Intramoenia: vale 1,22 mld di euro ma l’87% se ne va in spese
Il quadro dell’intramoenia in Italia è stato tracciato dall’Osservatorio nazionale per l’attività libero-professionale intramoenia, composto dai rappresentati dei ministero della Salute e dell’Economia, delle Regioni e dell’Agenas.
08 SET - Quasi l’80% dei ricavi di una struttura sanitaria per le prestazioni erogati deriva dalla libera professione che in medici esercitano in intramoenia (in media il 95% di tutti i camici bianchi, in ogni Regione). Una percentuale che, in contanti, si traduce in 1.228.169.000 euro nell’anno 2009, con una crescita del 75,4% rispetto al 2001.
Ma quanto realmente entra nelle casse delle Aziende, andando a rafforzare quel fondo di risorse investite nel miglioramento della struttura stessa? Non molto in realtà, se si considera che l’87% dei ricavi serve a coprire i costi. A conti fatti, insomma, le Aziende sanitarie italiane nel 2009 hanno guadagnato 163.501.000 di euro di intramoenia. E se è diminuita la quota di soldi che finisce nelle casse dell’ospedale, è invece aumentata quella che finisce in mano personale che eroga le prestazioni in intramoenia, a cui nel 2009 è andato oltre l’88% del totale ricavato dalle strutture attraverso l’intramoenia. Il tasso, nel 2001, era dell’86,3%.
È questo il quadro tracciato dall’Osservatorio nazionale per l’attività libero-professionale intramoenia, composto dai rappresentati dei ministero della Salute e dell’Economia, delle Regioni e dell’Agenas. A comporlo sono i dati ricavati dal conto economico di Asl e Ao dal 2001 al 2009 e raccolti nella Relazione annuale che il ministero della Salute presenta al Parlamento su questa specifica attività dei medici.
Un quadro che mette in luce differenze sostanziali tra le Regioni. Diversità influenzate da molteplici fattori: capacità di attrazione, liste d’attesa, reddito medio della popolazione. I conti parlano di variazioni di ricavi che vanno dal massimo dei 256.537.000 di euro della Lombardia (ma nelle casse aziendali restano, tolte le spese, 16.854.000 euro) ai 3.242.000 del Molise (1.364.000 euro spese escluse).
Colpiscono alcune realtà. L’alta quota di ricavi dell’Emilia Romagna e della Toscana, ad esempio. Queste Regioni, universalmente note per la loro capacità di rispondere ai bisogni dei cittadini attraverso i servizi pubblici e ridotte liste di attesa, ricavano dall’intramoenia rispettivamente 140.135.000 e 129.611.000 euro, classificandosi al secondo e terzo posto nella graduatoria di chi ricava di più dalla libera professione esercitata dai medici con esclusività di rapporto con il Ssn (al quarto posto c’è il Lazio, con 128.070.000 euro). Ci sono Regioni che dall’intramoenia ci rimettono pure, con costi superiori ai ricavi. Per il 2009 è così nelle Umbria, dove il saldo finale è di -576.000 euro. Lo stesso accadeva nel 2008 in Campania e Basilicata, dove i saldi erano rispettivamente –5.821.000 euro e –127.000 euro. Ma entrambe le Regioni hanno aggiustato il tiro nel 2009, intascando dall’intramoenia 4.346.000 euro la Campania e eì198.000 euro la Basilicata.
Complessivamente, però, è proprio nel Sud che si registra la crescita maggiore di ricavi, ma anche e soprattutto di costi. Andamenti anomali che, secondo l’Agenas, che ha curato la parte economica della Relazione, “sono il segno evidente di problemi derivanti anche dalla rilevazione contabile”. Il Meridione resta comunque ancora molto distante dalla quota di attività intramuraria esercitata al Centro-Nord, con un totale di ricavi pari a circa 200 milioni di euro contro i 310 delle Regioni centrali e i 270 di quelli settentrionali.
Sostanziali differenze si registrano anche sulla quota di guadagni che ogni Azienda tiene per sé e quella che invece finisce in tasca ai medici e al personale sanitario. A livello nazionale, come accennato, le strutture trattengono il 12% dei ricavi complessivi, con un trend in diminuzione negli anni: era infatti del 14% nel 2001 e del 15% nel triennio 2005-2007. Tale diminuzione, secondo l’Agenas, “è in parte spiegabile con il forte arretramento del margine fatto registrare nelle Regioni del Sud per effetto soprattutto di una più elevata crescita dei costi”.
In ogni caso, se è diminuita la parte di ricavi che finiscono in mano alla struttura sanitaria, è invece aumentata quella che finisce in mano al personale che eroga le prestazioni in intramoenia, con un tasso cresciuto dall’86,3% del 2001 a oltre l’88% del 2009.
In particolare (vedi tabella 3 allegata a fondo pagina) le differenze regionali vedono il personale sanitario intascare oltre il 90% del totale dei ricavi in Lombardia, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia e Sicilia (dove la quota di corrispettivi per il personale sanitario raggiunge il 97,8% dei ricavi totali). Ciò significa che in queste Regioni è meno del 10% il ricavo che le Aziende conquistano con l’intramoenia, appena il 2,2% in Sicilia. Niente. Ma l’11% di media di altre Regioni risulta comunque basso se paragonato al 24,1% e al 20,7 accumulato dalla Toscana e dall’Emilia Romagna, che di conseguenza sono le due Regioni in cui i conti i professionisti sanitari dall’intramoenia traggono dall’intramoenia i minori benefici in termini di denaro.
Attività di ricovero in regime libero professionale
Il 57% dei ricavi, su base nazionale, che le Aziende ottengono con la libera professione si riferisce alle prestazioni specialistiche, il 29% ai ricoveri nelle strutture ospedaliere (con un peso del 33% circa al Nord e al Sud e del 17% al Centro) e il 14% alle altre attività.
Per quanto riguarda i soli ricoveri ospedalieri, l’analisi delle schede di dimissione relative all’anno 2007 compilate da tutte le strutture ospedaliere, compresi gli Irccs, i Policlinici universitari, gli Ospedali classificati e le case di cura private, evidenzia che i ricoveri effettuati in regime di libera professione ammontano a 47.973 di cui il 78% è di tipo chirurgico. Rispetto ai ricoveri complessivi, rappresentano lo 0,39%, con un incremento dal 2001 pari al 38%, ma con una contrazione di 800 ricoveri rispetto al 2006.
Un maggior ricorso alla tipologia a pagamento per le donne nell’età tra i 20 e i 44 anni, evento principalmente riconducibile al parto. Per gli uomini, invece, il periodo di maggior ricorso è quello tra i 55 e i 70 anni, con interventi riconducibili a ginocchio, ernia inguinale, cristallino e prostatectomia.
L’analisi della distribuzione dei ricoveri per unità operative (Tabella 6) evidenzia che il reparto di ostetrica e ginecologia presenta la percentuale maggiore (20,90%) di ricoveri effettuati in intramoenia (n.10.026 ), seguito dal reparto di chirurgia generale (19,16%), di ortopedia e traumatologia (11,19%) e di urologia (6,91%).
I medici in intramoenia
Ha scelto il regime intramurario il 95,6% dei medici, e senza sostanziali differenze tra Regione e Regione. I dati – ricavati dalla rilevazione del “Conto annuale 2007” dell’Igop - ministero dell’Economia – evidenziano che tra il 2000 e il 2007 è leggermente aumentata la percentuale dei dirigenti medici che ha preferito l’intramoenia (95,62% nel 2007 a fronte del 90% del 2000), mentre è rimasta sostanzialmente invariata la percentuale degli altri dirigenti del ruolo sanitario in intramoenia (99% circa). Il Conto Annuale ci fornisce anche una quantificazione dell’indennità di esclusività percepita dai Dirigenti Medici e sanitari che nel 2007 è pari a 1.316.125210 euro, in media 10.525 euro/anno per Dirigente con un aumento di circa il 5% rispetto al 2005.
Perché i cittadini scelgono l’intramoenia
Secondo quanto emerge dai dati dell’Agenas oltre il 20% dei cittadini che scelgono l’intramoenia lo fanno per ottenere velocemente le prestazioni, dal momento che inserendosi in lista di attesa si rischia di aspettare tempi biblici (fino a 720 giorni per un ecocolordoppler, 420 per una mammografia, 150 per la colonscopia, 390 giorni per una visita cardiologica, secondo quanto riportato dal Rapporto Pit Salute 2009 di Cittadinanzattiva). Soprattutto i cittadini non si fidano delle capacità del medico che trovano per caso in ospedale e nel 60% dei casi preferiscono pagare per scegliere da chi farsi visitare ed eventualmente operare. C’è poi una buona quota di persone che forse avrebbero anche dei motivi per accedere all’intramoenia, ma che non la utilizzano a causa degli alti costi.
L.C.
08 settembre 2010
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