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Luoghi di lavoro sani e sicuri per prevenire violenze sugli operatori 

di Marina Cannavò, Alessandro Izzi

06 GIU - Gentile Direttore,
la violenza nei confronti degli operatori sanitari  è un fenomeno molto ampio e complesso,  che richiede un approccio metodologico ed un intervento multidisciplinare che sia però non solo di gestione del fenomeno ma anche di prevenzione, al fine  di ridurre lo stress da ricovero/diagnosi dei pazienti e per realizzare “luoghi di lavoro sani e sicuri”, ridefinendo  spazi, ambienti, design, colori, ecc., che generino, promuovano e tutelino non solo la sicurezza ma anche  il benessere e la salute di tutti i Cittadini e dei lavoratori, nonché la sostenibilità dell’azienda” (secondo la definizione della World Health Organizaztion).
 
Quindi le strutture socio-sanitarie, finalizzate al benessere e alla cura dei Cittadini, dovrebbero essere progettate e realizzate coniugando le esigenze dei Cittadini  con quelle degli operatori sanitari, mettendo al centro la “persona”.
 
Il benessere psico-emotivo dei pazienti e dei suoi familiari corrisponde alle esigenze che vanno dalla necessità di privacy, all’esigenza di trovare nelle strutture sanitarie ambienti confortevoli, dalla possibilità di assistenza continua alla necessità di potersi distrarre per alleviare l’ansia dovuta a situazioni stressanti,  attraverso la percezione di elementi rasserenanti, come ad esempio la musica. I luoghi di lavoro che promuovono benessere psicosociale, devono considerare tutti quegli stressors ambientali, che influenzano negativamente il comfort psicofisico e sensoriale e diventano fonte di stress, come rumori, assenza o carenza di luce naturale, compresa anche l’eliminazione delle barriere fisiche e di quelle cognitive, la facilità di orientamento e il wayfinding, la capacità cioè di spostarsi in modo autonomo e intuitivo nell’ambiente attraverso un sistema informativo architettonico-ambientale. Dunque una progettazione che sia attenta ad ogni dettaglio, dalla scelta tipologica, all’arredo, dalla scelta dei materiali allo studio delle luci, degli spazi verdi, dal controllo degli impianti e delle attrezzature sanitarie, alla progettazione dettagliata del way finding.
 
L’attenzione all’umanizzazione negli spazi destinati alla cura dei pazienti si scontra tuttavia con la frequente assenza di comfort, accoglienza e benessere, riscontrata soprattutto nei luoghi dove si accertano atti di violenza nei confronti degli operatori sanitari.
 
Nell’approccio progettuale è indispensabile, quindi, fornire adeguato soddisfacimento alle esigenze non soltanto di ordine funzionale, come l’accessibilità e la distribuzione degli spazi, ma anche di natura emotiva, psichica e sociale delle persone, come il benessere psicosensoriale.
 
Sussiste infatti una stretta correlazione tra la salubrità, la sicurezza e il benessere nei luoghi di lavoro: tanto più un ambiente risulta sano, anche dal punto di vista architettonico, per tutti coloro che lo praticano (operatori, pazienti, familiari), tanto meno si riscontrano probabilità di rischio di episodi di aggressione o di violenza.
 
Negli anni ‘90 il tema dell’ Umanizzazione delle strutture sanitarie  ha dimostrato  come l’ambiente ospedaliero può incidere sui livelli di stress dei Cittadini e come alcuni fattori ambientali come la luce naturale, il colore, le vedute piacevoli, la musica, ecc, abbiano possibilità di effetti rilassanti e terapeutici sui Cittadini e sugli stessi operatori sanitari.
Così come affermato da Djukic et al., 2014, il concetto di Umanizzazione è inteso come “interpretazione dei bisogni psicosensoriali dell’utenza, i pazienti in prima istanza” e anche di “chi si prende cura dei pazienti, i medici e il personale sanitario”.
 
Infatti in una struttura/architettura attenta alle persone è più piacevole curare, è più incoraggiante essere curati, conciliando politiche di accoglienza, informazione e comfort con percorsi il più possibile condivisi e partecipati con i Cittadini.
 
Il colore in particolare riveste grande importanza sul benessere psicofisico e studi recenti hanno confermato l’esistenza di un rapporto direttamente proporzionale tra lo stato di benessere psicofisico della persona e l’ambiente cromatico con cui ci si relaziona (Bertagna G., Bottoli A., 2000; Sicurelli R., 2002).
 
In ragione di tale corrispondenza, si avverte ancora di più la necessità di dover mettere in campo sinergie multiprofessionali tra specialisti della psiche ed architetti e ingegneri, esperti  degli effetti dell’ambiente, della forma, dei colori e dell’arredo sulla psiche dell’uomo, per trovare soluzioni integrate e pratiche nell’ambiente di lavoro, senza mai perdere di vista la qualità delle prestazioni sanitarie e il rapporto umano, emotivo  e psichico con i Cittadini, oltrechè il miglioramento dell’operatività professionale e della sicurezza in ambito lavorativo, per la realizzazione di progetti sanitari che puntino  al rispetto dei valori, dei bisogni e delle aspettative anche degli operatori sanitari.
 
Infatti un’organizzazione di successo si basa su lavoratori sani che lavorano in un ambiente favorevole. Migliorando il benessere e la salute dei lavoratori, si può ridurre l’assenteismo, aumentare la motivazione, accrescere la produttività, facilitare le assunzioni, ridurre il ricambio di personale, promuovere un’immagine positiva e attenta ai bisogni del personale.
 
Marina Cannavò
Medico Psichiatra, PhD,
 
Alessandro Izzi
Architetto, Project Manager

06 giugno 2019
© Riproduzione riservata

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