Cronicità e sostenibilità. Tenere conto delle differenze di genere è una priorità
di Antonia Carlino
29 OTT -
Gentile Direttore,
secondo l’OMS, le malattie croniche, cioè “i problemi di salute che richiedono un trattamento continuo durante un periodo di tempo da anni a decadi”, impegnano "per circa il 70/80% delle risorse sanitarie a livello mondiale”. In Italia le pluripatologie croniche affliggono il 63% delle donne sopra i 65 anni contro il 51% degli uomini e addirittura la disabilità motoria interessa il 25,6%delle degli uomini contro il 43%delle donne (Fonte Istat 2018) D’altra parte la rivoluzione demografica in atto vede nella popolazione sopra i 65 anni la presenza femminile maggioritaria rispetto a quella maschile, non solo ma pone l’Italia ai vertici per speranza di vita: nel Nord-est 81,2 anni per gli uomini e 85,6 per le donne.con 24 milioni gli anziani sopra i 65 anni affetti da pluripatologie e riverbero sul SSN e il Welfare.
Le donne risultano più longeve, ma l’aumento della loro aspettativa di vita non si traduce in aumento della qualità di sopravvivenza. Il vantaggio in anni di vita nelle donne in realtà è vissuto in disabilità. In altre parole le donne vivono di più ma in cattivo stato di salute.
Assistiamo così al cosiddetto “Paradosso Donna” cioè a un vero e proprio divario di salute, causato spesso da diagnosi tardive oltre che da cure inappropriate per effetti farmacologici collaterali, originato anche dal ruolo sociale di care giver familiare rivestito dalla donna nella nostra società.
Imponendosi, quindi, un cambio di passo nelle politiche di diagnosi, cura e prevenzione, mirate a tenere conto delle differenze di genere per superare le diseguaglianze in atto e garantire in modo appropriato una vera equità delle cure, è stato organizzato dalla Associazione Italiana Donne Medico sez. di Crema, nella bella e serena cornice padana di San Bassano, insieme con la fondazione Vismara De Petri, il convegno “Salute e Medicina di Genere: Cronicità e Disabilità”.
Dopo la mia introduzione demografica, in qualità di responsabile scientifica, la professoressa Teresita Mazzei, presidente della Commissione nazionale Fnomceo della Medicina di genere ha illustrato le iniziative di MdG delL’ISS e della Fnomceo sulla MdG e le tappe legislative che hanno portato al piano Nazionale sulla Medicina di Genere approvato nel giugno 2019, annunciando il rinnovo anche per quest’anno di un master di Medicina di genere presso l’università di Firenze.
La prof.ssa Adriana Maggi, direttrice del Centro di eccellenza di malattie neurodegenerative dell’Università di Milano, con la sua lectio magistralis ha incantato l’uditorio per la chiarezza espositiva sul ruolo del doppio cromosoma x nella genesi delle malattie autoimmuni che colpiscono cosi tanto le donne ,ma anche sulla fisiologia del fegato femminile, sensibile in modo particolare agli estrogeni endogeni nello storare in modo diverso i lipidi. Il tutto finalizzato da ben 200 milioni di anni fa (dal passaggio della riproduzione da ovipari a mammiferi) a garantire la prosecuzione della specie anche in momenti di scarsità di risorse alimentari .
Altrettanto interessanti e brillanti le relazioni sulle Patologie cardiovascolari (drssa Antonella Vezzani terapia intensiva cardiochirurgica Uni Parma presidente nazionale AIDM), sul declino cognitivo (Drsa PAola Caroppo istituto Besta -Milano), sulle insufficienze respiratorie (Stefano Aiolfi Crema). La chiara e appassionata illustrazione del Piano della multicronicità da parte di Fabiola Bologna della commissione sanità del Parlamento nonché presidenteAIDM di Bergamo ha completato la disamina delle problematica seguita dalla vivace discussione interattiva moderata da M.Ludovica Genna (Cardarelli di Napoli)
Antonia Carlino
Presidente Associazione Italiana Donne Medico sezione di Crema
ginecologa, già responsabile UOS patologia gravidanza Ospedale Maggiore di Crema
29 ottobre 2019
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