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Il dibattito etico “anestetizzato” dal Covid

di Daniele Rodriguez

11 MAG - Gentile Direttore,
leggo l’articolo “Come mai l’emergenza pandemica ha azzerato il consenso informato?” in cui Maurizio Mori analizza l’accoglienza riservata al documento Siaarti del 6 marzo 2020 “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili”.
 
Mi soffermo su un paio di passaggi del ragionamento del Prof. Mori. Egli considera che dette raccomandazioni «sono diventate il punto di riferimento del dibattito teorico in materia» per poi rilevare che «non sono state messe fuori gioco, ma neanche sono state adeguatamente valorizzate: si è preferito lasciarle in una zona di penombra per essere come anestetizzate» (termine ribadito anche verso la fine dell’articolo), pur osservando che esse hanno ricevuto l’esplicito sostegno delle Regioni Veneto e Piemonte, e di altre Società scientifiche come la Sicp.
 
Da parte mia aggiungo che le Raccomandazioni Siaarti sono state lasciate in una zona di penombra dal Comitato Nazionale per la Bioetica, che intervenendo su analoga materia, in data 8 aprile 2020, con il parere “Covid-19: la decisione clinica in condizioni di carenza di risorse e il criterio del “triage in emergenza pandemica”, si limita a menzionarle in una nota a piè pagina, in cui sono ammucchiate le citazioni di società scientifiche ed istituti che hanno partecipano al confronto sul problema della allocazione di risorse scarse rispetto ai bisogni in situazioni che impongono decisioni da assumere in tempi brevi o brevissimi.
 
Nessuna indicazione circa il fatto che questo confronto è stato promosso in Italia proprio dalle Raccomandazioni della Siaarti. Esse sono considerate solo dalla “posizione di minoranza» rispetto al predetto parere, in cui solo e soltanto un componente del Comitato Nazionale per la Bioetica sostiene le ragioni per cui dette Raccomandazioni «puntano nella direzione giusta».
 
Questa mia lettera scaturisce dal disagio che ho vissuto leggendo l’articolo di Maurizio Mori; mi sono reso conto che il dibattito pubblico concretizzatosi subito dopo la pubblicazione delle Raccomandazioni si è sopito. L’assopimento del dibattito è preoccupante, soprattutto se correlato all’anestetizzazione delle Raccomandazioni indotta da pareri teorici e generici che eludono l’analisi delle situazioni contingenti.
 
Vorrei contribuire al risveglio del dibattito con la segnalazione di un articolo e ribadendo il valore delle Raccomandazioni, che ho già sostenuto il 9 marzo 2020 in questo stesso QS subito dopo la loro emanazione, perché rappresentano un documento lucido e concreto, che affronta esplicitamente e con coraggio la questione della scarsità di risorse rispetto ai bisogni e non può essere anestetizzato da pareri teorici e generici, che eludono le questioni pratiche contingenti.
 
Questo convincimento si è rafforzato dopo aver partecipato allo studio congiunto condotto da un gruppo di lavoro multidisciplinare costituito da giuristi (penalisti e civilisti), bioeticisti e medici (anestesisti, palliativisti e medici legali), al termine del quale abbiamo scritto e pubblicato nella rivista Recenti Progressi in Medicina [111(4), 2020, 212-222] un articolo in cui analizziamo le basi etiche, deontologiche e giuridiche del Documento Siaarti, ritenendo opportuno che, in situazione di scarsità di risorse inemendabile, il personale sanitario, impegnato in particolare nell’assistere quanti necessitano di trattamenti intensivi o sub-intensivi, disponga di indicazioni operative, chiare e motivate, utili a orientare l’azione di cura e, al contempo, che la popolazione conosca in anticipo i criteri che orienteranno le scelte tragiche.
 
Daniele Rodriguez
Professore ordinario di Medicina legale i.q.


 

11 maggio 2020
© Riproduzione riservata

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