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I medici in Italia ci sono, mancano gli specialisti

di Giammaria Liuzzi

08 GEN - Gentile direttore,
il recente studio di Anaao Assomed è per me fonte di molti spunti di riflessione in merito a diverse tematiche molto attuali. A partire dalle stime sui laureati attesi, le domande per il concorso di specializzazione e l'imbuto formativo che smentiscono una "leggenda metropolitana" molto in voga in questi mesi, ovvero la carenza in Italia di medici: i "medici", intesi come laureati in medicina e chirurgia, ci sono eccome.
 
La seconda notizia è che il cosiddetto "imbuto formativo" (ovvero l'insieme dei Laureati che non riescono a specializzarsi) aumenterà quantitativamente nei prossimi anni: giovani medici di 26-27 anni che si ritroveranno impossibilitati di terminare il loro percorso formativo.
 
Cosa ne sarà di questi giovani medici? Attualmente alcuni attendono di sostenere l'annuale concorso di specializzazione, altri purtroppo emigrano per cercare fortuna in quelle nazioni europee ed extra-europee affamate di medici. Lo Stato Italiano (dati del Ministero dell'Istruzione) per formare un laureato in medicina spende circa 120 mila euro: lo Stato, quindi, spende il valore corrispondente a una Ferrari per formare un medico che poi emigrerà all'estero, non perchè è esterofilo, perchè l'Italia non lo mette nelle condizioni di specializzarsi.

Un altro grafico del sopracitato studio, che calcola l'ammanco degli specialisti nel periodo 2018-2025, induce in me un grido d'allarme. Il grafico indica una cosa molto precisa: nei prossimi anni mancheranno specialisti, ovvero laureati in medicina in possesso di Diploma di Specializzazione.
 
Nell'immediato futuro ci troveremo con decine di migliaia di specialisti che andranno in pensione e non potranno essere rimpiazzati e con decine di migliaia di medici che non potranno specializzarsi.
 
Occorre assolutamente aumentare i contratti di specializzazione tenendo conto del reale fabbisogno di specialisti nei prossimi anni. Il Governo in carica, nella Legge di Bilancio appena approvata, ha aumentato i finanziamenti per il 2019 di 900 borse, ma si può e si deve fare di più. Che senso ha formare un medico per poi metterlo nelle condizioni di emigrare all'estero?
 
Tutto ciò mi induce a difendere a spada tratta il numero chiuso, che a me piace chiamare "numero programmato". In un periodo storico in cui le risorse (giustamente) non possono e non devono essere sperperate, occorre monitorare il fabbisogno di specialisti per programmare il numero di ingressi a medicina.
 
Tra gli specialisti che mancheranno la categoria più numerosa è quella dei medici di medicina-urgenza, una delle figure mediche più importanti per garantire i livelli essenziali di assistenza: sono oltre 6000. Attualmente non c'è il tempo materiale per formare tali medici, come ovvieremo a questa carenza?
 
Escludendo la possibilità di una clonazione o di utilizzare ologrammi, una soluzione breve termine si deve giocoforza trovare: spero che non si dovrà arrivare alla situazione in cui i medici esteri già specializzati verranno a lavorare in Italia e i medici italiani dovranno recarsi all'estero per specializzarsi. Oltre al danno, la beffa.
 
Dr. Giammaria Liuzzi
Medico in Formazione Specialistica 

08 gennaio 2019
© Riproduzione riservata

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