IVG: -3,6% nell’ultimo anno, cresce l'obiezione di coscienza tra il personale sanitario
Presentata dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio, la relazione annuale al Parlamento sull’applicazione della legge 194.
09 AGO - Trend ancora in calo per l’aborto in Italia. Secondo i dati provvisori, nel 2009 sono state effettuate 116.933 interruzioni volontarie di gravidanza, con un decremento del 3,6% rispetto al dato definitivo del 2008 e un decremento del 50,2% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’IVG, cioè 234.801 interventi. Resta alta la percentuale di aborto tra le donne straniere, che - seppure con differenze a seconda della nazionalità – registrano un tasso di abortività 3-4 volte maggiore delle italiane.
Secondo i dati della relazione sulla legge 194 presentata oggi al Parlamento dal ministro della Salute Ferruccio Fazio sui dati del 2008 e quelli preliminari del 2009 (in allegato, a fondo pagina, il testo integrale), nel 2008 gli aborti da parte delle donne straniere rappresentavano il 33% del totale delle IVG, mentre, nel 1998, tale percentuale era del 10,1%. Questo fenomeno influisce sull’andamento generale dell’IVG in Italia determinando un rallentamento della diminuzione del numero totale degli interventi riguardanti le sole donne italiane, che invece continua a diminuire passando da circa 130.500 nel 1996 e 81.753 nel 2008.
Circa la metà degli aborti, sia tra le italiane che tra le straniere, è richiesta da donne con un’occupazione lavorativa, così come le IVG sono richieste in percentuali poco differenti fra donne coniugate e nubili, sia fra italiane che fra straniere. Fra le italiane, inoltre, quasi la metà delle IVG è richiesto da donne senza altri figli, mentre fra le straniere un aborto su tre è di una donna senza figli.
Il tasso di abortività (numero delle IVG per 1.000 donne in età feconda tra 15-49 anni) nel 2009 è risultato pari a 8,3 per 1.000, con un decremento del 3,9% rispetto al 2008 (8,7 per 1.000) e un decremento del 51,7% rispetto al 1982 (17,2 per 1.000), con valori, quindi, tra i più bassi di quanto è possibile osservare nel confronto con gli altri paesi industrializzati.
Dal 1983 i tassi di abortività sono diminuiti in tutti i gruppi di età, più marcatamente in quelli centrali. Per quanto riguarda le minorenni, il tasso di abortività nel 2008 è risultato pari a 4,8 per 1.000 con valori più elevati nell’Italia settentrionale e centrale.
La percentuale di IVG effettuate da donne con precedente esperienza abortiva è risultata pari al 26,9% , come nel 2006 e 2007. Le percentuali corrispondenti per nazionalità sono 21,6% per le italiane e 37,4% per le straniere (21,5% e 37,2%, rispettivamente, nel 2007).
La quasi totalità degli interventi ormai avviene in day hospital con degenze inferiori ad 1 giorno (92.6% dei casi) e l’isterosuzione, in particolare la metodica secondo Karman, rappresenta la tecnica più utilizzata (85.8%). Permane elevato (87.6%) il ricorso all’anestesia generale per espletare l’intervento, solo in parte riconducibile all’utilizzo della analgesia profonda che, in assenza di uno specifico codice sulla scheda Istat D12, verrebbe registrata sotto la voce “anestesia generale”. Procedura che, sottolinea la relazione del ministro della Salute Ferruccio Fazio, “non appare giustificata, soprattutto se si tiene conto del dato che l’80,5% delle IVG viene effettuato entro la decima settimana gestazionale, ed è in contrasto con le indicazioni formulate a livello internazionale. In tal senso, l’attivazione di corsi di aggiornamento professionale per modificare le attuali procedure anestesiologiche, è raccomandata”.
Le IVG effettuate con la somministrazione di Mifepristone (Ru486) e prostaglandine nel 2007 sono state 1.010 (pari allo 0,8% di tutte le IVG), distribuite in quattro Regioni ed una Provincia Autonoma (Emilia Romagna, Toscana, Marche, Puglia e Trento). Nel 2008 e nel 2009, nelle stesse aree, gli interventi con la pillola abortiva sono stati rispettivamente 703 (0,6%) e 857 (0,7%).
Infine, cresce ancora l’obiezione di coscienza. A livello nazionale, per i ginecologi si passa dal 58,7% del 2005 al 71,5 del 2008; per gli anestesisti, nello stesso intervallo di tempo, dal 45,7% al 52,6%; per il personale non medico, dal 38,6% al 43,3%. Per alcune Regioni l’aumento è molto rilevante, soprattutto nel Sud. Percentuali superiori all’80% tra i ginecologi si osservano nel Lazio (85,6%), in Basilicata (85,2%), in Campania (83,9%), in Molise (82,8%), in Sicilia (81,7%) e in Veneto (80,8%). Anche per gli anestesisti i valori più elevati si osservano al sud (con un massimo di più di 77% in Molise e Campania) e i più bassi in Toscana (29%) e a Trento (32,8%). Per il personale non medico i valori sono più bassi, con un massimo di 87% in Sicilia e 82% in Molise.
09 agosto 2010
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