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ESMO/6 Pembrolizumab: efficace anche in prima linea nei tumori testa-collo recidivati o metastatici

di Maria Rita Montebelli

E’ una buona notizia per questi tumori ‘difficili’ e a prognosi negativa e arriva dal congresso europeo di oncologia. Lo studio di fase III KEYNOTE-048 ha dimostrato che questo immunoterapico, somministrato in monoterapia in prima linea, ha migliorato del 39% la sopravvivenza globale nei pazienti con elevata espressione di PD-L1 e, associato alla chemioterapia ha prodotto un vantaggio di sopravvivenza del 23%, indipendentemente dall’espressione di PD-L1, rispetto allo standard attuale di trattamento.

23 OTT - Sono tumori poco conosciuti, definiti collettivamente ‘testa-collo’, per le sedi nelle quali si sviluppano (all’interno o intorno a faringe, laringe, seni nasali e paranasali, cavo orale), ma  piuttosto eterogenei tra loro e comunque difficili da trattare. La maggior parte sono carcinomi a cellule squamose, correlati come fattori di rischio ad alcol e tabacco; ma anche all’infezione da HPV (Human Papilloma Virus). Quest’anno si stima che verranno diagnosticati nel modo 835 mila nuovi casi di tumori testa-collo e che oltre 430 mila persone moriranno a causa loro.
 
Ma da Monaco di Baviera, dove si è appena concluso il congresso annuale dell’ESMO, arriva un raggio di speranza anche per questi tumori difficili. Il KEYNOTE-048, uno studio di fase III randomizzato, ha confrontato l’efficacia di pembrolizumab (immunoterapico anti-PD-1) in monoterapia o associato alla chemioterapia (carboplatino o cisplatino + 5 fluorouracile) nel trattamento in prima linea di soggetti con carcinoma a cellule squamose della testa e del collo, recidivato o metastatico.
 
In questo studio, la monoterapia con pembrolizumab ha migliorato del 39% la sopravvivenza globale nei pazienti con tumori PD-L1 positivi con CPS (Combined Positive Score) ≥ 20 e del 22% in quelli CPS ≥ 1, rispetto all’attuale standard di trattamento (il regime chemioterapico EXTREME a base di cetuximab + carboplastino o cisplatino + 5 fluorouracile).
Il pembrolizumab associato alla chemioterapia (carboplatino o cisplatino + 5 fluorouracile) ha inoltre  dimostrato un vantaggio di sopravvivenza del 23% rispetto al trattamento EXTREME, a prescindere dall’espressione di PD-L1.
Non sono state riscontrate invece differenze nella sopravvivenza libera da malattia (PFS), altro endpoint primario dello studio.
 
"Il KEYNOTE-048 è uno studio che aspettavamo da tempo – commenta il dottor Marco Benasso, Direttore della struttura complessa di oncologia della ASL2 Savonese - era almeno un decennio che per questi pazienti non avevamo nuovi dati in grado di cambiare la pratica clinica. Il grande valore di questo studio è aver dimostrato come l’immunoterapia, e in particolare pembrolizumab, possa entrare a pieno titolo tra i trattamenti dei tumori della testa e del collo recidivati e metastatici anche in prima linea. La definizione del ruolo della combinazione tra pembrolizumab e chemioterapia dovrà essere, a mio avviso, oggetto di ulteriore valutazione e discussione poiché i dati ad oggi presentati non sono ancora così maturi come quelli relativi alla monoterapia”.
 
Il pembrolizumab è attualmente approvato in 61 Paesi del mondo, come trattamento di seconda linea del carcinoma a cellule squamose della testa e del collo recidivato o metastatico.
 
Maria Rita Montebelli

23 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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