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Ecm, un sistema in affanno

di Renato Mele

22 DIC - Gentile Direttore,
le recenti decisioni di prorogare di un anno i termini per il completamento del triennio formativo ECM e di rivederne l'impianto normativo non devono coglierci di sorpresa. Il sistema ECM ha sempre arrancato. Ultimamente ha però iniziato a scricchiolare pesantemente, fino ad essere considerato l’elemento critico della qualità professionale senza il quale il sanitario è così impreparato da rifugiarsi nella vituperata “medicina difensiva”.
 
Quanta ignoranza e quanta demagogia in queste affermazioni, seppure basate su un fatto certo: i sanitari italiani non si aggiornano secondo le regole! A quanto pare è arrivato il momento in cui si prende atto che sono le regole a non andar bene, anzi non sono mai andate bene, e si cerca di porvi rimedio.
Bisogna chiarire una volta per tutte che la formazione e l’aggiornamento continuo sono obblighi deontologici per tutti gli iscritti agli Albi professionali e sono anche obblighi di legge per i sanitari che hanno rapporti con il SSN in qualità di dipendenti o di convenzionati.
 
Per tutti, quindi, sono previste sanzioni sulla base del relativo Codice Deontologico, solo per i secondi sono previste sanzioni di tipo contrattuale. La coesistenza, unica nel suo genere, nel nostro Ordine di liberi professionisti e di operatori del SSN,  ha creato ed alimentato l’equivoco di un ECM uguale per tutti.
 
Una semplificazione delle norme, che paradossalmente in questo modo non verrebbero banalizzate ma rese più serie, aiuterebbe i liberi professionisti, finalmente equiparati a tutti gli iscritti agli altri Albi, ma anche e soprattutto i colleghi che operano nel SSN. Infatti la legge prevede per questi ultimi un aggiornamento che potremmo definire, per analogia con i docenti della Scuola pubblica, “obbligatoria, permanente e strutturale”, quindi da effettuarsi in orario di lavoro.
 
E’ questo il vero motivo per cui i colleghi dipendenti e convenzionati risultano spesso in difetto di crediti ECM: il SSN preferisce tenerli in corsia piuttosto che aggiornarli. Il continuo tam-tam sul rischio inadempienza, insistendo sulla scadenza 2019 del triennio, li ha messi a rischio assicurativo ed ancora più recentemente li espone al pubblico ludibrio attraverso l’articolo di Panorama.
 
Bel risultato, dopo che, con la Legge Gelli, si è cercato di riequilibrare le responsabilità sanitarie dando certezza del diritto ai cittadini ma anche serenità agli operatori sanitari!
 
La recente proroga, pure necessaria, non è particolarmente felice, somigliando a quando, non riuscendo ad abbassare la concentrazione di atrazina nell’acqua potabile per portarla ai limiti di legge, fu deciso di elevare la concentrazione di atrazina consentita, ma ben venga se ci dà la possibilità, in tempi brevi, di rivedere l’impianto normativo e renderlo più efficace ed utile. Ed economicamente più sostenibile per il SSN.
 
E’ di questo che il Ministero della Salute si dovrebbe preoccupare, anche se la contropartita dovesse essere rinunciare in tutto o in parte al costoso carrozzone messo su in questi anni per gestirne la sempre più copiosa e piuttosto inutile parte amministrativa.
 
Dottor Renato Mele
Rappresentante toscano nella Consulta ENPAM della libera professione

22 dicembre 2019
© Riproduzione riservata

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