Epidemiologia al computer o epidemiologia di campo?
di Donato Greco
26 APR -
Gentile Direttore,
un’attività che sembrava desueta viene riportata all’attualità dalla pandemia da SARS-CoV-2: prima delle modellazioni epidemiche, delle esplorazioni di
big data, delle
app, dei bollettini quotidiani di numeri senza denominatori, occorre recuperare lo studio fine dei cluster epidemici in tutte le loro fasi, da quella descrittiva a quella analitica, alla comunicazione dei risultati fino alle indicazioni operative secondo lo schema di
consequential epidemiology.
Ora, dopo il dilagare di Covid-19, la speranza è che parole come indagine epidemiologica, ricerca dei contatti, sorveglianza, prevenzione, tornino di moda, che si torni alla formazione di epidemiologia applicata, ci si stacchi dallo schermo del lap top e si consumi nuovamente la suola delle scarpe per intervistare i cittadini.
Il libro che abbiamo appena scritto (
Le mie epidemie,
Donato Greco con Eva Benelli,
Scienzaexpress editore, 320 pagine) descrive una ventina di indagini epidemiologiche di campo su focolai epidemici, epidemie vere, vissute direttamente e pubblicate su riviste scientifiche indicizzate: non una ennesima dissertazione su storia epidemica, su teorie modellistiche, su patogenesi misteriose, ma paziente lavoro di campo, con l’ascolto delle persone colpite e degli operatori locali per generare ipotesi scientifiche che spieghino il modo di trasmissione e quindi consentano la prevenzione di ulteriori focolai; l’applicazione dei metodi dell’epidemiologia analitica e la verifica della probabilità statistica delle associazioni trovate; per arrivare ai suggerimenti operativi concreti.
Ma un libro che racconta la storia umana degli autori e dei tanti che hanno contribuito a queste indagini. L’unico libro tra quelli pubblicati negli ultimi tempi, che narra di epidemie studiate, gestiste e affrontate in prima persona, sul campo. Dal 1973 a Napoli, quando l’epidemia era di colera, fino al 2010 quando l’emergenza riguardava una disastrosa epidemia di poliomielite in Tagikistan.
Attraversando quasi 50 anni della mia vita vita professionale il libro è anche la cronaca delle trasformazioni che hanno interessato la sanità pubblica del nostro Paese: la storia della nascita del Laboratorio di epidemiologia e biostatistica dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’impegno a insegnare l’epidemiologia di campo a quasi diecimila operatori attivi sul territorio. Ma anche, dall’inizio del 2000, la testimonianza della progressiva marginalizzazione di questa cultura: gli insegnamenti di epidemiologia di campo che vengono sospesi, fino ad arrivare al completo smantellamento di quello che era diventato il Centro nazionale di epidemiologia, fulcro della cultura operativa dell’epidemiologia.
L’avvento dell’Aids, dell’epidemiologia molecolare, dell’epidemiologia computazionale, dei modelli matematici, sembrano aver reso desueta l’epidemiologia di campo. La distruzione degli osservatori epidemiologici, il progressivo invecchiamento del personale del territorio, non sostituito a causa dei sistematici tagli al servizio sanitario nazionale hanno fatto il resto.
La speranza è che la lettura di questo libro aiuti a risollevare l’orgoglio delle persone dedicate alla sanità pubblica con approccio scientifico applicato sul campo, nel contesto reale e vario del nostro bel Paese.
Donato Greco
26 aprile 2021
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