Surriscaldamento globale. Rischio malformazioni cardiache per i nascituri
di Tamara Mathias
Due ricercatori americani, utilizzando i dati sul cambiamento climatico della Nasa e calcolando il numero delle nascite attese negli USA tra il 2025 e il 2035, hanno stimato che potrebbero verificarsi 7.000 casi in più di bambini nati con malformazioni cardiache congenite. Le elevate temperature ingluiscono negativamente sulle gestanti tra la terza e l’ottava settimana di gravidanza, periodo in cui si sviluppa il cuore del feto
20 FEB -
(Reuters Health) – In futuro potrebbero nascere più bambini con difetti cardiaci poiché il surrisscaldamento globale espone le gestanti a temperature pericolosamente elevate che possono influire sullo sviluppo cardiaco del feto. È questo il dato preliminare di uno studio condotto in USA,e gli stessi autori, in quanto tale, invitano a valutarlo con prudenza.
“La fase iniziale della gravidanza, in particolare quella compresa tra le tre e le otto settimane dopo il concepimento, è il periodo fondamentale per lo sviluppo cardiaco di un feto”, oservano i coautori dello studio,
Shao Lin e
Wangjian Zhang dell’Università di Albany a Rensselaer, New York. I difetti cardiaci congeniti interessano circa 40.000 bambini all’anno. Secondo gli autori dell studio, pubblicato online il 30 gennaio sul Journal of the American Heart Association, potrebbero verificarsene altri 7.000 casi nell’arco di 11 anni a causa del surriscaldamento globale.
Lo studio
Lin, Zhang e colleghi hanno stimato il numero di nascite previste tra il 2025 e il 2035. Poi, utilizzando le previsioni sul cambiamento climatico fornite dalla NASA e dal Goddard Institute for Space Studies, hanno calcolato l’aumento medio previsto dell’esposizione a temperature delle donne incinte in diverse aree degli USA in conseguenza del surriscaldamento globale.
Le proiezioni indicano che ondate di caldo “precoci” o caldo estremo in primavera potrebbero essere pericolose in alcune parti del Paese.
Le donne incinte nel Midwest hanno le maggiori probabilità di essere interessate dal fenomeno, seguite da quelle residenti nelle regioni meridionali e nordorientali degli USA.
Geoffrey L. Rosenthal, Codirettore del Children’s Heart Program presso lo University of Maryland Children’s Hospital, osserva che i risultati dello studio “non possono essere usati per sviluppare strategie di riduzione del rischio specifiche per determinate regioni geografiche e stagioni, ma permettono un’allocazione più efficiente delle risorse di salute pubblica. L’analisi è solida e ragionata”.
Fonte: Journal of the American Heart Association 2019
Tamara Mathias
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
20 febbraio 2019
© Riproduzione riservata
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