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La sanità delle “persone” o la sanità dei “numeri”?

di Massimiliano Zaramella

08 GEN - Gentile Direttore,
il mondo della sanità quotidianamente galleggia, a volte si arrampica e spesso affonda in una giungla di numeri: quanti giorni occorre attendere per riuscire ad eseguire una visita specialistica od un esame diagnostico, di quanti posti letto si deve ridurre la capacità di accoglienza di un ospedale, quanti medici mancano, quanto costa una prestazione, quante prestazioni si effettuano in un reparto, quanti ricoveri in un anno, quanti giorni di ricovero medio per reparto, sono il mantra di chi ci governa ed organizza.
 
Appare quindi chiaro che ciò che regola la sanità è un codice numerico: l’economia sanitaria, la politica, la stampa e spesso anche le persone misurano le cure in numeri.
 
Sappiamo tutti che presi singolarmente e decontestualizzati, i numeri sono di chiara ed univoca interpretazione: il numero 3 è tale per chiunque, cittadino, malato, famigliare di malato, medico, infermiere, amministratore, politico. Sappiamo altrettanto però che i numeri, come ogni codice, possono essere utilizzati, interpretati, girati, manipolati da chiunque, in qualsiasi momento. Non hanno una loro etica, una loro giustezza, devono solo quantificare una misura e non è responsabilità loro esprimere il valore di ciò che misurano.
 
Esistono tuttavia aspetti reali che non posso essere misurati né espressi con i numeri: la fatica, la sofferenza, la speranza, la paura, la fiducia, la rabbia la felicità. Queste situazioni fanno parte della vita quotidiana di tutte le persone che per lavoro, per bisogno o per mille altri motivi, attraversano la soglia di un ospedale, di un ambulatorio, di una sala operatoria. Nessuno si sognerebbe di dire che questi aspetti non sono importanti e non debbano essere delle chiavi di lettura e quindi di organizzazione e programmazione della nostra sanità.
 
Se, usando il linguaggio numerico, si dicesse che il timore di una denuncia in sanità costa ogni anno all’Italia (quindi a tutti noi) circa 12 miliardi di euro in medicina difensiva e poi, traducendolo nel linguaggio delle emozioni, si spiegasse che un medico non sereno e non tutelato non può curarci nel miglior modo possibile, quale delle due versioni preoccuperebbe di più? Eppure raccontano la stessa realtà!
 
In Italia ci sono circa 250.000 medici e si stima che tra 5 anni ne mancheranno 45.000 perché la professione medica non è più attrattiva: è diventato per noi estremamente difficile garantire le migliori cure possibili per ciascun paziente. Per questo molti di noi se ne vanno e le nuove generazioni non vedono alcun appeal verso le professioni sanitarie.
 
La soluzione non può quindi essere una semplice somma o sottrazione: aumentare i posti nelle facoltà non garantirà la sopravvivenza della nostra sanità, occorre valorizzare e motivare le persone che già ci lavorano affinché si possa difendere e migliorare ciò che già esiste. Questo renderà nuovamente attrattivo il lavoro di medici, infermieri, psicologi, tecnici sanitari ed operatori socio sanitari, garantendo un ricambio non solo quantitativo ma anche qualitativo e motivazionale.
 
La sanità e la scuola, sono il vero patrimonio inestimabile della nostra società ma soprattutto di ognuno di noi, sono le fondamenta su cui si deve costruire il futuro. Non possiamo non difendere tutti insieme queste due realtà e se è giusto avere aspettative e richieste legittime da scuola e sanità allora è doveroso dimostrare rispetto per gli insegnanti, i medici e tutte le professioni sanitarie.
 
E’ necessario quindi essere al loro fianco nel chiedere mezzi idonei, spazi appropriati, tempi adeguati per curare ed insegnare. Una sanità ed una scuola che funzionano devono testimoniarlo la fiducia di chi ci si affida e la soddisfazione e le motivazioni di chi ci lavora: dobbiamo tornare tutti a sentirci persone importanti e non numeri significativi.
 
Questa è la sfida che Obiettivo Ippocrate lancia alla società civile, alle istituzioni, alla politica: guardate al nostro mondo non come fatto di tante parti distinte, bensì come una moltitudine di persone, una marea di professionisti, cittadini, malati, famigliari, il cui messaggio è chiaro e semplice: cioè che riguarda una persona non potrà mai essere incasellato da regole fredde o descritto da numeri asettici, la sanità dei numeri deve essere al servizio ed ascoltare la sanità delle persone.
 
Massimiliano Zaramella
Presidente Obiettivo Ippocrate

08 gennaio 2020
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