassi della media nazionale (rispettivamente, 0,7 e 33,3 per 10 mila) quasi in tutte le città meridionali; Reggio di Calabria è la città con i valori più bassi d’Italia per questi due indicatori (tassi, rispettivamente, pari a 0,1 e 24,8 per 10 mila abitanti). Fa invece eccezione Catania, con una mortalità per incidenti stradali nei giovani tra le più elevate e pari a 0,7 per 10 mila abitanti, e Cagliari, Bari e Palermo per le demenze, con i tre valori del tasso di mortalità più alti d’Italia: 44,3, 37,6 e 37,3 per 10 mila abitanti.
Le Città del Centro e del Nord del Paese presentano una situazione più favorevole in termini di salute e per quasi tutti gli indicatori si osserva un livello di mortalità al di sotto della media nazionale. In particolare, l’aspettativa di vita alla nascita per chi risiede nelle città metropolitane di Milano o a Firenze è la più alta del Paese, rispettivamente, pari a 84,7 e 84,4 anni; in quella di Firenze si rilevano anche i valori più bassi per la mortalità evitabile, con un tasso di 20,4 per 10 mila abitanti, e per la mortalità infantile: 1,6 per 1.000 nati vivi, valore registrato anche a Torino.
I tassi per i tumori negli adulti e per le demenze negli anziani hanno invece il loro minimo nell’area vasta di Bologna: rispettivamente, 6,9 e 28,1 per 10 mila abitanti. Nel quadro complessivamente migliore del Centro-Nord, emergono alcune eccezioni: nel territorio di Venezia il tasso per incidenti stradali (0,9 per 10 mila), nell’ultimo anno disponibile, è il più elevato tra le 14 città metropolitane e quello per demenze e malattie del sistema nervoso (37,2 per 10 mila) supera di quasi 4 punti la media nazionale; a Roma la mortalità evitabile (20,4 per 10 mila) e quella per tumori (8,0 per 10 mila) sono oltre il livello medio italiano; a Torino, infine, si osserva un’elevata mortalità sia per demenze (35,2 per 10 mila) sia evitabile (19,8 per 10 mila abitanti).
L’analisi della variazione temporale degli indicatori di salute rispetto al 2019 rivela una situazione non uniforme per tipo di indicatore e per territorio. L’elemento che colpisce maggiormente, rileva il Report, è il forte peggioramento della mortalità evitabile in tutte le CM, soprattutto del Mezzogiorno. Ma nell’analisi di questo indicatore bisogna considerare che, a partire dal 2020, include anche la mortalità per Covid-19 come causa di morte evitabile e quindi il forte impatto di questa causa sulla mortalità del 2020 e 2021 spiega l’incremento osservato.
Colpisce, tuttavia, in particolare, quel che si osserva a Napoli, che nel 2019 era la CM con la situazione più sfavorevole rispetto alla mortalità evitabile e che nel 2021 ha visto peggiorare ulteriormente il suo stato. Per tre indicatori del dominio, ovvero la speranza di vita alla nascita, la mortalità per tumori e la mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso, le variazioni evidenziano un gradiente che oppone il Centro-Nord al Mezzogiorno, sebbene con dettagli ed entità diverse.
Con riferimento alla speranza di vita alla nascita, che complessivamente è tornata nel 2023 ai livelli pre- pandemici (era 83,2 anni nel 2019), si vede un miglioramento generale per le CM centro-settentrionali, ad eccezione di Bologna, e un peggioramento quasi uniforme nelle CM meridionali, tranne a Palermo. Analogamente, i tassi di mortalità per tumori e per demenze mostrano un aumento solo nelle CM del Sud, tranne qualche eccezione, tra cui Napoli. La mortalità infantile, che in Italia nell’ultimo anno disponibile aumenta lievemente rispetto al 2019 (da 2,5 passa a 2,6 per 1.000 nati vivi), fa riscontrare incrementi rilevanti in alcune CM del Mezzogiorno (escluse Reggio di Calabria e Palermo). L’andamento della mortalità per incidenti stradali nei giovani si differenzia rispetto agli altri indicatori: la CM che peggiora di più è Palermo, mentre quella con il massimo miglioramento è Reggio di Calabria dove il tasso di mortalità passa da 0,7 nel 2019 a 0,1 per 10 mila nel 2022.