La mobilitazione per salvare il Ssn prenda bene la mira sugli obiettivi e lasci stare il DM 70
Già è difficile spiegare ai cittadini che l’ospedale “sotto casa” non è sempre la migliore risposta ai loro problemi di salute. Se a pensarlo sono anche i medici, e in particolare quelli che in modo più convinto difendono il Ssn, verrebbe da alzare bandiera bianca, ma non credo sia giusto farlo.
16 GIU -
Innanzitutto grazie all'Intersindacale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria e alle Associazioni di pazienti e cittadini, per avere organizzato i sit-in, le assemblee e le manifestazioni che si sono tenute ieri in una quarantina di città italiane per chiedere al Governo di fermare il collasso del Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). E’ un grande merito della Intersindacale della dirigenza avere posto ormai da molto tempo il problema di un diverso governo della sanità nel nostro Paese e nelle nostre Regioni. La voce dei dirigenti e in particolare, ovviamente, quella dei medici è in grado di far sentire ai cittadini l’importanza di scelte in grado di salvare la nostra sanità pubblica.
Per questo è importante che il messaggio che passa in occasione di questa mobilitazione di ieri e in quelle che si susseguiranno (per fortuna) nel prossimo futuro sia quanto più vicino possibile al cuore dei problemi alla base della crisi del Ssn. Accanto ad alcune misure semplicemente sacrosante come l’aumento del finanziamento e la radicale modifica della politica del personale, ad essere particolarmente citato è un rilancio del ruolo dell’ospedale che passerebbe attraverso il deciso aumento dei posti letto. Di questo voglio parlare perché è una posizione che proprio non mi convince.
Partiamo da alcune delle dichiarazioni riportate qui su QS a corollario dell’articolo sulla manifestazione di ieri, dichiarazioni che verosimilmente arriveranno ai cittadini come segnali importanti proprio perchè autorevoli.
Ne stralcio alcune virgolettate di
Pierino Di Silverio, segretario nazionale Anaao Assomed: “da una parte abbiamo il disegno di autonomia differenziata, dall'altra si continua con il disinvestimento economico e organizzativo del Ssn. Ci si ostina a proseguire con leggi anacronistiche quali il tetto di spesa al personale, il taglio dei posti letto – ben 35mila da quando è entrato in vigore il decreto 70. Così facendo non si permette al cittadino di accedere in ospedale come luogo di cure, bensì lo si costringe ad accedervi con l'unica porta di ingresso a sua disposizione, che è il pronto soccorso.
Questo significa smantellare il sistema di cure”. Mi rendo conto che mettere in discussione di questi tempi le affermazioni di chi si sta autorevolmente e faticosamente spendendo per la difesa del Ssn è impopolare e forse inopportuno. Ma la richiesta sistematica di più posti letto e della abolizione di fatto del DM 70 non è tecnicamente razionale e di fatto allontana e non aiuta la soluzione dei principali problemi del Ssn. Per farla corta è un enorme errore strategico dalle conseguenze potenzialmente gravissime.
Del DM 70 e della logica (perché una logica ce l’ha e come) che lo sostiene ne ho parlato qui su QS talmente tante volte che sono in primo che non mi leggerei. Ma come si fa a non parlarne visto che mentre si esalta il ruolo del territorio di fatto si reclama più ospedale il che vuol dire ovviamente e sicuramente ancora meno risorse per il territorio?
Purtroppo, per motivi che mi sfuggono, si continua a far coincidere la giustificata richiesta di più posti letto (dove servono) per evitare il sovraffollamento di pazienti in attesa di ricovero al Pronto Soccorso, con la richiesta di fatto del mantenimento della attuale ipertrofica e mal distribuita rete ospedaliera. Per inciso l’analisi dei codici di triage dovrebbe spingere a non fare andare al Pronto Soccorso i pazienti piuttosto che fargli trovare più posti letto, come suggerisce l’esperienza che sta avviando la Regione Emilia-Romagna con la istituzione dei Centri di Assistenza e Urgenza con il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei medici di continuità assistenziale.
Sintetizzo ancora una volta le mie argomentazioni a favore del rilancio e dell’aggiornamento e rafforzamento del DM 70 collegandole ai fenomeni distorsivi alla base di alcune criticità attuali più gravi del Ssn:
- il numero troppo alto di ospedali pubblici spesso geograficamente ravvicinati che duplicano le funzioni da gestire in urgenza spostano molte risorse verso quest’ultima tipologia di attività a danno di quella programmata;
- questa riduzione dell’attività programmata rende spesso largamente sottoutilizzati i blocchi operatori e i servizi diagnostici allungando le liste di attesa e spingendo sia i professionisti che i cittadini verso il privato;
- molti dei turni a gettone sono legati alla copertura di turni di continuità assistenziale generati dalla dispersione delle strutture (ad esempio con due punti nascita vicini tra loro, come nel caso che ho raccontato in un precedente intervento degli Ospedali di Pesaro e Fano);
- la dispersione delle casistiche ospedaliere rende spesso difficile garantire nelle singole strutture il rapporto volume/esiti di cui pure si conosce la rilevanza tanto da essere oggetto di monitoraggio nel Programma Nazionale Esiti;
- la mancata verifica del rispetto del DM 70 sta portando a forti e sbagliati investimenti nel settore della edilizia sanitaria che ingesseranno il sistema per decenni (in pratica per quel che mi riguarda per sempre) in una struttura dell’offerta ospedaliera sbagliata che consuma risorse e non genera salute. Ma al Ministero i programmi di edilizia sanitaria non li guardano, temo, e non si sono accorti ad esempio che nelle Marche si stanno facendo nuovi ospedali con la quattordicesima terapia intensiva (in una Regione in cui secondo il DM 70 ce ne dovrebbero al massimo stare dieci) e la quinta e sesta emodinamica (in una Regione in cui, sempre secondo il DM 70, ne basterebbero al massimo 5);
- il mancato controllo del rispetto delle indicazioni del DM 70 sta portando (sempre nelle Marche come potete leggere in un altro mio precedente intervento) a mostri come un Ospedale di area disagiata a mezz’ora dal Pronto Soccorso più vicino e a degli Ospedali di Comunità con Pronto Soccorso, con l’effetto di sottrarre specialisti e abilitati a lavorare in urgenza ai Pronto Soccorso veri che già nelle Marche fanno più che abbondante uso dei medici gettonisti.
Mi fermo qui. Già è difficile spiegare ai cittadini che l’ospedale “sotto casa” non è sempre la migliore risposta ai loro problemi di salute. Se a pensarlo sono anche i medici, e in particolare quelli che in modo più convinto difendono il Ssn, verrebbe da alzare bandiera bianca, ma non credo sia giusto farlo.
Claudio Maria Maffei
16 giugno 2023
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