Diabete. Una buona gestione peri-operatoria migliora l’esito dell’intervento
di Will Boggs
Portare i valori glicemici a un livello inferiore ai 200 mg/dl e quelli dell’emoglobina glicosilata a una percentuale inferiore all’8%, garantisce al paziente diabetico un esito migliore dell’intervento chirurgico fatto in elezione. L’evidenza emerge da uno studio condotto a Boston.
26 GIU -
(Reuters Health) – Una corretta gestione peri-operatoria del diabete sembra migliorare il controllo glicemico operatorio e postoperatorio negli interventi chirurgici di elezione. È quanto emerge da uno studio condotto dalla Harvard Medical School di Boston. “Sulla base dei dati disponibili e della nostra esperienza, pensiamo che la glicemia preoperatoria inferiore a 200 mg / dL debba costituire lo standard minimo per la chirurgia elettiva”, dice
Rajesh Garg, del Brigham e Women’s Hospital, Harvard Medical School di Boston, principale autore dello studio. “Pensiamo anche che, se possibile, il livello di HbA1c debba scendere sotto l’8% prima dell’intervento chirurgico”. Nei pazienti diabetici, i risultati di un intervento chirurgico sono correlati ai livelli peri-operatori di glucosio nel sangue.
Lo studio
Garg e colleghi hanno valutato l’effetto della gestione preoperatoria del controllo glicemico sugli esiti chirurgici in uno studio su 3.909 pazienti diabetici, sottoposti a chirurgia elettiva. Prima che l’ospedale implementasse un programma clinico che identificasse e gestisse sistematicamente i pazienti diabetici adulti che dovevano essere sottoposti a interventi chirurgici elettivi, solo il 31% di questi era stato sottoposto a una misurazione di HbA1c. La percentuale è salita al 69% dopo l’implementazione del programma. Il 21% di questi pazienti è così stato affidato al nuovo team di gestione del diabete, a causa di una HbA1c pari o superiore all’8%. In questo modo, la glicemia media nel giorno dell`intervento è diminuita dal valore di 146,4 mg / dL prima del programma a 139,9 mg /. La percentuale di pazienti sotto controllo specifico del diabete durante il soggiorno in ospedale è aumentata dal 13,2% al 32,5%. Con l’inizio del programma , inoltre, la percentuale di pazienti che era andata incontro a episodi di ipoglicemia si è attestata al 2,48%, rispetto al 4,93% precedente.
Le altre evidenze
I risultati clinici (nuovi ricoveri, insufficienza renale, ictus e infarti del miocardio in ospedale) non differivano prima e dopo il nuovo programma, anche se si è registrata sia una diminuzione statisticamente significativa della lunghezza media del soggiorno ospedaliero (4,78 giorni prima rispetto ai 4,62 giorni dopo), sia una diminuzione dell’utilizzo di antibiotici per via endovenosa dopo l’intervento chirurgico (23,7% contro il 20,2% dei pazienti).”Questi aspetti devono essere meglio approfonditi”, dice Garg. “Tuttavia, la mancanza di una valida prova scientifica non dovrebbe essere una scusa per non gestire i pazienti. L’implementazione di standard minimi di buon senso (ad esempio valori di glucosio nel sangue inferiori a 200 mg / dL e di HbA1c inferiore all’ 8%) non deve essere ritardata.. I medici non dovrebbero ignorare il diabete quando preparano il paziente a un intervento di chirurgia elettiva”.
Fonte: Ann Surg 2017
Will Boggs MD
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
26 giugno 2017
© Riproduzione riservata
Altri articoli in Scienza e Farmaci
Quotidianosanità.it
Quotidiano online
d'informazione sanitaria.
QS Edizioni srl
P.I. 12298601001
Sede legale e operativa:
Via della Stelletta, 23
00186 - Roma
Direttore responsabile
Luciano Fassari
Direttore editoriale
Francesco Maria Avitto
Copyright 2013 © QS Edizioni srl. Tutti i diritti sono riservati
- P.I. 12298601001
- iscrizione al ROC n. 23387
- iscrizione Tribunale di Roma n. 115/3013 del 22/05/2013
Riproduzione riservata.
Policy privacy