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Sorveglianza pazienti post Covid in Toscana. Facciamo chiarezza

di Gianfranco Gensini

23 GIU - Gentile Direttore,
lo scorso 20 giugno su Quotidiano Sanità è stato pubblicato un commento del prof. Panti riguardo la Delibera n. 744/20 approvata lo scorso 15 giugno dalla Giunta regionale, in Toscana. Nel commento viene riportata una preoccupazione sull’entità del coinvolgimento della Medicina generale.
 
A riguardo ritengo importante sottolineare come la Regione Toscana grazie alla Delibera citata stia invece mettendo in atto un servizio per il cittadino che vede coinvolte tutte le componenti del sistema e riconfermando il ruolo centrale del MMG nell’ambito dei percorsi di presa in carico. Questo in completa sintonia con la tradizione della Regione Toscana, da sempre attenta alla medicina del territorio e al ruolo del MMG.
 
Come indicato nella Delibera in caso di pazienti che sono stati in precedenza ricoverati per COVID-19 sarà cura dell’ospedale richiamare i pazienti per il follow up specialistico ma il MMG collaborerà con gli altri professionisti coinvolti ed in stretta sinergia con l’ospedale per condividere gli esiti e le decisioni su eventuali ulteriori interventi necessari.
 
Il MMG avrà invece un ruolo centrale nella gestione dei pazienti che non sono stati ricoverati in ospedale. In questo caso sarà infatti cura del MMG:
• richiamare i pazienti e programmare il follow up tramite l’utilizzo di specifiche piattaforme regionali sviluppate proprio per tracciare i casi positivi;
• garantire l’accesso al percorso di follow up anche ai pazienti non identificabili tramite il database regionale;
• presentare al paziente un questionario clinico per valutare la comparsa di eventuali problemi successivi all’infezione;
• richiedere accertamenti ematici sulla base del protocollo regionale;
• indirizzare il paziente a uno specialista, nell’ambito degli ambulatori COVID di recente attivazione, se ritenuto opportuno.
 
Non si tratta di un’attività di ricerca osservazionale, anche se la Regione promuove come ulteriore iniziativa il coordinamento degli studi epidemiologi attivati dalle aziende per assicurarne la massima coerenza. Il programma di sorveglianza è infatti primariamente rivolto a fornire percorsi di cura a tutte le persone colpite dal COVID-19, che richiedono l’apporto prezioso di tutte le componenti e competenze presenti proprio per escludere ogni frammentazione. Il protocollo prevede in particolare per i pazienti con patologia cronica preesistente il raccordo con i professionisti di riferimento e in primis, per tutti i casi gestiti come medicina di iniziativa, con il proprio MMG.
 
Non sono previste né verranno create ‘sovrastrutture’ ma semplicemente organizzati percorsi di cura e assistenza che prevedono necessariamente anche ambulatori specialistici e diagnostici in tutti i casi in cui ciò sarà ritenuto necessario, a partire proprio dal MMG. Non è quindi in alcun modo condivisibile parlare di sottrazione professionale ma di valorizzazione di tutte le competenze in un’ottica di continuum of care. 

Gianfranco Gensini
 


23 giugno 2020
© Riproduzione riservata

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