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Ictus: ininfluente ai fini di disabilità e mortalità il posizionamento della testa del paziente nelle prime 24 ore dopo l'evento

di Maria Rita Montebelli

Uno studio internazionale su oltre 11 mila pazienti con ictus ha confrontato gli esiti in termini di disabilità e di mortalità nei pazienti mantenuti in posizione supina o in posizione semi-seduta, nelle prime 24 ore dopo lo stroke. A livello teorico ci sono pro e contro per entrambi le posizioni della testa subito dopo un ictus, ma ‘sul campo’, cioè dai risultati di questo studio, non è emersa alcuna differenza. La posizione che viene fatta assumere al paziente dopo un ictus non ha dunque alcuna influenza sugli esiti dello stesso.

24 GIU - Qual è la posizione migliore da far assumere ai pazienti dopo un ictus, completamente supini o semi-seduti?
Piccoli studi non randomizzati condotti in passato suggerivano che la posizione assunta dal paziente nelle prime ore o nei primi giorni successivi ad un ictus possono influenzarne gli esiti. Ma rispetto alla domanda, ‘meglio tenere in paziente sdraiato o semiseduto’ non  hanno dato indicazioni conclusive, né coerenti tra loro.
 
Mantenere il paziente supino dovrebbe almeno in teoria garantire un miglior afflusso di sangue al cervello, ma potrebbe anche aumentare il rischio di una polmonite. Dal canto suo, la posizione semi-seduta (con la testa sollevata di 30° rispetto al resto del corpo) può ridurre la pressione intracranica nei soggetti con un ampio ictus ischemico emisferico o con un’emorragia cerebrale, ma allo stesso tempo riduce il flusso di sangue al cervello.
 
Per cercare di dirimere la questione di quale sia la migliore posizione da far assumere al paziente dopo un ictus, è stato dunque organizzato un trial multicentrico randomizzato internazionale apposito, l’Head Position in Stroke Trial (HeadPoST). Le due posizioni messe a confronto sono state appunto quella completamente supina e quella con la testa sollevata di 30 gradi (posizione semi-seduta). L’endpoint primario dello studio era rappresentato dagli esiti in termini di disabilità a 90 giorni, valutati secondo la scala di Rankin modificata. Per questo studio sono stati arruolati 11.093 pazienti, l’85% dei quali con un ictus ischemico acuto.
 
Solo l’87% dei pazienti assegnati alla posizione supina è riuscito a mantenerla per 24 ore, contro il 95% di quelli messi in posizione semiseduta. Per quanto riguarda gli esiti di disabilità non sono emerse differenze tra i due gruppi. Neppure l’endpoint secondario, rappresentato dalla mortalità a 90 giorni, è risultato diverso nei due gruppi di pazienti (7,3% nel gruppo ‘posizione supina’; 7,4% nel gruppo ‘posizione semi-seduta’). Anche rispetto agli eventi indesiderati, non sono state riscontrate differenze significative tra i due gruppi e in particolare non sono stati registrati casi di polmonite in eccesso nel gruppo ‘posizione sdraiata’.
 
In conclusione, nei pazienti con un ictus acuto, le due posizioni della testa (supina o semiseduta) assunte dal paziente nelle prime 24 ore non si traducono in una differenza di disabilità a 90 giorni, né in un diverso tasso di mortalità.
Lo studio, finanziato dal National Health and Medical research Council of Australia, è pubblicato sul New England Journal of Medicine di questa settimana.
 
Maria Rita Montebelli

24 giugno 2017
© Riproduzione riservata

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