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Obbligo vaccinale? Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati

di Salvatore Valiante

31 MAR - Gentile Direttore,
un breve commento circa l'intervista al dott. Palermo, segretario Anaao, il quale afferma, in merito alle obiezioni sulla vaccinazione obbligatoria secondo la quale ad oggi, non è ancora dimostrato che il vaccino possa bloccare la trasmissione del virus, risponde che "La domanda è interessante ma le evidenze stanno iniziando ad accumularsi". Indicando poi, per supportare la propria opinione, un non meglio specificato record di dati proveniente da Israele, sufficienti secondo lui per realizzare un obbligo vaccinale in Italia.
 
Penso sia corretto ricordare che si sta parlando di vaccinazioni in itinere approvate e permesse "solo per uso in emergenza" dalle istituzioni preposte per le quali, ricordo al dott. Palermo e agli altri molti distratti nel panorama nazionale, l'efficacia è testata sulla base della negativizzazione al test PCR e non, come suggerisce la buona prassi scientifica contenuta nelle affermazioni di P. Doshi sul BMJ (2020:371), sulla effettiva diminuzione delle ospedalizzazioni, del numero di vittime e della capacità del vaccino di fermare la diffusione del virus.
 
Sarebbe il caso che il dott. Palermo indicasse quali nello specifico siano i dati a disposizione che dimostrino, anche in modo parziale, che un vaccinato non trasmetta il covid. Perché i dati di popolazione in questo caso non sono sufficienti a giustificare l'introduzione di una misura individuale che, in mancanza di una legge o decreto legge da convertire il legge, potrebbe avere vita estremamente difficile in tribunale.
 
Per quanto riguarda Israele infatti, sebbene le notizie e i dati provenienti da quel paese siano molto incoraggianti, bisognerebbe anche considerare, sempre per rigore logico scientifico, che per quanto riguarda composizione, numero della popolazione e struttura dello stato religioso sarebbe abbastanza avventato considerarlo uno scenario facilmente estendibile ad altre realtà.
 
Dopo un anno di raccolta dati da parte della comunità scientifica internazionale appare chiaro quello che doveva essere fatto e in massima parte non è stato fatto (o non ancora). Lo spiega chiaramente John P.A. Ioannidis sottolineando i grossolani errori di politica sanitaria che specialmente nei paesi occidentali hanno contribuito in modo - sostanziale - all'incremento del numero di decessi, che ha riguardato in massima parte una ben nota porzione di popolazione, i vulnerabili per età avanzata e patologie pregresse.
 
Avanzare una richiesta di obbligo vaccinale in queste condizioni di politica sanitaria, appare quindi nella migliore delle ipotesi soltanto un velleitario tentativo di chiudere la stalla quando i buoi sono scappati.
 
Salvatore Valiante
Professore associato, Dipartimento di Biologia, Università Federico II, Napoli

31 marzo 2021
© Riproduzione riservata

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