Continuità Assistenziale. Quale sanità territoriale in Campania?
di Giovanni Senese (Smi)
06 LUG -
Gentile Direttore,
la Continuità Assistenziale o meglio la Ex Guardia Medica per la popolazione che la identifica sta vedendo da alcuni anni a questa parte un attacco indiscriminato a vari livelli, quasi ci fosse una “Regia Superiore” che ne mette in discussione la validità tanto che è stata interessata addirittura da un Atto di Indirizzo definito “H16”.
Per il Sindacato medici italiani (Smi) tale Atto è scellerato perché, a nostro parere, vorrebbe tagliare l’assistenza sanitaria in Italia dal modello H24 come quello esistente ad un modello H16 eliminando del tutto l’assistenza sanitaria nelle ore notturne cioè dopo la mezzanotte. Secondo lo Smi, invece, per dare per una risposta concreta alla crescente e diversificata domanda di Salute, dettate dalle nuove realtà sociali, va rifondato l’intero assetto della Sanità Territoriale per poter prendere in cura non solo più il singolo cittadino ma l’intero territorio.
Ci riferiamo alle Aggregazioni Funzionali Territoriali (Aft) e alla Unità di Cure Complesse Primarie (Uccp) in un sistema di “Hub and Spoke” come già previsto dalla Legge Balduzzi (158/12) operanti in collegamento tra loro con l'integrazione dei i servizi distrettuali perché solo in questo modo sarà possibile mantenere gli attuali Lea.
Soltanto il coinvolgimento operativo del Medico di Continuità Assistenziale che dovrà operare in rete con il Medico di Famiglia permetterà quella rivoluzione copernicana nella pianificazione territoriale sanitaria.
La vera novità, a detta dello Smi, dovrebbe essere il cambio prospettico della visione della Medicina Generale per poter guardare al territorio con una sua totale presa in carico e ciò ad opera di tutti gli operatori sanitari che effettuano la Convenzionata e, in particolare, i medici di Assistenza primaria (Ap) di Continuità assistenziale (Ca) e della specialistica convenzionata. Ampliare unicamente l’orario di studio del Medico di Famiglia (Mf) non serve a nulla, certamente non serve a ridurre gli accessi impropri al Pronto Soccorso, non serve a ridurre le liste di attesa e non serve a dare la Risposta di Salute che i cittadini si aspettano.
I rappresentanti sindacali hanno la responsabilità ed il dovere di farsi carico del processo evolutivo della Medicina Generale nel suo complesso ed allargare gli orizzonti, anche mentali per poter essere all’avanguardia con i tempi per le sempre maggiori, richieste da parte dell’utenza al fine di poter offrire una risposta in termini di salute ad una sempre più forte e diversificata domanda.
Qualsiasi soluzione che prevedrà il solo funzionamento delle Aft, iniziativa a cui tutte le Regioni si stanno prodigando con tanta “verve” includendo la figura del solo medico di Assistenza Primaria, è destinata miseramente a fallire, i pazienti avranno solo più disponibilità da parte del medico di poter ricevere le loro prescrizioni, non altro.
È questa la Sanità Territoriale che vogliamo? È questo il futuro della Medicina Generale? Solo questo si riesce a fare per i cittadini?
Nessuno ha una ricetta pronta che possa accogliere e soddisfare le esigenze sia dei pazienti e sia della medicina convenzionata tutta, ma certamente gli ingredienti si conoscono bene e sono le Aft di Ap interdipendenti con le Aft di Ca, la strutturazione delle Uccp con il coinvolgimento della Rete emergenziale del 118, della specialistica ambulatoriale e dei medici di Mmg: su questo che bisogna lavorare per far fronte ai reali bisogni di salute dei cittadini.
Tutto questo non può compiersi senza un rafforzamento ed un ripensamento dell’area della Sicurezza con il riconoscimento giuridico dello Status di Pubblico Ufficiale per il medico in servizio, con l’introduzione di sistemi di videosorveglianza, Servizi di Vigilanza con l’adeguamento delle sedi vetuste di Ca, affinché non possano più verificarsi deplorevoli episodi di aggressioni a danno dei medici.
Le soluzioni semplicistiche con la strutturazione delle Aft, addirittura con la chiusura delle sedi di Continuità Assistenziale alle ore 24.00 sono certamente da censurare e verranno dallo Smi sempre osteggiate a tutti i livelli sia regionali che nazionale. Lo Smi non vuole una Sanità Privata che intenderebbe regalare l’assistenza sanitaria notturna dopo le 24 ai privati e la gestione dei cronici a ditte private che faranno del budget economico la loro unica funzione sociale.
Lo Smi è di parere completamente contrario e non permetterà un tale decalage del Sistema Sanitario Nazionale.
Lo Smi Campania condanna la soluzione operata dal Comitato Regionale ex Art. 24 ( vedi il link) che intende assegnare le carenze ai medici precari di Continuità Assistenziale con incarichi annuali in quanto creerà grandi disparità lavorative e notevoli criticità tra i colleghi stessi per cui questa decisione intrapresa dal Comitato andrà certamente rivista per una maggiore equità professionale e sociale dei precari storici della Sanità.
Giovanni Senese
Responsabile Regionale Smi Campania – Area Convenzionata Settore Continuità Assistenziale
06 luglio 2018
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