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Il piano pandemico è “materia vivente”. Come tutta la programmazione sanitaria

di Ettore Jorio

La definizione, che trovo estremamente affascinante, è di Donato Greco. Le responsabilità (gravi) da rilevare - per quelle presunte dalla Procura di Bergamo sarà la magistratura a considerarle o meno tali – sono pertanto soprattutto quelle che si concretizzano nella mancata programmazione nazionale. Un PSN che non c’è, perché non redatto così come il Piano pandemico nazionale dal 2006 (Palumbo e La Falce, docent da questa rivista)

08 MAR -

L’articolo di Donato Greco sul tema dell’inchiesta penale in atto a Bergamo offre l’occasione di riflettere. E seriamente. Lo fa da grande esperto di prevenzione sanitaria, che rappresentò un valore reale aggiunto dell’alta dirigenza ministeriale. Magari ce ne fossero, avremmo risolto almeno la metà dei problemi che incrementano giorno per giorno.

Non voglio entrare nel merito dei suoi giudici tecnici, non afferiscono alle mie conoscenze.

Ritengo soffermarmi su due punti: la naturale obsolescenza degli atti di pianificazione anti-pandemica e l’utilizzo del Pnrr per investire nelle difese della salute, ivi compresa la costruzione di un nuovo strumento difensivo a supporto della profilassi internazionale.

Donato Greco arriva a dare una definizione affascinante di piano pandemico: «è materia vivente ….. attivo sia in tempo di pace che durante le epidemie».

Un fumetto, quello di uno strumento che ci segue e difende, da fare proprio nella totalità. Del resto, è tutta la materia della tutela della salute ad essere caratterizzata da questa esigenza programmatoria, dal momento che in essa le salvaguardie maggiori vanno approntate in tempo di pace, solo che si voglia parlare di salute e non giù di sanità. L’articolo 32 della Costituzione ci insegna questo, rendendo destinatario di questo grande bene chiunque, l’individuo.

Da una tale considerazione viene fuori un principio ineludibile, distintivo per l’organizzazione sociosanitaria, per il suo modo di porsi a difesa delle collettività, sempre pronta a prevenire ogni genere di malattia e ad intervenire decisamente sulle patologie, endemiche ed epidemiche che siano.

Quindi ogni atto di programmazione sanitaria è materia vivente, guai a tradire l’impegno di aggiornarla. Guai, ed è peggio, a contrabbandare per programmazione il pedissequo ripetersi delle litanie relative agli anni precedenti.

Dunque, oltre alla programmazione, a monte di esse c’è la rilevazione dei fabbisogni epidemiologici, che più “viventi” di essi è difficile immaginare.

Le responsabilità (gravi) da rilevare - per quelle presunte dalla Procura di Bergamo sarà la magistratura a considerarle o meno tali – sono pertanto soprattutto quelle che si concretizzano nella mancata programmazione nazionale. Un PSN che non c’è, perché non redatto così come il Piano pandemico nazionale dal 2006 (Palumbo e La Falce, docent da questa rivista). Piano pandemico aggiornato poi nel 2021.

Un inadempimento politico-istituzionale che chissà quanti danni ha creato alla Nazione, specie a quella più debole, lasciata a vivere di commissariamenti ad acta a quintali, con preposti incapaci bravi solo a scrivere (si fa per dire!) di anno in anno i Programmi operativi regionali, pieni zeppi di muffa. Tutti brutti esempi di scopiazzo di quanto fatto l’anno prima e quelli che lo precedevano.

La programmazione è materia viva ma anche anima della volontà e capacità di adempimento della Costituzione. In quanto tale, sono imprescindibili per arrivare ad esse le rilevazioni del fabbisogno epidemiologico reale, dei rischi epidemici e degli indici di deprivazione socio-economica, ma anche culturale, cui dovere assolutamente rimediare.

Un po’ quello che occorre fare, nella redazione del piano anti-pandemico nel tenere doverosamente conto – così scrive Donato – ed impegnarsi in “un’intesa attiva e disseminata attività di formazione ….. ma, soprattutto, un piano che affronti ….. tutti i virus potenzialmente epidemici e che promuova una cultura della prepardness sin dai banchi di scuola”. Tutto il resto è fuffa

L’altra considerazione è quella riferita all’occasione offerta dal Pnrr di ridisegnare l’assistenza sanitaria territoriale, di rafforzare le tecnologie e di contribuire alla profilassi internazionale.

Dei tre:

Ettore Jorio

Università della Calabria



08 marzo 2023
© Riproduzione riservata


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