Cure Palliative e Green pass, ancora non ci siamo
di Marco Ceresa
18 OTT -
Gentile Direttore,
le Cure Palliative, finalmente grazie al Green pass, potrebbero essere ora ripristinate nel loro pieno assetto normativo. Ma ho riconsiderato con diversi colleghi la situazione attuale generatasi anche da un punto di vista normativo, ritenendo possibile che ci si trovi in una impasse, a causa dell'equivoco gravissimo che accomuna ancora una volta le regole di accesso in Hospice a quelle delle RSA luoghi nettamente diversi e non comparabili anche normativamente.
In questa fase pandemica caratterizzata da ampia vaccinazione e green pass, non possono infatti continuare ad essere assimilati gli Hospice alle RSA, come risulta dalla approvazione dell’emendamento al decreto green pass che di fatto ha certo aperto alle visite in RSA, RSD ed Hospice, ma purtroppo senza alcuna distinzione, con le stesse modalità genericamente correlate alla non autosufficienza necessitante assistenza.
Infatti oltre a risultare ben diversa la condizione del paziente, che in Hospice è per definizione in fase terminale di malattia o comunque sempre di elevata sofferenza al di là della autosufficienza o meno, va considerata anche la netta differenza delle condizioni strutturali ed assistenziali stabilite normativamente dal regime di accreditamento, che prevede tassativamente negli Hospice camere singole e dotazione di poltrona letto per consentire eventualmente la presenza anche costante di familiare (in ottemperanza al dettame che vede le CP rivolte non solo al paziente ma anche ai familiari stessi).
È certo comprensibile la prudenza nel consentire con limitazione gli ingressi in RSA e RSD, luoghi affollati di pazienti cronici e fragili, ad ampio contatto fra loro, oggetto di largo contagio nelle ondate pandemiche, cosa non avvenuta negli Hospice aventi caratteristiche NON comparabili.
I requisiti degli Hospice consentono di per sé l'abbattimento del rischio di contagio tra persone, che peraltro, oltre che munite di green pass sono solitamente già “congiunti” nella loro vita domiciliare appena precedente il ricovero.
Non si tratta certo solo di sentimentalismi, è fondamentale dal punto di vista del morente il poter vivere concretamente quella vicinanza rassicurante di chi gli è caro che è accompagnamento verso l'ignoto, mentre dal punto di vista del familiare è importante quella possibilità di esserci anche sino all'ultimo istante, evitante successivi inemendabili sensi di colpa e lutti patologici, correlati all'assenza in momenti irripetibili.
Auspichiamo davvero in molti, operatori, pazienti e familiari, che vi sia celermente la possibilità, su tutto il territorio nazionale, di ripristinare la completa vigenza delle normative che regolano l'erogazione delle Cure Palliative, rivolte al paziente sofferente ed alla sua famiglia, in attuazione dei dettami dell'OMS e della normativa nazionale dalla legge 38/2010 in poi, non solo negli Hospice, ma garantendo anche concretamente un livello consulenziale diffuso volto al controllo della sofferenza in ogni presidio, visto che la maggior parte dei malati soffrono e decedono nei reparti ordinari.
Marco Ceresa
Medico
18 ottobre 2021
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