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Coronavirus. L’incapacità di scelte valide non si può nascondere invocando la “Scienza”

di Girolamo Digilio

02 MAR - Gentile Direttore,
nella preoccupante confusione che caratterizza l’azione di contrasto da parte degli organi istituzionali competenti all’espansione del contagio da coronavirus o Covid-19 e l’informazione sulla vicenda da parte degli organi mediatici si distinguono alcune situazioni che ben a ragione assumono una emblematica evidenza. Un grossolano esempio delle contraddizioni e della discutibilità di certi provvedimenti è rappresentato dalla anticipazione dal 29 all’1 marzo del blocco del traffico a Roma e della sua conferma nel quadro delle cosiddette “domeniche ecologiche”.
 
In questo caso una deroga al blocco consentirebbe ai cittadini romani di non salire sugli affollati mezzi pubblici e di potersi spostare invece con i mezzi privati evitando così una importante occasione di contagio. Non c’è dubbio infatti che la prevenzione del contagio costituisca in questi giorni una priorità assoluta, di gran lunga superiore alla riduzione di meno di un trecentosessantaciquesimo dell’inquinamento atmosferico per un giorno di interruzione di una parte del traffico privato.
 
Forse c’è da chiedersi se non sarebbe stato ancora più opportuno, in queste circostanze, bloccare i mezzi pubblici e incentivare il traffico privato prendendo, come suol dirsi a Roma, “due piccioni con una fava”, cioè riduzione delle occasioni di contagio insieme a riduzione, sia pure modesta, dell’inquinamento atmosferico.
 
Un altro esempio, non meno significativo e che merita una approfondita valutazione, è rappresentato dal contraddittorio comportamento di alcune Regioni nella decisione di chiudere o meno alcune scuole. Sembrerebbe logico pervenire alla chiusura della scuola soltanto nei casi estremi, che finora, sembra, non si sono verificati, di luoghi con preoccupante diffusione del contagio, mentre laddove si tratta di casi isolati, come quello recente di Fiumicino, andrebbe inibita la frequenza soltanto agli alunni che sono o sono stati a stretto contatto della persona affetta, mantenendo aperta la scuola che, non dobbiamo dimenticarlo, rappresenta un eccezionale luogo di controllo sanitario degli studenti e quindi delle loro famiglie.
 
Il richiamarsi ad ogni piè sospinto, da parte di alti e altissimi rappresentanti delle Istituzioni con gravi responsabilità nella sanità pubblica e, in particolare, nell’attuale lotta al Covid-19, alla inderogabile necessità di attenersi strettamente ai dettati della “Scienza” nella messa in atto di provvedimenti di prevenzione del contagio e di cura della malattia è certamente una lodevole attività che tuttavia non esaurisce i loro compiti.
 
Non c’è dubbio infatti che la scienza ci offre dati certi che non solo non possono essere ignorati, ma che devono costituire la base di ogni nostra condotta e di ogni nostra decisione. Ma il più delle volte le decisioni implicano a loro volta scelte che possono essere molto difficili nella pratica quotidiana per la coesistenza di situazioni e di circostanze che confliggono fra di loro e che spesso richiedono provvedimenti di segno contrario: in questi casi, molto frequenti nella complessa struttura della attuale società, per arrivare a scelte valide in quel determinato contesto deve intervenire perciò la capacità di una valutazione globale di vantaggi e svantaggi dei singoli provvedimenti rispetto alle differenti situazioni; occorrono cioè, oltre alla conoscenza dei dati scientifici, intelligenza, buonsenso ed esperienza di vita che, purtroppo, non sono alla portata di tutti. E non si può certamente nascondere il vuoto di idee e l’incapacità a scelte valide con l’invocazione alla “Scienza” con la S maiuscola.
 
Girolamo Digilio
Già Primario e Docente Clinica Pediatrica Università La Sapienza, Roma

02 marzo 2020
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