Clamidia. Diagnosi in un’ora con uno smartphone speciale
di Rob Goodier
Un team di bioingegneri della Johns Hopkins University di Baltimora ha sviluppato un nuovo sistema che evidenzia, entro un’ora, la trasformazione biochimica che nei test di laboratorio misura l’amplificazione del DNA dei germi, realizzando una piattaforma portatile per l’applicazione del test con lo smartphone.
23 MAR -
(Reuters Health) – Un dispositivo dotato di due componenti, con una cartuccia magnetica divisa in due parti che contiene il campione da testare e uno “strumento mobile” (piccola sfera) che attiva la cartuccia, inglobando il campione, per l’amplificazione del DNA. Poi uno smartphone, collegato da bluetooth, “scatta” una foto e mostra i risultati attraverso lo schermo. Ecco il nuovo strumento di diagnosi precoce per le infezioni da clamidia, che è stato presentato in occasione dell’American Society of Mechanical Engineers NanoEngineering for Medicine and Biology Conference, messo a punto da
Dong Jin Shin, un ingegnere biomedico della John Hopkins University di Baltimora.
Rispetto ai test di attuale uso clinico, questo nuovo dispositivo è in grado di fornire il risultato in una sola ora, a fronte dei tre giorni oggi necessari. “La maggior parte delle persone con infezioni da clamidia non vengono diagnosticate in tempo e quindi non trattate”, ha commentato
Jeffrey Klausner, specialista in malattie infettive presso il Ronald Reagan Medical Center dell’Università della California a Los Angeles. La diagnosi precoce delle infezioni da clamidia nelle donne consentirebbe l’individuazione tempestiva dell’antibiotico ad hoc per trattarle, evitando anche eventuali antibiotico-resistenze. In futuro, questa piattaforma potrebbe anche essere utile nella diagnosi di meningite, sepsi, e in tutte le forme infettive che causano diarrea, e potrebbe trovare largo impiego nei paesi in via di sviluppo, anche in virtù del basso costo e della facilità d’uso.
Come funziona il dispositivo
La cartuccia utilizza sfere magnetiche ed è costituita da due strati diplexiglass che separano i serbatoi del campione dal liquido reagente. Il liquido aderisce al plexiglass idrofilo per formare un serbatoio, ed ogni serbatoio è separato dagli altri da un nastro di teflon idrorepellente. Il campione da testare viene introdotto nella cartuccia in un primo serbatoio di perline magnetiche che ,tramite magnetizzazione, legano tutto il campione conglomerato. “Una volta che i campioni sono legati alla parte inferiore nel primo reattivo, siamo in grado di trasportarlo attraverso vari reagenti semplicemente spostando le perline nei reagenti con un magnete”, ha detto Shin.
Fonte: American Society of Mechanical Engineers NanoEngineering for Medicine and Biology Conference
Rob Goodier
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
23 marzo 2016
© Riproduzione riservata
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