Promossa dal Ministero della Salute, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome e dalla Fondazione Nazionale “Gigi Ghirotti”, torna domenica 27 maggio nella sua undicesima edizione la Giornata Nazionale del Sollievo, dedicata a chi soffre di dolore cronico. Lo scopo della manifestazione è informare e sensibilizzare gli operatori sanitari e i cittadini sull’importanza di promuovere la “cultura del sollievo” ed estendere la consapevolezza che il sollievo non è solo desiderabile ma anche possibile. In questa giornata, infatti, si afferma la centralità della persona malata e l’affrancamento dal dolore cronico, con iniziative di sensibilizzazione, informazione e solidarietà verso chi soffre.
Secondo le stime ad essere affetti da dolore cronico sono oltre 6 cittadini italiani su 10, ma nemmeno la metà segue un trattamento terapeutico adeguato. Il dato più significativo che emerge dalla ricerca più recente – presentata proprio in occasione della conferenza stampa di lancio della giornata, che si è tenuta a Roma appena
qualche giorno fa – è però che tra i pazienti che accusano dolore, ce ne sono ancora molti che non ricevono alcuna terapia specifica. Dall’analisi di 23.706 questionari, compilati da pazienti ricoverati in diversi ospedali di 14 Regioni, emerge infatti come circa l’11% (1.525 persone) di quelli che dichiaravano di manifestare sofferenza, non riceva alcuna terapia specifica per il dolore.
C’è dunque ancora molto da fare, nell’ambito della cultura del sollievo. La legge 38/2010 “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”, approvata il 9 marzo 2010, non è ancora riuscita a modificare del tutto l’atteggiamento diffuso per cui ancora in Italia non si dà sufficiente attenzione alla lotta contro il dolore e per la dignità. Conl’approvazione di questa leggesi voleva non solo sancire il diritto dei cittadini di accedere alle cure palliative e alla terapia del dolore, ma anche porre attenzione sul processo di umanizzazione nell’assistenza sanitariae con esso la cultura del sollievo, che è parte imprescindibile della cultura medica e più in generale della cultura della società tutta.Proprio in occasione del lancio della giornata, il ministro della Salute
Renato Balduzzi, ha infatti ricordato: “La battaglia contro la sofferenza e il dolore inutile è continua e vede schierati pronti a combatterla gli uni accanto agli altri i professionisti della sanità e le associazioni di cittadini. Se sotto il profilo amministrativo si è fatto molto, moltissimo resta invece da fare per realizzare una “sanità senza dolore”, che porti le terapie anti dolore anche a livello territoriale, attraverso uno sviluppo dell’assistenza domiciliare”. Aggiungendo poi: “In questo periodo si sta verificando una convergenza sulla necessità di avviare percorsi di umanizzazione delle cure: la presa in carico del paziente deve diventare globale, prendendo in considerazione non solo la dimensione sanitaria ma anche quella sociale e relazionale”.
Temi che sono proprio quelli principe della Fondazione dedicata alla memoria del giornalista
Gigi Ghirotti, morto per un tumore nel 1974, dopo aver raccontato al pubblico la sua esperienza di malato. La Fondazione, sin dalla sua costituzione nel 1975, è fortemente impegnata a diffondere il messaggio che il sollievo non è solo una condizione desiderabile, ma è anche possibile. Nasceva così l’idea di celebrare una Giornata non contro la sofferenza o il dolore, ma a favore dell’affrancamento dalla sofferenza eccessiva, inutile, insensata, disumanizzante. Nel 2001 l’allora ministro della Sanità,
Umberto Veronesi, tradusse con entusiasmo questa idea in una proposta concreta, trovando pieno sostegno e promozione da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e, ovviamente, della Fondazione Nazionale Ghirotti. Come si legge nella Direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri del 24 maggio 2001che ne sancì il lancio, era ben chiaro il senso della prima giornata nazionale: essa, così come quest’ultima, era finalizzata a “promuovere e testimoniare, attraverso idonea informazione e tramite iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale in favore di tutti coloro che stanno ultimando il loro percorso vitale, non potendo più giovarsi di cure destinate alla guarigione”.
La speranza è quella che se tanti passi in avanti sono stati fatti, tanti ancora se ne possano fare.