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Francia. Clamoroso flop nella farmacovigilanza. Non segnalate 450 nascite con malformazioni dopo l’assunzione di un farmaco per disturbi bipolari ed epilessia. Ma i rischi in gravidanza erano già noti alle autorità sanitarie

di Maria Rita Montebelli

Si tratta del valproato di sodio che, se assunto in gravidanza, è noto aumenti il rischio di malformazioni congenite e di autismo, un fatto sospettato a partire dagli anni ’80, sul quale si sono continuate ad accumulare evidenze nei decenni successivi. La pubblicazione il 23 febbraio di un rapporto commissionato dal Ministero della Salute francese all’IGAS ha fatto scoppiare lo scandalo

24 FEB - La notizia è sulle pagine di tutti i quotidiani francesi, da Le Quotidien du Medecin a Paris Match e probabilmente nei prossimi giorni qualche testa rotolerà per quella che è considerata dall’opinione pubblica francese un’inaccettabile inerzia da parte delle autorità sanitarie del Paese.
 
Il valproato di sodio, farmaco utilizzato da quasi 50 anni per la cura di patologie psichiatriche quali il disturbo bipolare e pilastro nel trattamento dell’epilessia è accusato di aver causato malformazioni congenite in circa 450 bambini francesi, secondo quanto riportato dalle autorità sanitarie francesi in un rapporto dell’Inspection Générale des Affaires Sociales (IGAS) appena pubblicato e commissionato nel 2015 dal Ministero della Salute francese. Il rapporto parla di 425-450 bambini nati con difetti congeniti e oltre 150 casi di alterazioni del comportamento, in bambini esposti in utero al valproato tra il 2006 e il 2014. Si tratta di una stima relativa all’intero Paese, calcolata a partire dai dati rilevati nel dipartimento Rhone-Alpes.
 
Già lo scorso anno, l’Agence du Médicament aveva informato i medici sulle modificate indicazioni di prescrizione per i farmaci a base di valproato e derivati, in merito al rischio comportato dal loro utilizzo in gravidanza. La prescrizione era stata ristretta agli specialisti, previo consenso informato firmato dalla paziente alla quale si spiegava che il farmaco poteva comportare un rischio elevato (di circa il 10%) di malformazioni del nascituro e di ritardo psicomotorio (QI inferiore di 10 punti, fino al 40% dei casi).
 
Un rapporto europeo del 2014 aveva sollecitato tutte le nazioni europee a rivedere le condizioni di prescrivibilità del farmaco per minimizzarne i rischi e di fare in modo che il farmaco non fosse prescritto alle donne in età fertile (dai 15 ai 49 anni) e a quelle in gravidanza, a meno che non fosse strettamente necessario.
 
Perché allora tanto clamore? È dal 2004 – riferisce Paris Match, che titola “Il pericolo dell’anti-epilettico è ufficiale” – che la Francia era in stato d’allerta sui possibili rischi di questo farmaco; nel 2009 erano stati condotti degli studi internazionali in seguito alla scoperta di casi di autismo ai danni di bambini esposti al valproato durante la gravidanza. Dal 2013 – ricorda Le Quotidien du Medecin – era stato confermato il legame con i disturbi dello spettro autistico (5-6 volte più frequenti che nella popolazione generale).
 
Il rapporto dell’IGAS appena pubblicato – sottolinea il Paris Match - denuncia una sostanziale ‘mancanza di reattività delle autorità sanitarie’ e l’inerzia delle aziende produttrici del farmaco, nonostante il rischio che questo farmaco potesse provocare malformazioni congenite, fosse stato sospettato già a partire dagli anni ’80.
 
Nel dicembre 2014 è stata effettuata in Europa una rivalutazione del rapporto rischio/beneficio del valproato tra le donne in età fertile; sulla scorta di questi risultati, l’Agence National de sécurité du médicament et des produits de santé (ANSM) ha disposto nuove regole prescrittive di queste specialità, informandone i medici.
 
Era il 26 maggio del 2015 e all’IGAS veniva assegnato il compito di valutare l’informazione veicolata ai pazienti e ai prescrittori, alla luce delle nuove conoscenze e di quanto era stato fatto negli altri Paesi europei.
“L’importanza di questo farmaco nel trattamento dell’epilessia – si legge nel rapporto dell’IGAS – ha a volte giustificato la prosecuzione del suo impiego in gravidanza”.  
 
Ma adesso, alla luce dei risultati ottenuti, l’IGAS sostiene che il dossier valproato porta ad interrogarsi sull’organizzazione del sistema di farmacovigilanza e denuncia una “assenza di dottrina sulla presa in considerazione di diversi tipi di segnali di farmacovigilanza”.
 
Tanto Benoît Vallet, direttore generale Direction Générale de la Santé, (DGS), che Dominique Martin, direttore dell’ANSM, hanno rifiutato di commentare il rapporto dell’IGAS ma hanno immediatamente convocato una conferenza stampa per parlare di come intendevano muoversi le autorità sanitarie francesi. “Numerose raccomandazioni dell’IGAS – ha affermato Vallet - sono state già adottate da tempo o più di recente”. Due le linee d’azione individuate per l’immediato: riorganizzazione dell’ANSM (per la verità in corso dal 2012) e dei suoi rapporti con la DGS e revisione del contratto di obiettivi e di performance (COP) dell’ANSM, che eleverà al rango di priorità la farmacovigilanza e la farmaco epidemiologia. Inoltre verrà rinforzato il ruolo dei centri regionali  e disposta l’ispezione dell’ANSM nelle aziende del farmaco per verificare che non vengano meno ai loro obblighi di farmacovigilanza.
 
Il warning del valproato per le donne incinte, già in scheda tecnica, verrà ora stampato anche sulla scatola del medicinale, secondo quanto disposto da Vallet. Ma forse tutto ciò non basterà a placare l’ira dell’opinione pubblica francese.
 
Maria Rita Montebelli

24 febbraio 2016
© Riproduzione riservata

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