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Bambini e bambine non sono uguali di fronte alla salute. I pediatri italiani pubblicano la prima Guida alle differenze di genere nella cura dei più piccoli


Se i neonati maschi hanno un rischio doppio di avere una forma grave di bronchiolite rispetto al sesso femminile, la possibilità di andare incontro a una pubertà precoce è da 10 a 20 volte superiore nelle bambine rispetto ai bambini. E ancora, la scoliosi ha una prevalenza sino a 7 volte maggiore nelle ragazze, mentre i disturbi dello spettro autistico sono 4 volte più frequenti nei maschi. Da qui l’idea di una guida pediatrica alla differenza di genere realizzata dalla Sip. LA GUIDA.

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Maschi e femmine sono diversi fin dalla nascita e le differenze riguardano sia la prevalenza di patologie, sia la risposta alle terapie, sia la prognosi. Alcune si manifestano già nelle prime età della vita, altre diventano più evidenti dopo la pubertà e in età adulta.

Così se i neonati maschi hanno un rischio doppio di avere una forma grave di bronchiolite rispetto al sesso femminile, la possibilità di andare incontro a una pubertà precoce è da 10 a 20 volte superiore nelle bambine rispetto ai bambini. E ancora, la scoliosi ha una prevalenza sino a 7 volte maggiore nelle ragazze, mentre i disturbi dello spettro autistico sono 4 volte più frequenti nei maschi.

Per aiutare i genitori a orientarsi nelle differenze di genere la Società Italiana di Pediatria, in occasione del 77° Congresso Italiano di Pediatria, in corso a Sorrento ha diffuso la prima Guida sulle differenze di genere nei bambini e negli adolescenti che approfondisce la tematica di genere per diverse patologie e probematiche.

Bronchiolite
È una malattia infettiva dovuta in prevalenza al virus respiratorio sinciziale (RSV), che si presenta soprattutto nel primo periodo invernale e colpisce i bambini sotto i 2 anni. Tende a risolversi spontaneamente, ma in alcuni casi può avere un decorso molto grave (febbre elevata, tachicardia, tosse persistente) e richiedere il ricovero in ospedale. A maggior rischio di forme gravi sono i bambini nati prematuri o con alcune fragilità (cardiopatie congenite, gravi patologie polmonari, neuromuscolari o immunodepressive), ma anche il genere gioca un ruolo. La bronchiolite è infatti più frequente nei maschi, che sono anche a maggior rischio di sviluppare una forma di grave di malattia, con un rischio di ospedalizzazione del 50% più elevato rispetto alle femmine. Le ragioni di queste differenze non sono completamente definite, ma il ruolo più importante sembrano giocarlo i fattori legati all’immunità innata, vale a dire l’insieme delle difese di base dell’organismo. Da qui l’indicazione che i maschi con bronchiolite siano più attentamente monitorati per identificare quanto prima possibile un eventuale peggioramento e la necessità di ricovero.

Sistema immunitario
Il sistema immunitario funziona diversamente nel maschio e nella femmina. Quello femminile è più efficiente e ciò si traduce in una maggiore suscettibilità dei maschi alle infezioni e alle allergie. D’altro canto, però la “reattività” più intensa del sistema immunitario nelle femmine ha anche alcuni aspetti negativi perché una più elevata risposta immune può sfociare nello sviluppo di malattia grave e nella comparsa di autoimmunità. Queste differenze tra sessi sono meno pronunciate nei bambini rispetto agli adulti perché il sistema immunitario è in via di sviluppo, tuttavia, alcune diversità si manifestano fin dalle prime epoche di vita. I neonati maschi, così come i lattanti e i bambini di età inferiore a 2 anni, sono più spesso interessati da infezioni respiratorie.

Nei Paesi in via di sviluppo è stato dimostrato che i bambini maschi sono a maggior rischio delle femmine di contrarre infezioni protozoarie come malaria, leishmaniosi e amebiasi e infezioni da trematodi o nematodi. Nei maschi il rischio di tubercolosi è doppio di quello delle femmine e maggiore è anche la suscettibilità all’infezione da virus dell’epatite B. Il rischio di contrarre l’influenza è maggiore nei maschi che nelle femmine, ma queste ultime hanno maggiore probabilità di sviluppare malattie gravi a decorso infausto.

La maggiore reattività del sistema immunitario nelle femmine è considerata una delle ragioni della maggiore frequenza di malattie autoimmuni nei soggetti di sesso femminile. Quasi l’80% dei casi di lupus eritematoso sistemico, di malattie tiroidee autoimmuni, di sclerodermia, di miastenia grave o di sindrome di Sjögren sono diagnosticate nelle donne. In conclusione, il sesso può giocare un ruolo notevole nel condizionare l’efficienza del sistema immunitario. Nel bambino ciò ha relativa importanza, maggior valore può averlo nell’adolescente per il ruolo degli ormoni nel condizionare la funzione del sistema immunitario e per la più elevata probabilità di un effetto condizionante dei fattori ambientali. 

Verso un vaccinologia di genere?
Le risposte immunitarie più intense nelle femmine rispetto ai maschi sarebbero anche alla base di una diversa risposta immunitaria ai vaccini. Infatti, nelle femmine si raggiungono titoli di anticorpi protettivi in risposta ai vaccini significativamente più elevati che nei maschi. Le differenze di genere sono oggetto di approfondimento e potrebbero aprire la strada alla cosiddetta “vaccinologia di genere”, il che in futuro potrà portare a una prevenzione più mirata e differenziata per sesso.

Malattia di Kawasaki
La malattia di Kawasaki (di cui molto si è parlato di recente per il suo legame con la Mis-C) è una vasculite pediatrica, il cui decorso può essere complicato da dilatazioni vascolari, soprattutto se non trattata adeguatamente. La complicanza più temibile è il coinvolgimento delle arterie coronariche (riguarda il 15-20% dei pazienti trattati e il 2-4% di quelli trattati). L'incidenza annuale in Europa tra i bambini di età inferiore a 5 anni varia da un caso su 6.500 a un caso su 20.500 nelle diverse popolazioni. L’incidenza nei maschi è superiore con un rapporto di 1,6 a 1. Inoltre, sebbene le manifestazioni cliniche (febbre, tumefazioni, mani e piedi, rush cutaneo) e l’età di insorgenza della malattia siano simili nei due sessi, nei maschi si osservano un maggior numero di complicanze e di “non responder” alla terapia di prima linea.

Displasia dell’anca
La Displasia congenita dell’anca è una delle patologie congenite più frequenti dell’apparato locomotore. La diagnosi deve essere fatta prima possibile e si basa sull’esame clinico ed ecografico, mentre l’esame radiografico è destinato ai bambini più grandi (oltre i sei mesi). Una diagnosi precoce, nei primi giorni – prime settimane di vita, incrementa molto l’efficacia della terapia. Il genere femminile è un fattore di rischio insieme alla presentazione podalica e alla familiarità. E’ importante che tutti i bambini vengano sottoposti a controlli nei tempi previsti.

Scoliosi
La scoliosi idiopatica adolescenziale (AIS) è la più diffusa forma di scoliosi, con una prevalenza del 2-3% in età scolare. Circa il 10% di questi casi richiedono un trattamento conservativo e lo 0,1-0,3% un trattamento chirurgico. Diverse sono le differenze che l’AIS mostra nei due sessi: nella femmina ha un’insorgenza più precoce, correlata all’anticipato sviluppo puberale, ma ha anche una maggiore probabilità di progressione, di trattamento e di impatto psicologico. Nelle scoliosi lievi-moderate il rapporto tra ragazze colpite e ragazzi è simile (1,3 su 1), ma le differenze aumentano nelle scoliosi più importanti passando a 5,4 femmine colpite su 1 maschio per arrivare nelle forme più gravi a un rapporto di 7 femmine colpite su 1 maschio. Nel sesso femminile quindi la valutazione clinica (screening) deve essere più precoce rispetto ai maschi, per un tempestivo e adeguato trattamento.

Pubertà precoce
La pubertà nella sua evoluzione normale ha profonde differenze legate al genere, in parte attribuibili agli ormoni sessuali, in parte a cause non ancora note. Differenze legate al genere si riscontrano anche nella pubertà precoce, una condizione che si verifica quando i segni di sviluppo compaiono prima degli 8 anni nelle femmine e dei 9 nei maschi. L’incidenza della pubertà precoce nelle femmine è dalle 10 alle 20 volte superiore rispetto ai maschi. Inoltre, la pubertà precoce nelle femmine nel 90% dei casi è idiopatica (ossia non ha una causa riconosciuta), mentre nei maschi la forma idiopatica riguarda il 60% dei casi.

Celiachia  
In base all’ultima Relazione al Parlamento, la prevalenza della celiachia è circa 0.7% nella popolazione italiana, di cui 2/3 appartenenti alla popolazione femminile e 1/3 a quella maschile. In età pediatrica la celiachia sembra presentare alcune peculiari differenze di genere. Oltre a una maggior frequenza nel sesso femminile si è osservato che nelle bambine sotto i 14 anni sembra prevalere la presentazione classica con anemia sideropenica e con una minore percentuale di patologia silente. Il sesso maschile, invece, sembra avere un maggior rischio di sviluppare linfoma a cellute T.  Negli adulti si osserva che nella femmina sono più frequenti l’infertilità, gli aborti ripetuti, il basso peso alla nascita e il parto prematuro, nel maschio la dermatite erpetiforme, la principale manifestazione cutanea della malattia.

Malattia epatica associata a disfunzione metabolica
Le malattie croniche del fegato nei bambini sono relativamente rare, ma rappresentano un problema emergente di salute pubblica, in quanto possono essere precursori di epatopatie croniche in età adulta, cirrosi e carcinoma epatocellulare.  La steatosi epatica non alcolica (NAFLD), caratterizzata dall’accumulo di grasso nel fegato (non dovuto all’assunzione di alcol), secondo alcuni studi coinvolge circa il 3-10% della popolazione pediatrica, percentuale che può aumentare fino al 70% nei bambini con obesità grave. Recentemente questa condizione è stata più specificamente nominata MAFLD (steatosi epatica associata a disfunzione metabolica). 

Alcuni studi riportano una maggiore prevalenza di NAFLD nel genere maschile, anche se le differenze di genere non sono state ancora sufficientemente esplorate. E’ stato messo in luce in adolescenza il ruolo protettivo degli ormoni femminili, che riducono il rischio di sindrome metabolica tra le donne. Più recentemente le scoperte sulla fisiopatologia della MAFLD, valutate da una prospettiva specifica per genere, hanno indicato che il metabolismo dei lipidi, la distribuzione del grasso corporeo e differenze nella composizione del microbiota intestinale (i batteri che normalmente colonizzano l’intestino umano) possano svolgere un ruolo rilevante nel determinare la differente incidenza di genere della MAFLD pediatrica.

Disturbi del comportamento alimentare
I disturbi del comportamento alimentare sono stati considerati per lungo tempo patologie prevalentemente femminili, con un rapporto maschi – femmine di 1 a 10. Recentemente l’età di esordio si è abbassata notevolmente e si è assistito ad una maggiore diffusione di forme “aspecifiche” che tendono a manifestarsi in entrambi i sessi. Attualmente la prevalenza è 1 maschio affetto ogni 4 femmine nell’anoressia e 1 ogni 8-11 femmine nella bulimia. Le differenze tra i sessi sono meno pronunciate per il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI). Alcuni studi individuano poi alcuni sottogruppi “definiti peso-correlati”, a maggior rischio, come ad esempio le modelle, le ballerine, le atlete, e per gli uomini i Body builders, lottatori, nuotatori, podisti, canottieri, ginnasti e fantini.  Questi “sottogruppi” tendono a sviluppare, con maggior frequenza, disordini alimentari a causa delle limitazioni ponderali rese necessarie dai loro sport. Di fondamentale importanza risulta il riconoscimento tempestivo dei sintomi in entrambi i sessi.

Autismo
Negli ultimi decenni si sta assistendo ad un aumento esponenziale del numero delle diagnosi e attualmente la prevalenza dei disturbi dello spettro autistico è stimata essere circa 1 su 54 tra i bambini di 8 anni negli Stati Uniti, e di 1 su 77 nei bambini tra 7 e 9 anni in Italia. Le stime di prevalenza indicano che i maschi sono affetti con una frequenza circa 4,4 maggiore rispetto alle femmine. Numerosi studiosi si sono domandati se le ragioni di tale discrepanza potessero anche risiedere nelle differenti manifestazioni cliniche del disturbo legate al genere. Studi in letteratura riportano come le caratteristiche cliniche dell’ASD nel sesso femminile siano frequentemente sfumate e dunque possano più facilmente sfuggire alla diagnosi. Le bambine sembrano avere migliori competenze comunicative, con un vocabolario più ampio e maggiori capacità di esprimere stati emotivi e un minor numero di comportamenti disfunzionali.

Tuttavia, sono ancora poche le informazioni sul ruolo del genere nella sintomatologia, funzionamento, qualità di vita nel lungo periodo. Da primi studi effettuati, sembra che le femmine affette da ASD tendano a presentare nel tempo psicopatologie più gravi. Dunque, differenze di genere esistono ma al momento, non esistono differenze nell’approccio al trattamento dei soggetti con ASD in relazione al genere. Il genere non fa la differenza in quanto tale, ma per le possibili caratteristiche cliniche che possono associarsi ad esso e che possono dunque indirizzare in maniera differente gli obiettivi dei trattamenti dispensati.

Bullismo
Anche il bullismo risente delle differenze di genere. Secondo un’indagine condotta dall’Istat le ragazze risultano essere vittime soprattutto di violenza psicologica (68% dei casi), mentre tra i maschi la violenza psicologica rappresenta il 35% dei casi. Prendere in giro per l’aspetto fisico o il modo di parlare è più frequente tra ragazze (7,1% femmine rispetto al 5,6% maschi), mentre botte, calci e pugni sono più frequenti tra i maschi (2,2% femmine rispetto al 5,3% maschi). Le ragazze, inoltre, si confidano di più con amiche e parenti (solo poco più del 25% preferisce tacere) magari nella speranza che l'episodio sia isolato, mentre il 33% dei ragazzi preferisce la via del silenzio.



20 maggio 2022
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