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Protocollo Fnopi. Perché screditare l’infermieristica forense?

di Direttivo Aadi

12 OTT - Gentile Direttore,
la controffensiva, sebbene non apertamente dichiarata dalla FNOPI contro coloro i quali ritengono che il protocollo FNOPI-CSM oggetto della diatriba sia da rivedere, non si arresta. Dopo gli articoli degli “esimi giuristi” pro FNOPI, ora la federazione cerca di dimostrare alla comunità infermieristica che le ragioni sottese alla scelta di limitare al massimo l’operatività degli infermieri masterizzati in forense era dettata già all’epoca della redazione del protocollo, da ragioni oggettive e di merito.
 
Lo si sta facendo, ad esempio, attraverso un incarico esplorativo affidato al Presidente OPI di Carbonia il Dott. Lebiu, il quale, dovrà presentare al Consiglio Nazionale FNOPI che si terrà il prossimo 13 ottobre a Milano, una mappatura del master di infermieristica legale e forense, a suo dire, ai soli fini statistici; “Per completare le ultime caselle dei dati utili allo studio in riferimento agli incarichi eventualmente a voi assegnati dai Tribunali e alle conseguenti perizie depositate, sono a chiederVi se si possa dare contezza allo scrivente, del numero di incarichi ricevuti e del numero di perizie depositate. Presentata la mappatura a livello nazionale e confidando nell’inserimento anche dei dati da voi infermieri forensi comunicati e che saranno trattati a soli fini statistici senza alcun riferimento infermiere forense x-incarico y oppure infermiere forense a-perizia b, vi trasmetteremo il lavoro finale”.
 
Secondo noi invece, nel tentativo di dimostrare, attraverso il numero degli incarichi ricevuti ed il numero delle perizie depositate che, in realtà, la specializzazione è del tutto ininfluente e non necessaria per svolgere predetta attività.
 
Ci sorge infatti il forte dubbio che, tali dati, verranno invece utilizzati proprio contro gli stessi infermieri forensi per screditare ancor di più la loro specializzazione e chi ancora, nella comunità infermieristica, credeva di potersi ricavare uno spazio per esercitare l’attività di perito e CTU.
 
Come?  attraverso una semplice somma algebrica, la quale mostrerà senza ombra di dubbio l’esiguità degli incarichi conferiti che almeno, sino ad oggi, sono stati in numero talmente limitato da non giustificare poi tutto questo chiasso e tutta questa difesa di una attività che in realtà non è mai stata appannaggio della professione infermieristica.
 
Ebbene, noi invece siamo di opinione del tutto contraria, nel senso che, forse si è vero che sino ad oggi questo aspetto degli incarichi è stato il più delle volte esiguo e limitato, ma è proprio con l’avvento della legge 8 marzo 2017 n. 24, la c.d. GELLI-BIANCO che si è aperto un nuovo spiraglio sulla possibilità di essere indicati come periti del giudice o del PM.
 
Se prima questo non era possibile, non è certo per colpa degli infermieri, ma del sistema precedentemente utilizzato per conferire gli incarichi, ossia, il sistema amicale e corporativo, privo proprio di quei criteri oggettivi e qualitativamente parametrati che la novella normativa ha invece posto come requisito prevalente.
 
Orbene, è lo stesso protocollo FNOPI-CSM da noi più volte contestato che all’art. 9 prevede che; “l’assenza di incarichi precedenti non precluda la nuova iscrizione o la riconferma all’albo, poiché la circostanza non direttamente ricollegabile al merito o al demerito dell’esperto omissis…” uno dei pochi punti veramente a favore della professione e che quindi ci da ragione del fatto che forse da oggi in poi ci sarà certamente una opportunità in più di essere convocati come periti o CTU rispetto agli anni precedenti.
 
Questa ipotesi per altro è stata corroborata anche da illustri magistrati del Tribunale di Roma e provincia, presenti come relatori ad un recente Master in cui eravamo come AADI, discenti, conclusosi proprio a giugno di quest’anno.
 
Non si tratta quindi di una vana speranza, ma di un fatto concretamente realizzabile ed attuabile.
Ecco perché non crediamo sia necessario continuare in vani tentativi di screditare l’infermieristica forense di cui lo stesso Dott. Lebiu è un esimio componente, essendo lui stesso specialista in tale disciplina e che non rinuncia a rimarcarlo ogni qual volta si renda necessario farlo.
 
Dovremmo quindi cercare di collaborare tutti affinché tale disciplina trovi sbocco e si sviluppi concretamente al pari di qualsiasi altra professionalità invece di continuare a delegittimarla.
                                                                         
Il Direttivo dell'Associazione avvocatura di diritto infermieristico (AADI)

12 ottobre 2018
© Riproduzione riservata

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