Farmaceutica. Scaccabarozzi: “Basta considerare il farmaco un costo, è eccellenza italiana”
Così il presidente di Farmindustria è intervenuto al terzo evento dedicato al manifatturiero farmaceutico organizzato da Menarini per il 125° anniversario della fondazione. Per Scaccabarozzi, proprio la produzione farmaceutica, pari a 25 mld di euro, “è fondamentale per la crescita del Paese”.
29 NOV - “Si esca dal pregiudizio di considerare il farmaco come un costo, responsabile primario della spesa sanitaria pubblica quando, in realtà, ne rappresenta soltanto il 16%. Questo 16% racchiude un valore industriale significativo che è rappresentato da 12,5 miliardi di Euro ovvero il valore del settore in termini di tasse, stipendi, contributi, ecc., a fronte di ricavi per l’industria di 12,3 miliardi di Euro derivanti dalla spesa farmaceutica pubblica totale. La produzione del farmaco – pari a 25 miliardi di Euro, 14 dei quali verso l’export - è un’eccellenza italiana, importante per la crescita del Paese”. Così il presidente di Farmindustria,
Massimo Scaccabarozzi, è intervenuto all’incontro “Produzione farmaceutica: un modello di successo a rischio?”, organizzato da Menarini per celebrare il 125° anniversario della fondazione.
Alla presenza di lavoratori, ricercatori, industriali, autorità politiche nazionali e regionali, Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, ha illustrato i dati salienti della ricerca “L’industria farmaceutica per la competitività italiana” per fotografare lo stato del lavoro hi-tech dell’industria farmaceutica in Italia, la seconda in Europa dietro solo alla Germania per capacità produttiva.
I consistenti investimenti in ricerca e sviluppo, il forte orientamento all’internazionalizzazione, la focalizzazione sull’elevata qualità del processo produttivo fanno del farmaceutico italiano un settore all’avanguardia, ad alta intensità tecnologica.
La ‘matrice manifatturiera’ – con i siti produttivi – rimane la prima ed essenziale chiave di lettura per comprendere le potenzialità di crescita e sviluppo del settore.
• 345 imprese, concentrate in particolare in Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna ed Abruzzo
• 165 fabbriche, ovvero, siti di produzione ad elevato know-how
• 66.700 occupati totali, in flessione negli ultimi anni, rappresentano l’1,1% del manifatturiero e il 30% dell’occupazione hi-tech nazionale (sono considerati settori hi-tech la farmaceutica, l’elettronica, gli strumenti ottici e di precisione e l’aeronautica)
• 5 stabilimenti in Abruzzo con circa 1.100 addetti e 1.250 operatori nell’indotto. Nella sola provincia de L’Aquila gli addetti rappresentano il 31% degli addetti dell’intero settore manifatturiero.
In questo scenario si inseriscono notevoli elementi di rischio: il taglio dei prezzi dei prodotti farmaceutici, le poche risorse di finanza pubblica destinate alla spesa farmaceutica, la scarsa attenzione ai prodotti innovativi e i bassi investimenti pubblici, indeboliscono il settore nel suo complesso.
Carlo Colombini, direttore generale del Manufacturing Menarini, ha tenuto a sottolineare il concetto che ‘tecnologia e saper fare umano’ sono un valore da preservare insieme alla salvaguardia dei posti di lavoro. “Chiedo ai politici di trovare un punto di equilibrio tra giusto contenimento della spesa farmaceutica e la difesa dei posti di lavoro del comparto farmaceutico italiano – ha detto -. Ogni atto legislativo riguardante il contenimento della spesa pubblica non può non tenere in debita considerazione ogni possibile implicazione e risvolto nel mondo della fabbrica e del suo indotto”.
Bruno Costi, Presidente del Club dell’Economia, ha voluto poi sottolineare come il settore farmaceutico, “più di ogni altro settore del manifatturiero, produce ricchezza, ricerca, occupazione grazie alle eccellenze italiane. Se il Paese intende davvero uscire dalla crisi e riattivare la crescita economica – ha spiegato - deve ripartire da qui ma deve offrire al settore un contesto fiscale, legislativo, istituzionale che favorisca il suo sviluppo anziché frenarlo”.
Sergio Gigli, segretario nazionale Femca Cisl, al termine dell’incontro ha reclamato una maggiore “attenzione intorno a questo settore che non ha mai notoriamente avuto problemi in termini occupazionali perché considerato settore 'salvaguardato'”. “In realtà oggi la crisi – ha proseguito - ha fatto sì che i tagli lineari abbiano inciso pesantemente sull'industria farmaceutica, e di conseguenza ha ridotto personale e se non verrà attuata un'inversione di tendenza potrebbero esserci ulteriori serie ripercussioni negative sugli addetti”.
Le gare che le Regioni fanno al massimo ribasso, secondo Gigli rischiano ancor di più di comprimere la volontà di permanenza nel nostro paese di questo tipo di industria (farmaceutica).
“Il nuovo governo, auspichiamo – ha concluso - che attraverso una politica industriale, ma anche di regolazione, possa risolvere questo problema e quindi il sindacato con Farmindustria chiederà di riattivare il tavolo specifico del settore”.
29 novembre 2011
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