Contratto dirigenza medica. Dal Governo proposte irricevibili
di Andrea Dominijanni (Smi)
10 NOV -
Gentile direttore,
la giustizia aveva fatto giustizia, ma la malapolitica ha riportato ancora una volta indietro nel tempo le lancette, sia per i contratti del personale del Ssn sia per le risorse per il settore, a danno dei medici e dello stessa sanità pubblica. Infatti, dopo che la sentenza della Corte Costituzionale aveva sancito che le misure draconiane dell’allora governo di Mario Monti non giustificavano l’interruzione senza alcun limite di tempo dei rapporti sindacali e salariali nella pubblica amministrazione, avevamo cominciato a sperare che il 2016 potesse essere il primo anno di ripresa delle dinamiche retributive.
La pubblicazione, nell’estate di quello stesso anno, di un abbozzo di Atto di indirizzo per il rinnovo contrattuale della dirigenza medica e sanitaria aveva alimentato quella speranza.
Certo già la prima lettura di quel documento non ci aveva fatto illudere troppo. Si profilava infatti la ferma volontà della parte pubblica non di proporre un aumento, seppur differenziato, delle retribuzioni dei medici dirigenti ferme dal 2010, bensì una colossale re-distribuzione della massa salariale con qualche sostanziale aumento, per certi incarichi e per certe specialità, o comunque per i posti a maggiore valenza strategica, finanziato da un sostanziale immobilismo o, addirittura, in qualche caso, da una diminuzione delle retribuzione di tutti gli altri settori.
Ma a preoccuparci era il fatto che non si intravedevano reali margini di negoziazione né nazionale né aziendale da cui potesse scaturire una modernizzazione discussa e condivisa. La parte pubblica insomma si sarebbe ritagliato il diritto a fare tutte le scelte strategiche con risultati che sarebbero potuti essere, a seconda della valenze delle aziende, incerti e senza una reale possibilità di interlocuzione.
Insomma al panorama dei 21 servizi sanitari regionali si rischia di sovrapporre un panorama di 21 ma forse di duecento CCNL.
Per oltre un anno siamo rimasti preoccupati e in attesa che giungessero le risorse per potere comunque aprire le trattative mentre intanto percepivamo la mancia dell’indennità di vacanza contrattuale.
Passato questo ulteriore periodo di tempo, scopriamo, abbastanza inopinatamente, che la preparazione della legge di stabilità per il 2018 per i dirigenti medici e sanitari del SSN sul capitolo stanziamenti ha partorito il famigerato topolino, tanto che le risorse potrebbero addirittura non equivalere nemmeno all’indennità di vacanza contrattuale. Che quindi l’applicazione del nuovo CCNL potrebbe aprirsi non con la storica corresponsione degli “arretrati” ma con la restituzione post-moderna degli “anticipati”.
Purtroppo non è finita qui: la parte pubblica sembra orientata a mantenere le proprie intenzioni su quella che abbiamo definito la colossale re-distribuzione della massa salariale, finanziandola esclusivamente con le risorse esistenti e quindi con una massa inferiore alla stessa indennità di vacanza.
Una penna come quella di Franz Kafka saprebbe certamente descrivere meglio la situazione facendone vedere gli aspetti grotteschi.
Una proposta, una premessa
Allora è probabilmente il momento di passare all’azione. L’indennità di vacanza (che è riferita al biennio 2016 e 2017) non si tocca anzi essa va raddoppiata dal primo gennaio 2018 in riferimento al secondo biennio economico(2018-2019). Sono queste le condizioni minime per poter discutere eventualmente la parte normativa del CCNL. Della parte economica si potrà parlare solo in presenza di risorse fresche almeno paragonabili alle altre categorie della stessa Pubblica Amministrazione.
E’ necessario da parte di noi tutti un grande sforzo di consapevolezza. Ci stanno lasciando la mancia della libera professione a Nord e dei turni aggiuntivi nelle regioni a turnover zero del personale sottoposte a Piano di rientro nel Centro-Sud. Ci stanno lasciando il contentino di lavorare fino a 70 anni sbarrando la strada ai giovani. Divide et impera, stanno scatenando la guerra in casa dei medici.
Abbiamo bisogno di uno scatto d’orgoglio. Dobbiamo cominciare a saper dire qualche no, cominciando dalla quotidianità, in prima linea, dove senza il nostro sforzo e sacrificio il sistema è destinato a deragliare: quello delle aziende sanitarie e ospedaliere. Mettiamo alla frusta i Direttori generali, così che a catena le conseguenze possano arrivare agli Assessori, alla Conferenza Stato-Regioni, al Comitato di settore e all’ARAN, fino al Ministro Padoan, il vero nostro interlocutore, visto che la Lorenzin sembra ormai esautorata dal governo del SSN.
Forse tutti questi li ascolteranno più di quanto non facciano con noi.
Andrea Dominijanni
Responsabile area contrattuale dirigenza medica del Sindacato dei Medici Italiani
10 novembre 2017
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