Pronto soccorso. Negli Usa 4 pazienti su 1000 ci vanno per colpa dei farmaci anticoagulanti, antidiabetici e antibiotici
di Maria Rita Montebelli
I più colpiti da reazioni avverse che richiedono l'intervento medico sono bambini, adolescenti e ultra-65enni. La soluzione secondo gli esperti sta nel migliorare la collaborazione tra medici delle cure primarie, ospedalieri, specialisti e farmacisti che potrebbero creare una rete di protezione intorno al paziente. Soprattutto nel caso di prescrizioni di nuovi farmaci. Lo studio del Centers for Disease Control and Prevention degli Usa è pubblicato su JAMA
24 NOV - Tra il 2013 e il 2014 il tasso di accesso al pronto soccorso per una reazione avversa da farmaci negli Usa è stato di 4 per mille soggetti e i farmaci che più frequentemente hanno causato un’emergenza sono stati gli anticoagulanti, gli antibiotici, i farmaci anti-diabete, gli analgesici oppioidi. A rivelarlo è uno studio pubblicato sul’ultimo numero di
Jama.
Le reazioni avverse da farmaci negli Stati Uniti sono state affrontate di recente anche dal
Patient Protection and Affordable Care Act del 2010, che incentiva programmi di prevenzione contro il verificarsi di queste occorrenze sia all’interno degli ospedali, che nel delicato passaggio tra dalla gestione ospedaliera a quella ambulatoriale.
Lo studio, firmato da
Nadine Shehab e colleghi dei
Centers for Disease Control and Prevention (Atlanta, USA) ha esaminato la tipologia di accesso al pronto soccorso per reazioni avversa da farmaci nel 2013-2014, andando quindi ad analizzare le variazioni rispetto al periodo 2005-2006. Per lo studio sono stati presi in esame i dati relativi a 58 dipartimenti d’emergenza americani, che partecipano al progetto
National Electronic Injury Surveillance System-Cooperative Adverse Drug Event Surveillance.
Su un totale di oltre 42.500 casi analizzati, i ricercatori dei CDC hanno evidenziato che gli accessi per reazioni avverse da farmaci rappresentavano il 4 per mille del totale nel periodo 2013-2014 e che il 27% di questi esitava in un ricovero in ospedale. Il 35% di queste visite ha riguardato soggetti dai 65 anni in su nel periodo 2013-2014, rispetto al 26% del periodo 2005-2006. Le persone più anziane erano quelle che più spesso venivano ricoverate (44%).
Nel 47% dei casi i farmaci responsabili del ricorso al dipartimento d’emergenza sono stati gli anticoagulanti (emorragia), gli antibiotici (reazioni allergiche da moderate a gravi), gli anti-diabete (ipoglicemia con complicanze neurologiche da moderate a gravi).
Rispetto al periodo 2005-2006, i ricercatori dei CDC hanno notato un aumento degli accessi per reazioni avverse da anticoagulanti e da agenti anti-diabete, mentre sono diminuiti quelli per effetti indesiderati da antibiotici.
Gli antibiotici restano tuttavia la principale causa di accesso al pronto soccorso da farmaci nei bambini al di sotto dei 5 anni d’età (56% dei casi) e nella fascia 6-19 anni (32%), seguiti in questo caso dagli anti-psicotici (metilfenidato, risperidone - 4,5%).
Tra gli
over-65enni, anticoagulanti, anti-diabetici e analgesici oppiodi messi insieme hanno determinato il 60% degli accessi al pronto soccorso. Nella top 15 delle emergenze da reazioni avverse farmaci nei dipartimenti d’emergenza considerati da questo studio figurano 4 anticoagulanti (warfarin ma anche rivaroxaban, dabigatran ed enoxaparina) e 5 farmaci anti-diabete (insulina e 4 agenti orali, glipizide, gliburide, glimepiride e metformina).
Un lavoro importante questo pubblicato su Jama che potrebbe consentire di concentrare meglio gli sforzi per proteggere dalle reazioni indesiderate da farmaci soprattutto le età estreme, bambini e adolescenti da una parte,
over 65 dall’altra.
Fondamentale – secondo
Chad Kessler, Durham VA Medical Center (USA), autore di un
editoriale di accompagnamento pubblicato sullo stesso numero di Jama – rafforzare la collaborazione tra medici e altri professionisti delle cure primarie, specialisti, farmacisti e medici dell’emergenza nel mettere in atto soluzioni volte a ridurre le reazioni avverse da farmaci e aumentare la sicurezza dei pazienti. Il
continuum dell’assistenza tra ospedale e territorio è determinante nel far pendere l’ago della bilancia verso i benefici, piuttosto che verso gli effetti indesiderati dei farmaci di nuova prescrizione.
Necessario fare rete anche perché capita spesso che i pazienti ricevano prescrizioni farmacologiche da diversi medici, l’epatologo, il cardiologo, l’ortopedico, il medico di famiglia, magari lo psichiatra. In un sistema assistenziale frammentato spesso il medico che viene per ultimo fa fatica a sospendere farmaci messi da un collega prima di lui e comunque diventa per tutti difficile coordinare trattamenti prescritti per una serie di condizioni comorbili. Il risultato è che negli USA oltre il 10% della popolazione assume 5 o più farmaci; se a questo si aggiunge che meno della metà dei pazienti assume correttamente i farmaci secondo prescrizione, a sorprendere è semmai il fatto che non si verifichi un maggior numero di eventi avversi da farmaci.
E’ necessario dunque secondo l’editorialista operare un profondo ripensamento nel sistema di prescrizione dei farmaci e una miglior integrazione di tutte le componenti dell’assistenza che dovrebbe diventare un vero
continuum di cure. Dal pronto soccorso, alle cure primarie.
Maria Rita Montebelli
24 novembre 2016
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