Integrazione e formazione per garantire la sanità pubblica. Senza dimenticare che i professionisti sono il vero capitale del sistema salute. Sul quale bisogna investire, cambiando anche le regole d’ingaggio.
Questi i messaggi emersi dal 17° Forum Risk Management dal titolo “La sanità di oggi e domani. Equità di accesso, prossimità, sostenibilità dei servizi sanitari e sociali” organizzato ad Arezzo dal 22 al 25 novembre. Una quattro giorni di confronto serrato tra i principali attori della sanità, ha detto Vasco Giannotti, Presidente Comitato Scientifico Forum Risk Management in Sanità, aprendo la kermesse aretina, dalla quale scaturirà una sintesi dei contributi che saranno consegnati alle Commissioni parlamentari, al nuovo Ministero e alle Regioni: “L’appello che intendiamo lanciare da questo Forum alle istituzioni è che ascoltino la voce degli operatori della sanità. Siamo in un momento di transizione, essenziale per il futuro del Ssn. Una transizione che senza il contributo di quanti lavorano nella sanità e sul territorio non sarà possibile affrontare”.
Sono tante le sfide da affrontare, ricorda Giannotti, a partire da quelle che le tecnologie pongono per ridisegnare il percorso dall’ospedale al territorio: “Non sarà facile alfabetizzare tutti, quindi non solo i professionisti della sanità ma anche i cittadini, ma lo dobbiamo fare per garantire la prossimità dei servizi sanitari e sociali”.
Equità e sostenibilità sono il file rouge di questi giorni, ha aggiunto Enrico Desideri, Presidente Fondazione Innovazione e Sicurezza in Sanità che ha ricordato le grandi criticità del sistema alle quali dare risposte. Prima tra tutte la carenza di personale, poi l’invecchiamento della popolazione e quindi le fragilità connesse e, infine, quella della resistenza al cambiamento: “Se non teniamo conto di questo rischiamo di fallire, bisogna aver ben chiaro cosa si deve fare a come farlo”.
E i lavori del Forum Risk Management offrono sicuramente tanti spunti sui quali ragionare e dai quali partire. Tant’è che il Governatore della Toscana Eugenio Giani non ha esitato a definirli “Dei veri e propri Stati generali della sanità per l’ampiezza dei temi trattati, le tante iniziative messe in campo e per la capacità di mettere in relazione tutti i principali attori della sanità”.
Ma se dal presidente della regione Toscana è arrivato un plauso alla kermesse aretina e al grande impegno degli operatori della sanità durante la pandemia, non sono mancate bordate alla manovra finanziaria approvata ieri notte dal Consiglio dei Ministri: “Una manovra da 35 miliardi nella quale la marginalità dei temi sanitari e sociali non è accettabile. Dobbiamo arrivare al 7,5% del Pil e investire risorse sulla sanità”. E per quanto riguarda la carenza di personale, per Giani bisogna ripensare il numero chiuso: è “un assurdo”, ha detto. “Bisogna invece offrire più possibilità di formazione” ha chiosato.
Fare rete, ricerca e formazione sono le parole chiave con le quale leggere il sistema per Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. La parola rete, può avere varie declinazione, ha spiegato. Fare rete vuol dire essere consapevoli che non si è soli ed agire quindi di conseguenza, come fanno “Ministero, Agenas e Iss che collaborano insieme ognuno per le proprie competenze” o le Regioni. C’è anche il più ampio concetto di rete che si colloca al disopra del contesto nazionale ed è quello internazionale strettamente connesso con una visione One Health, dalla quale non si può più prescindere. E c’è poi l’ultima dimensione di rete che è quella di mettere in connessione le varie discipline scientifiche, professionali e in generale tutti gli steakolder: “Le sfide che ci aspettano vanno affrontare insieme” ha aggiunto il presidente dell’Iss”. E in un’ottica di sanità pubblica. C’è infine la terza parola chiave, ossia la formazione: “Un driver importantissimo e continuo - ha concluso - dobbiamo attirare i giovani verso le professionalità più utili e necessarie”.
Ha puntato dritto i riflettori sulla grande criticità del Ssn Domenico Mantoan Direttore Generale Agenas: “Oggi credo di poter affermare che il problema principale sia la carenza assoluta e relativa dei professionisti. Sento ancora dire che in Italia ci sono troppi medici, in realtà il numero dei medici sta finendo. Stamo dietro alle nazioni europee più importanti come Germania e Spagna e abbiamo la popolazione medica più anziana. Perché un medico possa essere assunto dal Ssn passano 12 anni”. E alla carenza dei medici si aggiunge quella ancora più preoccupante degli infermieri: “Abbiamo un rapporto cittadini – infermieri tra i più bassi d'Europa, la Germania ha il doppio dei nostri infermieri. Questo numero va aumentato senza togliere competenze ai medici e metodi agli infermieri. Dobbiamo creare un modello organizzativo moderno e fare in modo che ci sia integrazione tra le figure professionali e che questo sia fatto in armonia”.
Per Mantoan, bisogna agire anche sul numero chiuso: “Non ha senso applicarlo con la scusa che si programma meglio. Per programmare bisogna farlo bene e in maniera ferrea altrimenti si fallisce”. O si rimane senza medici e infermieri.
Un altro grande investimento da fare è sulla telemedicina: “Il miliardo di stanziamenti previsto deve servire per attivare un nuovo modello di assistenza che è il telemonitoraggio a distanza. Almeno 200mila cittadini entro il 2025 devono averla a disposizione. Per la prima volta abbiamo soldi, idee e programmazione e non dobbiamo perdere questa occasione”
Nel corso della giornata di apertura del Forum è arrivato anche un appello da Raffaele Donini Coordinatore Commissione Salute della Conferenza delle Regioni: “Chiediamo al Governo di impegnarsi nella sostenibilità del sistema e prestare attenzione alle criticità che oggi riscontriamo in tutte le regioni come per esempio la carenza di personale medico. Dobbiamo maturare un senso di comunità e risolvere in modo strutturale problemi che ci portiamo dietro da troppo tempo. Per questo ho intenzione di proporre una cabina di regia per condividere soluzioni, riforme e best practice. Vogliamo un sistema che si rinnovi e che non perda finanziamenti”
“Finanziamenti, provvedimenti su programmazione integrata e standard organizzativi e di processo per non disperdere le risorse di cui abbiamo bisogno per sostenere il sistema”. Sono questi i tre capisaldi dai quali partire per arrivare a raggiungere l’obiettivo di una reale transizione del sistema per Tiziana Frittelli, Presidente Nazionale di Federsanità e Direttore Generale dell’AO San Giovanni Addolorata di Roma.
“Dobbiamo tradurre l’attenzione sull’organizzazione territoriale in linee operative – ha detto – sicuramente il PNRR ha liberato la necessità di validare riforme sul piano della sanità territoriale e il DM 77 ci da gli strumenti, ma dobbiamo fare i conti la situazione sociale del Paese: 4,6 milioni di persone in povertà assoluta, di cui 1,4 minori, oltre 3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano e un tasso di natalità tra i più bassi al mondo.
Questo vuol dire che non solo nell’ambito del distretto, punto centrale della nuova sanità, dovremo assicurare i livelli essenziali di assistenza, ma anche i Leps, ovvero i livelli essenziali di prestazioni sociali. Serve quindi un approccio pragmatico che affronti la riorganizzazione dei sistemi per evitare che gli interventi sul finanziamento del Ssn e sul personale siano in breve consumati dalle attuali inadeguatezze. Per costruire sistemi territoriali per la salute occorre ragionare in termini di integrazione: dentro la sanità col D.M. 77/2022, con le materie socioassistenziali e con le altre funzioni fondamentali che incidono sulle condizioni di fragilità e inclusione come l’istruzione, il lavoro, l’abitazione secondo un approccio di Salute in tutte le politiche”.
“Dobbiamo ripartire dal personale” ha detto Giovanni Migliore presidente Fiaso: “Il primo intervento fondamentale è quello sulle regole d’ingaggio dei professionisti: vanno cambiate. Non sono d’accordo sul contratto di formazione lavoro – ha sottolineato – dobbiamo poter utilizzare tutti i professionisti a pieno titolo con una responsabilità commisurata alle proprie competenze. Questo è urgente e lo chiediamo con forza”. Certo oltre alle regole servono risorse: “Le famiglie italiane investono quella quota di Pil che la sanità pubblica non assicura, dobbiamo tornare all’8% di Pil. Non possiamo più perdere professionisti, affrontiamo invece insieme con assoluta onestà intellettuale il lavoro da fare”
Bisogna cambiare le regole d’ingaggio dei professionisti e di questo ne è fermamente convinta anche Barbara Mangiacavalli presidente Fnopi: “I professionisti sono un patrimonio intangibile del sistema salute. È il capitale umano che lo tiene in piedi non solo risorse che prima o poi finiscono, mentre il capitale fa fruttare le risorse. Mettere il professionista giusto con le competenze giuste nel momento giusto, significa anche parlare di sostenibilità”
Ma per la presidente Fnopi bisogna anche iniziare a leggere la salute come un fenomeno complesso e le modalità di approccio devono essere coerenti con questa visione: “Dobbiamo lavorare in rete, ma bisogna ricevere la giusta formazione. Ogni professionalità non solo della sanità ma anche del sociale è stata formata per lavorare in maniera individualistica. Bisogna invece uscire da questa logica. E il cambio di paradigma può avvenire solo attraverso la formazione, non solo universitaria, ma anche continuativa che insegna a lavorare in rete”.
Quando si parla di carenze di personale vanno considerate tutte le professioni che lavorano nel Ssn, ha sottolineato Teresa Calandra, Presidente FNO TSRM e PSTR: “Durante la pandemia i pazienti hanno avuto al loro fianco, dopo gli interventi di medici e infermier, anche quelli dei tecnici di radiologia, di laboratorio degli assistenti sanitari. Non dimentichiamolo, ecco perché bisogna iniziare a riflettere su una sanità diversa, ragionando sulle professioni tutte e superando la logica del silos”.
La carenza di professionisti non si risolve allargando le maglie, ha sostenuto Roberto Monaco, Segretario della Fnomceo: “Dare lauree in più, senza offrire un futuro ai medici non ha senso. Non risolve il problema della carenza dei professionisti. Cerchiamo invece di fare squadra e soprattutto di dare dignità ai professionisti”.
Anche per Davide Lazzari, presidente del Cnop, la parola d’ordine è fare squadra. “È finito il tempo delle battaglie corporative – ha detto – ora gli Ordini professionali sono cresciuti e si confrontano. Stiamo svolgendo la nostra funzione di enti pubblici ausiliari dello Stato. Ma serve che lo Stato ascolti le voci delle competenze per incamerarle nel sistema. Solo così è possibile renderlo sostenibile efficace ed anche efficiente. Questo è il salto di qualità se non vogliamo regredire”.
Ester Maragò