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Se un corso Ecm diventa un convegno politico

di Calogero Spada

20 FEB - Gentile Direttore,
partecipando all’evento: “La riforma degli ordini: una sfida importante per le professioni sanitarie”, del 16 febbraio scorso a Milano,visto il pool “politico”, oltreché tecnico, di congressisti convenuti (fra gli altri: M. Vicario; E. De Biasi; R. Boldi; S. Valmaggi; A. Capelli), ci si attendeva sarebbero stati chiariti, pur in linea generale, gli aspetti contenutistici della legge, così come è legittimo attendersi da un evento accreditato ECM ed anche promosso dalla FNCTSRM.
 
Ed infatti sono molteplici, per i professionisti sanitari, i possibili i temi collegati agli effetti di una norma che viene presentata come un "evento epocale": in sintesi, i più noti, già oggetto di trattazione in queste pagine:
 
-  L’esercizio libero professionale e l’invalicabile limite introdotto dalla sentenza 54/2015;
-  Le competenze specialistiche e l’empasse determinatasi all’indomani della formulazione del Comma 566 della legge 190/14.
-  In particolare per i TSRM: una grave mancanza, presente da decenni sia nel codice deontologico, sia nel D.M. istitutivo (746/94): la assenza di menzione circa le competenze di Risonanza Magnetica Nucleare, da sempre però oggetto di studio privilegiato degli unici professionisti ad occuparsi di diagnostica per immagini e quindi meritevole di un intervento che aveva anche una sua urgenza presso il Ministero.
- “Svarione” normativo sui codici deontologici: una ripetizione, nella novella, di quanto già sancito nel comma 2°, art. 1 della legge 42/99: la associazione alla norma di legge nella definizione della figura professionale.
 
Invece si è assistito ad una sorta di “kermesse” di alcuni autori di tale norma, che sollazzando di qua e di là tra aspetti relazionali delle commissioni parlamentari, irrisolte definizioni da enigmistica sanitaria/giurisprudenziale e situazioni da cabaret della politica – non a caso, viste le imminenti elezioni, verso cui certe “relazioni di visibilità” appaiono più funzionali – poco e niente hanno chiarito circa gli aspetti di innovazione e di possibile miglioramento, proprio verso i soggetti più interessati, che pure vengono indicati, utilizzando un ormai iper-abusato topos, “al centro” degli interessi dei legislatori.
 
Parentesi a parte per l’intervento del giurista Luca Benci, già qui presente con due recenti passaggi sul tema, che ha puntualmente rappresentato – giusto caso – le “linee di criticità” dell’apparato normativo:  - efficace l’allegoria :  “sarebbe surreale che l’ex Premier Matteo Renzi si metta a contare i voti”
 
Poco altro, quindi, riguardo alle tematiche che hanno condotto alla configurazione della parte della cosiddetta legge “Lorenzin”, dedicata alla trasformazione dei collegi in ordini, se non il reiterato richiamo agli inevitabili “decreti attuativi”.
 
È sembrato rivedere la replica di un canovaccio già presentato all’ultimo Forum Risk Management di Firenze: la glorificazione di un varo normativo, all’insegna dei sottotitoli: “meglio questo che niente” ; “così almeno abbiamo una prima legge da modificare”; oppure, come fu detto della operazione di assicurazione obbligatoria, concepita dalla FNCTSRM: “un ottimo progetto pilota”.
 
Stanti le reali difficoltà, affatto intaccate da tali aforismi, con cui i professionisti sanitari devono quotidianamente confrontarsi, si vuole qui parafrasare e commentare alcune espressioni di intesa suggestione, fornite dai relatori:
-     “Le polemiche sono alle spalle”: probabilmente sono le polemiche politiche ad essere giunte al termine, perché ora inizieranno quelle tecniche, sempre senza che mai alcuno si degni di dar autentica voce a fior di professionisti sanitari, già anche presenti anche in queste pagine, tra cui anche CTU’s, Dottori Forensi, Ph.D’s. etc.;
 
-     “I professionisti sanitari, per motivi di civile coabitazione all’interno dei neo-nati ordini, non devono essere, al pari dei medici, litigiosi”: immediato il riferimento al contraddittorio, indotto “divorzio” professionale tra infermieri ed ostetrici, che avrebbe potuto essere tranquillamente evitato se semplicemente si fosse mantenuta (beneficiando del lavoro già fatto in passato, frutto anch’esso – sempre parafrasando le espressioni ricorse – di “gravidanza patologica”) la struttura delle quattro classi delle professioni sanitarie, così come identificata dal D.Min. del 19/02/09 del MIUR e dei Ministeri del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, (organi giustappunto da “decreti attuativi”), impianto che benissimo poteva indirizzare ad una più logica, immediata e funzionale costituzione di corrispondenti quattro ordini delle professioni sanitarie;
 
-     “I professionisti sanitari non devono mostrare segni di egemonia”: in tal merito proprio l’atteggiamento del Presidente Beux (che ha la puntuale abitudine di abbandonare in anticipo le platee), qui già stigmatizzato dal collega Antonio Alemanno in altro articolo, appare quanto meno questionabile, visti da una parte le ipotesi di credibilità di rappresentanza e di avvicendamento delle cariche che la nuova legge va effettivamente disegnando, e dall’altra, i gravi aspetti di illegittimità delle anticipate elezioni del Comitato Centrale TSRM: ossia di voto concesso ai non aventi diritto (ben 18 collegi su 60), e, dall’altro versante, di negazione del diritto all’elettorato passivo (circa 28.000 TSRM), all’interno di un evento elettorale altresì affetto dalla totale assenza di un documento di regolamento al voto (di cui invece, ad es. ,l’IPASVI si era dotato). All’imbarazzo creato da tale esternata nostra affermazione è voluto venire “in suffragio” un successivo intervento da “promoter dei” del presidente AIFI A. Bortone, che invece ha in realtà unicamente aggiunto ulteriori elementi di perplessità su una azione presidenziale di un organo di categoria, che dovrebbe essere assolutamente indipendente e di completa autodeterminazione;
 
-     “Magistratura interna” (svelata una drammatica carenza): non si può non far notare, come già da tempo andiamo affermando, che senza una puntuale ed obbligatoria presenza, in prima istanza, degli organi di governo professionale ai contraddittori delle commissioni disciplina che si celebrano nelle aziende sanitarie, manca il fondamentale presupposto di necessità per una reale, tutela garantista del professionista ; sostegno che è di pari rango (e mai in subordine) con la tutela, oltremodo sbandierata, del cittadino/utente;
 
-     “Inasprimento verso l’esercizio abusivo”si ricorda, che già due disegni di legge (il 2420 del gov. Monti ed il 730 del gov. Letta) ipotizzavano pene assai più severe di quelle, fin’ora effettivamente risibili, per l’esercizio abusivo professionale in ambito sanitario, perché “ritenuta ontologicamente più grave delle altre ipotesi di esercizio abusivo delle professioni, in quanto l'attività sanitaria è di per sé foriera di mettere immediatamente in  pericolo la salute  o la vita delle persone” – Comm. Giustizia Senato – 17/09/13.
 
Per quanto ai decreti attuativi – uso e abuso – se da una parte è scontato ed inevitabile che questioni c.d. “pratiche, burocratiche e tecniche” debbano necessariamente essere affrontate in tali sedi decentrate, dall’altra dovrebbe essere altrettanto lapalissiano che  non bisogna confondere tali questioni con i temi costituenti l’asse portante normativo  - le commissioni parlamentari, dovendo sì comporre corrispondentemente l’assetto governativo (anch’esso in dovere di assenza di “litigiosità”), sono chiamate all’importante compito di elaborare la legge non da zero, ma dal suo “ddl” originario – quale luogo migliore per stabilire “simul et pro omnibus” un testo di legge, visto che già in tale sede ci si può avvalere di “consulenze tecniche”.
 
Concludendo, lesinando il più possibile su giudizi qualitativi di una intera classe dirigente uscente, sarebbe ipocrita non ammettere che l’evento, visto anche il “gran contenitore dal misero contenuto”  che il d.l. Lorenzin rappresenta , avesse molto odore di campagna elettorale – vista anche la candidatura proprio del Presidente dell’ordine organizzatore, e molto poco di evento formativo.
 
Un iscritto al neo-ordine dei TSRM, gradirebbe essere convocato per eventi realmente formativi e non per professioni di fede politica … e un presidente di ordine farebbe bene a non strumentalizzare l’interesse professionale (suo e/o altrui) verso altri scopi, che lasciano anche meno tempo di quello che trovano, come quelli di strisciante propaganda elettorale e di rivelate relazioni politiche di non improbabile trasversalità.
 
Dr. Calogero Spada
Dottore Magistrale
Specialista TSRM in Neuroradiologia

20 febbraio 2018
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