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Depressione. Psichiatri lanciano l’allarme anziani: ne soffre uno su quattro


Secondo la Società italiani di psichiatria (Sip), il suicidio del regista Mario Monicelli solleva un importante problema, quello della depressione tra gli anziani. “Serve più attenzione”. Ai medici di medicina generale spetta un ruolo chiave.
 

02 DIC - Una nuova sfida attende la psichiatria nei prossimi anni: proteggere gli over 65 – quasi il 30% della popolazione italiana nel 2030 – dai disastri della depressione, soggetti a rischio molto più dei giovani. Un anziano su quattro, secondo i dati della Società italiana di psichiatria (Sip), soffre di depressione.  “Finora se ne è parlato poco, perché la si considerava quasi una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento – spiega il presidente della Sip, Eugenio Aguglia, Ordinario -, ma si tratta di un concetto completamente sbagliato. Al contrario, va aumentata la consapevolezza che si tratta di una malattia da affrontare anche in tarda età con tutti gli strumenti a nostra disposizione”.
Alla base di un problema così diffuso non solo problematiche psicologiche, ma anche aspetti fisici e motori legati al tempo che passa: “In primo luogo nella depressione dell’anziano – continua Aguglia - c’è la non accettazione di un cambiamento che va di pari passo con l’avanzamento dell’età: la genesi sta nella difficoltà di reagire a tutta una serie di perdite che caratterizzano la terza età e si manifesta quindi come un episodio di  tipo reattivo agli eventi più difficili di questa fase della vita. Queste perdite possono riguardare la riduzione delle capacità intellettive, della memoria, di reazione, oppure aspetti di tipo fisico – prestazionale (l’anziano non riesce più a svolgere i movimenti di un tempo), di tipo sessuale (riduzione delle funzionalità o impotenza), e ovviamente di tipo psicologico, in primo luogo la perdita del partner”.
Una condizione di cui la psichiatria dovrà farsi carico maggiormente.  In questo percorso, secondo l’esperto, è prezioso il contributo del medico di medicina generale per una precoce individuazione della malattia e quindi per un precoce inizio della terapia. Individuare le condizioni a rischio, così come i sintomi spesso troppo sottovalutati. “Alcuni individui sono più a rischio di altri di essere colpiti da episodi depressivi – sottolinea Aguglia – le donne più degli uomini,  le persone anziane più dei giovani. Anche le connotazioni del disturbo e i sintomi correlati possono variare in base alla fase della vita in cui compare”. Occorre poi essere in grado di distinguere la malattia depressiva dalla condizione di tristezza e rassegnazione, “una situazione temporanea che si risolve senza una terapia specifica. L’episodio depressivo, invece – sottolinea il presidente della Sip - ha una maggior durata, presenta sintomi molto più accentuati e necessita di una cura adeguata per essere sconfitta”.
 

02 dicembre 2010
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