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Non c’è ‘One Health’ senza ‘One Water’

di Andrea Piccioli

L'Italia sta affrontando crisi ambientali e climatiche sempre più gravi, come dimostrano anche le cronache recenti dall’Emilia Romagna, che colpiscono ecosistemi e falde già alterate da forti pressioni antropiche e infrastrutture idriche spesso obsolete, con seri impatti sugli ecosistemi e sulla disponibilità e qualità dell’acqua, ostacolando il raggiungimento del SDG6

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Il concetto di ‘One Health’, che sta diventando sempre più familiare negli ultimi anni, deve andare a braccetto con quello di ‘One Water’, così come espresso negli obiettivi di sviluppo dell’Onu, un approccio che chiede di considerare unitariamente l’accesso universale all’acqua e ai servizi igienici e il suo uso sostenibile, tenendo conto dei potenziali rischi per la salute umana da possibili danni agli ecosistemi acquatici, ad esempio derivanti da contaminazioni. Questo cambio di visione, fortemente promosso anche dall’ultima Conferenza delle Nazioni Unite sull'Acqua, è stato da tempo abbracciato anche dal nostro Paese, come dimostrano le diverse iniziative che si stanno sviluppando in questi anni, alcune delle quali sono state presentate al convegno ‘Mare e Salute’ che si è appena tenuto all’Istituto Superiore di Sanità.

L'Italia sta affrontando crisi ambientali e climatiche sempre più gravi, come dimostrano anche le cronache recenti dall’Emilia Romagna, che colpiscono ecosistemi e falde già alterate da forti pressioni antropiche e infrastrutture idriche spesso obsolete, con seri impatti sugli ecosistemi e sulla disponibilità e qualità dell’acqua, ostacolando il raggiungimento del SDG6. Stiamo per questo sviluppando strategie di prevenzione e risposta basate su un approccio di partenariato esteso tra istituzioni e portatori di interesse pubblici e privati, coordinato dai Ministeri della Salute e dell’Ambiente e Sicurezza Energetica e incardinato agli obiettivi e azioni definite dall’UE quali, tra l’altro, politiche di accesso ad acqua e servizi igienici sicuri come diritto fondamentale per tutta la popolazione, inclusi luoghi di cura, scuole e edifici prioritari. Come esempi concreti di strumenti di accelerazione verso il SDG6 possiamo citare l’istituzione recente all’ISS del Centro Nazionale per la Sicurezza delle acque, per il controllo di rischi biologici e chimici associati alle risorse idriche ma anche i fondamentali aspetti nutrizionali dell’acqua, l’accesso a dati e alle informazioni, l’approvazione dei piani di sicurezza dell’acqua alle filiere idro-potabili nell’ambito del ciclo idrico naturale e integrato, e l’istituzione di un sistema informativo sanitario centralizzato delle Acque gestito dall’Iss, pienamente interoperativo con il Sistema Informativo Nazionale per la Tutela delle Acque Italiane gestito dall’Istituto Superiore per la Protezione dell’ambiente (ISPRA) funzionale a fornire ad ogni istituzione di controllo e ricerca, e ai cittadini, dati sull’accesso alle acque e ai servizi idrici sicuri, a partire dallo stato degli ambienti naturali, dove le acque sono prelevate, fino ai rubinetti che le forniscono alle utenze.

Anche diversi progetti di ricerca che coinvolgono l’Iss rispondono all’approccio ‘One Water’, sempre nell’ottica della collaborazione interistituzionale. Durante il convegno sono stati presentati ad esempio i primi risultati del progetto ‘Sea Care’, frutto della partnership fra ISS, Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (SNPA), Marina Militare e alcune Università, in cui i ricercatori salgono materialmente a bordo delle navi della Marina Militare per poter effettuare campionamenti in tutti gli oceani. I primissimi risultati mostrano quadri dove appare evidente che ormai l’impatto dell’uomo sugli ecosistemi marini è davvero ubiquitario: le tracce di Pfas trovate al polo Nord così come il virus Sars-Cov-2 rinvenuto nei campioni prelevati in mari aperti, probabilmente provenienti da qualche scarico non correttamente trattato ci fanno capire come siamo di fronte a sfide globali senza precedenti sul fronte ambientale-climatico in ambienti di straordinaria estensione e complessità quali gli oceani.

La risposta a tutto questo non può che essere il dialogo e la collaborazione interistituzionale a tutti i livelli, nazionali ed internazionali, superando approcci specialistici e settoriali, promuovendo una diversa organizzazione della conoscenza basata sull’integrazione sistemica a favore dell’interconnessione della scienza. Tutto ciò deve tradursi in una visione olistica delle politiche in tutti quei settori che influenzano i complessi equilibri tra salute ambiente e clima, per l’uomo, la terra ed il mare che la unisce.

Andrea Piccioli

Direttore Generale Iss



15 giugno 2023
© Riproduzione riservata


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