I femminicidi rappresentano solo la punta dell'iceberg. La violenza contro le donne non solo è un fenomeno diffuso ma anche in aumento negli ultimi anni. A dimostrarlo i dati riportati da Istat e Ministero della Salute sugli accessi nei pronto soccorso cresciuti nel 2022 del 13% rispetto all'anno precedente, come già riportato nei giorni scorsi, e i ricoveri resisi necessari a seguito di aggressioni e violenze.
Più nel dettaglio, nel 2022 sono stati 14.448 gli accessi delle donne in Pronto Soccorso (PS) con indicazione di violenza, un dato in crescita rispetto al dato registrato nel 2021 pari a 12.780 accessi.
Gli accessi in PS di donne con indicazione di violenza prima della pandemia da Covid-19 variavano da 14.368 nel 2017 a 15.800 nel 2019. Sono diminuiti a 11.826 nel 2020 e risaliti a 12.780 nel 2021. La forte diminuzione in valore assoluto degli accessi totali di donne in PS rispetto all’anno 2019, nell’anno della pandemia, è stata comunque maggiore rispetto a quella degli accessi in PS con indicazione di violenza.
Analizzando l’andamento negli anni la quota di accessi con indicazione di violenza per 10 mila accessi totali ha continuato ad aumentare passando da 14,1 nel 2017 a 18,4 nel 2021. Nel 2022 si è verificata una lieve flessione da 18,4 a 17,4, dovuta non ad una riduzione della violenza ma ad un aumento degli accessi per altre cause. Negli anni la quota di accessi con indicazione di violenza sul totale ha continuato ad aumentare passando da 14,1 per 10 mila accessi totali nel 2017 a 18,4 nel 2021.
Nel 2022, si sono registrati 4,9 accessi in PS di donne con indicazione di violenza per 10.000 residenti. Le giovani donne di 18-34 anni sono state le più colpite (9,7 per 10.000), seguite dalle donne adulte di 35-49 anni (8,1 per 10.000). L’incidenza degli accessi in PS delle donne straniere è più del doppio rispetto a quella delle donne italiane: 37,3 per 10.000 contro 16,1 nel periodo pandemico 2020-2022.
Per le donne di età inferiore a 18 anni, le diagnosi che vengono riportate più frequentemente negli accessi al PS con indicazione di violenza, sono relative ad abuso sessuale su minore, abuso di minore non specificato, osservazione per sospetto di abuso e trascuratezza.
Per le donne di età maggiore o uguale a 18 anni le diagnosi che vengono riportate più frequentemente negli accessi al PS con indicazione di violenza, sono relative al maltrattamento di adulto, non specificato, all’ anamnesi personale di trauma psichico da violenza fisica e all’ abuso sessuale di adulto e alla sindrome dell’adulto maltrattato.
Ricoveri con indicazioni di violenza. L’individuazione dei casi di violenza, sia relativa agli accessi in pronto soccorso (flusso Emur) che nella Sdo avviene mediante la selezione di un set di codici di diagnosi riconducibili alla violenza e mediante l’informazione di “violenza altrui” in Emur nella variabile relativa al problema principale e nella Sdo nella variabile che descrive la modalità che ha causato il trauma. I casi così individuati possono essere sottostimati per molteplici fattori: difficoltà da parte dell’operatore sanitario a riconoscere la violenza subita dalla donna, reticenza della donna a dichiararla, utilizzo di codici di diagnosi diversi da quelli riferiti alla violenza.
I ricoveri ospedalieri in regime ordinario di donne con indicazione di violenza prima della pandemia da Covid sono passati da 1.537 nel 2017 a 1.487 nel 2019. Sono diminuiti a 1.042 nel 2020 e risaliti a 1.171 nel 2021. Nel 2022 si sono registrati 1.196 ricoveri ordinari di donne con indicazione di violenza, il 19,6% in meno rispetto al 2019, riferiti a 1.093 donne: nell’arco di 12 mesi queste donne hanno avuto più di un ricovero riconducibile alla violenza subita (in media 1,1).
Nel tempo è aumentata la quota di casi individuati nella Sdo per la presenza di almeno una diagnosi riconducibile alla violenza e per l’indicazione della “violenza altrui” nella variabile traumatismi o intossicazioni (da 38,3% nel 2017 a 40,7% nel 2022). Contestualmente è diminuita la percentuale di casi individuati con la sola indicazione di “violenza altrui” (da 26,0% a 24,2%) ed è rimasta sostanzialmente invariata la restante quota di ricoveri con almeno una diagnosi di violenza senza ulteriori indicazioni (35,1% nel 2022). Si rileva, pertanto, un progressivo miglioramento della qualità dei dati e una crescente coerenza tra i codici di diagnosi e la variabile “Traumatismi o intossicazioni”.
Diagnosi dei ricoveri. Tra le minorenni le diagnosi di violenza più frequenti corrispondono ai maltrattamenti (sindrome del bambino maltrattato 36,6% nel triennio 2020-2022), seguono le lesioni inflitte da altre persone (aggressioni, stupri, ecc.) con il 26,7%, i problemi genitori-figli riportati nel 16,7% delle schede. Rispetto al triennio pre-Covid sono leggermente aumentate le percentuali relative alle lesioni inflitte da altre persone e ai problemi genitori-figli ed è diminuita la frequenza dei maltrattamenti, tuttavia l’ordine è rimasto inalterato.
Tra le adulte le lesioni inflitte da altre persone sono di gran lunga i codici di diagnosi riportati più di frequente (66,1% nel triennio 2020-2022), seguiti dai maltrattamenti (abusi fisici, psichici, sessuali e trascuratezza) con una percentuale pari al 23,6%, oltre 4 punti percentuali più elevata del triennio pre-Covid.
Nel triennio 2020-2022 l’esecutore dell’abuso è indicato nel 16,1% dei ricoveri delle minorenni e nel 9,0% dei ricoveri di donne adulte. Quando è indicato l’esecutore, viene utilizzato in un caso su cinque il codice riferito a “persona non specificata”. Tuttavia, nei restanti casi viene indicato frequentemente un esecutore nell’ambito familiare.
Tra le minorenni l’esecutore indicato in oltre la metà dei casi è il padre o patrigno (era il 31,5% nel 2017-2019), mentre la madre o matrigna è indicata nel 4,5% dei ricoveri con indicazione dell’esecutore della violenza. Tra le donne adulte il partner è dichiarato come esecutore nel 39,2% dei ricoveri con indicazione del responsabile della violenza (era il 34,4% nel triennio pre-Covid) e il padre o patrigno nel 8,8% di questi ricoveri.
Tra le bambine e le ragazze con meno di 18 anni oltre il 20% dei ricoveri ordinari con diagnosi di violenza è riconducibile all’abuso sessuale e al maltrattamento. Circa il 6% è dovuto ad abuso fisico, il 5% ad abuso emotivo/psicologico e un altro 5% ad un abuso non specificato. Nel 16% dei ricoveri di minorenni con diagnosi di violenza viene indicata l’osservazione dopo una lesione volontaria, dopo violenza carnale o per sospetto abuso e trascuratezza. Nel triennio 2020-2022 si registra anche il 4,1% dei ricoveri per aggressione con liquido bollente e il 3,5% per stupro, codici assenti tra i primi 15 nel triennio precedente.
Tra le donne adulte, come detto, sono indicati frequentemente i codici di causa esterna relativi alle lesioni inflitte da altre persone: nel 2020-2022 l’aggressione con mezzo non specificato o specificato e il combattimento non armato o rissa rappresentano circa il 29% dei ricoveri con diagnosi di violenza (35,2% nel 2017-2019). Il maltrattamento è passato dal 4,8% del periodo pre-pandemia al 6,3% del triennio post pandemia. In aumento anche 7 l’abuso sessuale (dal 5,1% al 6,2%) e soprattutto lo stupro (dal 2,8% al 5,2%). Stabile nel tempo la sindrome dell’adulto maltrattato al 4,4%.
Le diagnosi di trauma nei ricoveri causati da violenza altrui. In assenza di uno dei codici di diagnosi di violenza qui considerati, i casi individuati dalla sola indicazione di “violenza altrui” nell’apposita variabile, che descrive la modalità con cui si è causato il traumatismo, la diagnosi principale più ricorrente sia per le minorenni che per le adulte è la “frattura chiusa delle ossa nasali” (rispettivamente 6,8% e 5,2%). Nei restanti casi i codici di diagnosi si differenziano molto tra i due gruppi di donne, con tipologie di fratture particolarmente gravi per le donne di 18 anni e più.
Giovanni Rodriquez