Influenza. Le statine nuovo alleato contro la malattia
Non solo vaccini e farmaci antivirali possono aiutare per curare la malattia. Una ricerca del CDC statunitense dimostra come le statine dimezzino il rischio di morire per influenza. Un’analisi che viene dallo studio delle cartelle cliniche, ma che potrebbe diventare uno studio randomizzato.
15 DIC - Da moltissimi anni con l’avvicinarsi della stagione influenzale i medici raccomandano di ricorrere al vaccino. E con l’insorgere della malattia ricordano di non prendere antibiotici, ma semmai antivirali. Ma da domani, nel periodo precedente al picco epidemico, potrebbero anche suggerirci di assumere statine, i farmaci usati per abbassare i livelli di colesterolo nel sangue. Da uno studio osservazionale, condotto dai Centri di Controllo e Prevenzione statunitensi (CDC), è infatti emerso che chi fa uso di questi medicinali avrebbe una probabilità dimezzata rispetto agli altri di morire per via dell’influenza. La
ricerca è stata pubblicata sulla rivista
The Journal of Infectious Diseases.
Lo studio è stato condotto analizzando le 3043 cartelle cliniche di tutti i pazienti ricoverati per influenza tra il 1 ottobre 2007 e il 30 aprile 2008 in 59 contee di 10 stati americani. Il campione, di età media di 70.4 anni e in prevalenza donne (56%), rappresenta circa il 7% della popolazione degli Stati Uniti. Tra questi 151 sono morti entro 30 giorni dal test che ha diagnosticato l’influenza (5% del totale).
Dopo aver analizzato i dati, correggendo fattori di rischio come età, malattie cardiovascolari o polmonari, ed etnia, i ricercatori del CDC hanno fatto la scoperta inaspettata. Secondo le statistiche i pazienti che non avevano assunto statine nel periodo precedente alla malattia o durante il ricovero – che rappresentavano circa i due terzi del campione totale – avevano il doppio delle probabilità di morire per l’influenza, rispetto a chi faceva uso del farmaco.
I ricercatori precisano nello studio che per confermare questo risultato ci sarà bisogno di ulteriori ricerche. L’analisi dei dati infatti è stata fatta semplicemente attraverso le cartelle cliniche, che potrebbero tralasciare dettagli importanti. Inoltre i dati non davano alcuna indicazione sulle dosi assunte da ogni paziente, né presentavano un campione significativo di tutte le età. “Bisognerebbe far partire studi randomizzati su questa correlazione, che possano permettere di comprenderla al meglio, anche in base a età, dosaggio del medicinale, o classe di statina utilizzata”.
Tuttavia, lo studio ha sicuramente aperto la strada a un nuovo campo di ricerca, ed ha anche ulteriori pregi. “La cosa forse più significativa della ricerca è che si basa solo su casi di influenza attestati a livello clinico”, ha spiegato
Edward Walsh, medico della divisione di malattie infettive del Rochester Medical Hospital. “In questo modo siamo sicuri che i risultati si riferiscano esattamente a questa malattia e si evitano errori”.
Per questo i ricercatori sono ottimisti rispetto all’uso e alla possibilità terapeutica che apre. “Le statine sono un campo di ricerca promettente – spiegano a conclusione dell’articolo – e potrebbero rappresentare un’arma ulteriore per sconfiggere l’influenza. Il loro utilizzo si potrebbe affiancare a vaccini e farmaci antivirali, soprattutto dove questi ultimi non sembrano essere efficaci, oppure in cui l’immunizzazione non corrisponda perfettamente al ceppo influenzale che sta circolando.”
Laura Berardi
15 dicembre 2011
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