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Metastasi. E se fossero colpa di un aminoacido?


Si chiama L-Prolina e potrebbe essere la causa per la quale le cellule staminali pluripotenti acquisiscono la capacità di muoversi e di invadere. Lo rileva una ricerca italiana di Cnr e Ifom. La scoperta, pur non avendo ricadute terapeutiche immediate, apre nuove prospettive per la comprensione dei meccanismi che sono alla base della progressione tumorale.

23 OTT - Uno dei tanti ‘mattoni’ che compongono le proteine cellulari, un semplice aminoacido, chiamato L-Prolina, potrebbe essere la causa per la quale le cellule staminali pluripotenti modificano il loro comportamento e acquisiscono la capacità di muoversi e di invadere i tessuti generando metastasi. Questo è quanto emerge da uno studio sulla regolazione di motilità, invasività e capacità metastatica delle staminali che ha coinvolto i ricercatori degli Istituti di genetica e biofisica “A. Buzzati-Traverso” (Igb-Cnr) di Napoli e per le applicazioni del calcolo “Mauro Picone” (Iac-Cnr) di Roma del Consiglio nazionale delle ricerche, in collaborazione con l'Institute of Molecular Oncology Foundation (Ifom) di Milano. Una ricerca importante, che si è guadagnata la copertina del numero di ottobre di Stem Cell Reports.
 
 
Il fatto che un aminoacido sia in grado di modificare il profilo epigenetico di una cellula staminale e trasformare profondamente il suo comportamento è una scoperta entusiasmante, hanno spiegato gli autori. Che pur non avendo ricadute terapeutiche immediate, apre nuove prospettive per la comprensione dei meccanismi che sono alla base della progressione tumorale.
“Grazie a questo lavoro, è stato possibile identificare un meccanismo che permette a una cellula staminale pluripotente di acquisire la capacità di muoversi e di invadere i tessuti, un fenomeno cruciale per la formazione delle metastasi tumorali”, hanno spiegato Gabriella Minchiotti e Maria Rosaria Matarazzo, ricercatrici dell’Igb-Cnr e co-autrici dello studio. La rilevanza di questa scoperta “risiede nel fatto che questo fenomeno non è innescato da alterazioni genetiche o da un fattore di crescita, bensì dalla proprietà dell’aminoacido L-Prolina di modificare l’espressione dei geni, senza alterare, mutare né modificare la sequenza del DNA delle cellule”. Lo studio ha dimostrato che il ruolo chiave nella regolazione della motilità/invasività cellulare di L-Prolina è legato alla sua capacità di indurre particolari cambiamenti epigenetici che modificano l’espressione genica, “innescando nelle staminali un processo di EMT (Epithelial to Mesenchymal Transition), un fenomeno simile a quello che induce la formazione delle metastasi e quindi determina la disseminazione tumorale”, hanno aggiunto le ricercatrici. “La transizione EMT è regolata dal microambiente cellulare, in particolare dalla matrice extracellulare (ECM), molto ricca in collagene, una proteina composta principalmente da prolina, che si rende disponibile in seguito alla degradazione della ECM durante la crescita e l’invasione tumorale”. Da qui l’idea che la L-Prolina sia un segnale chiave nel regolare la motilità/invasività cellulare.
 

23 ottobre 2013
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