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Medicina generale, salta l’accordo tra Regione Sardegna e medici. Piscedda (Pd): “Ragioni dei mmg vanno ascoltate”  

di Elisabetta Caredda

L’Accordo integrativo regionale è fermo dal 2010. Piscedda (PD): “Con la mancata condivisione del documento, per interpretazioni di norme a mio avviso restrittive da parte dell’assessorato, non passa l’integrazione delle attuali indennità da estendere alla gran parte dei medici del ruolo unico attraverso i 13 milioni di risorse disponibili. I mmg hanno le loro importanti ragioni che necessitano di ascolto ed interventi da attuarsi nel breve periodo”

15 FEB - L’Accordo integrativo regionale (Air) tra i sindacati dei medici di medicina generale (mmg) e l’assessorato alla Sanità, fermo dal 2010, che rientrava tra le motivazioni che avevano portato i sindacati a proclamare due giornate di sciopero nello scorso ottobre e che l’assessore auspicava di chiudere in breve tempo, è saltato. A parlarne a Quotidiano Sanità è il Consigliere Regionale Valter Piscedda, vice presidente del gruppo PD.

“Molti cittadini sardi – spiega il consigliere Valter Piscedda - stanno già subendo le pesanti conseguenze di una carenza di medici di medicina generale e di famiglia. Sta passando in sordina il significativo problema sul mancato accordo integrativo regionale (Air) fra i sindacati di categoria MMG (medici di medicina generale/famiglia) e le figure apicali dell’assessorato della Sanità, problema che è avvenuto ora, agli inizi di febbraio, e che complica maggiormente la situazione sul reclutamento anche di questi specialisti”.
“Sul suddetto documento si è lavorato per mesi – prosegue il vice presidente gruppo PD -, l’auspicio era quello di chiudere il suddetto accordo che avrebbe dovuto prevedere l’integrazione delle attuali indennità da estendere alla gran parte dei medici del ruolo unico attraverso i 13 milioni di risorse attualmente disponibili. Ma per discutibili interpretazioni forse un po' troppo restrittive di norme che regolamentano questo ‘fondo di fattori produttivi’ da parte dei dirigenti dell’assessorato alla Sanità, non si è raggiunta la condivisione e quindi l’integrazione delle indennità”.

“Ciò continua a causare un’enorme disparità fra gli stessi medici di medicina generale, allontanando i nuovi medici formati dall’acquisire questo fondamentale ruolo dedicato all’assistenza e alla salute dei cittadini, e mettendo a rischio una serie di servizi fondamentali portati avanti dai medici di famiglia; a tal proposito ritengo di fondamentale importanza finanziare ed incentivare la reperibilità telefonica extra ambulatorio, il servizio di telemedicina, il servizio di segreteria e/o infermeria anche in forma associata, necessario ai medici di base, e la copertura degli orari diurni di disponibilità ambulatoriale”.

“Nei prossimi sei/sette anni andranno via più della metà dei medici di famiglia attualmente impegnati, non sostituiti dai nuovi medici, perché questi ultimi, fatto un bilancio delle già difficili condizioni di lavoro, con un AIR non rinnovato da 14 anni, stanno scegliendo sempre più spesso altri tipi di impiego con migliori condizioni di lavoro. Dobbiamo invertire radicalmente questa tendenza aprendo ad un processo di riforma che preveda l’assunzione diretta da parte dell’Ares dei medici di base cosi da garantire loro il diritto al tfr, la normale retribuzione di ferie e malattia, la tredicesima”.

“Se questa tendenza non verrà invertita, almeno metà della popolazione sarda rimarrà senza un medico di famiglia. Tutti hanno diritto a condizioni di lavoro quantomeno vivibili, che si traducono anche in termini di risorse ed indennità che vanno a loro riconosciute in modo equo, i costi del servizio aumentano per tutti. Ritengo dunque che i medici di medicina generale abbiano le loro importanti ragioni che necessitano di ascolto ed interventi da attuarsi nel breve periodo” – conclude Piscedda.

Elisabetta Caredda

15 febbraio 2024
© Riproduzione riservata

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