Opi Torino: “Nella riorganizzazione sia fondamentale il ruolo dell'infermiere di territorio”
11 MAG - “Nella rivoluzione dei medici di base il ruolo dell'infermiere non può essere messo in secondo piano”. Queste le parole di
Massimiliano Sciretti, presidente dell'Ordine delle Professioni infermieristiche di Torino sulle novità del piano elaborato dalla task force regionale guidata dall'ex ministro della Sanità
Ferruccio Fazio.
Un progetto che vede in primo piano il format della medicina di gruppo, con la Regione che intende investire negli studi associati per fornire loro mezzi tecnologici e personale negli studi per far fronte all'emergenza Covid nella fase 2 ma anche per il futuro.
In questo contesto il ruolo professionale dell'infermiere, per l'Opi Torino, non deve essere trascurato. "Chiediamo un forte impegno della Regione Piemonte - aggiunge Sciretti anche a nome del Coordinamento delle professioni infermieristiche di tutto il Piemonte - nella ricollocazione dell'infermiere di famiglia a partire dal 2021. Per rimodulare il paradigma della sanità territoriale quindi fondamentale che venga implementato il ruolo dell'infermiere del territorio".
Un appello, spiega la nota dell'Opi Torino, "condiviso da tutte gli OPI piemontesi, in rappresentanza di circa 32mila iscritti agli albi provinciali. Tantissimi infermieri che vogliono far sentire la loro voce. Già da tempo è stato avviato un tavolo di lavoro sulla figura e sulla formazione degli infermieri di famiglia e di comunità: un progetto che vede coinvolti Aifec (associazione infermieri di famiglia e comunità) insieme all'Università del Piemonte sotto la supervisione di Opi Torino e con il contributo a livello nazionale di Fnopi. A fronte della situazione epidemiologica e demografica della popolazione italiana, la necessità di adottare soluzioni innovative per garantire la sostenibilità e risposte di qualità da parte del Servizio Sanitario Nazionale parte proprio dall'infermiere di famiglia e di comunità".
"L'infermiere di famiglia e comunità - conclude Sciretti - promuove l'evoluzione del modello assistenziale paternalistico a quello partecipativo, attraverso il coinvolgimento attivo della persona assistita e della sua rete familiare. È ben inserito nel lavoro di rete con le altri professioni socio-sanitarie e le risorse della comunità. È una figura molto importante tra i professionisti della sanità".
11 maggio 2020
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