Caro Cavicchi, la Cimo c’è ed è pronta al cambiamento
di Guido Quici
31 OTT -
Gentile Direttore,
conosco Ivan Cavicchi da molto tempo per cui accetto con rispetto
le sue riflessioni sapendo perfettamente che gli stimoli e le provocazioni sono finalizzati a scuotere un ambiente che appare sopito e, più si alzano i toni, maggiori possibilità si hanno di raggiungere un obiettivo che considero meritevole. Quindi con la stessa serenità, ma in modo altrettanto diretto, provo ad esprimere il mio punto di vista.
Le sollecitazioni sul ruolo dei sindacati medici ospedalieri,
“incapaci di sfidare il governo con valori diversi misurabili anche economicamente in cambio di valori salariali”, appaiono condivisibili nei principi generali ma, ritengo che sul campo, almeno oggi, siano difficilmente applicabili per una complessa serie di motivazioni che immagino Cavicchi conosca e che non dipendono certamente dalle sole organizzazioni sindacali.
Si pensi al ridimensionamento del potere contrattuale sui processi organizzativi delle aziende, alla estrema autoreferenzialità delle regioni che decidono i propri modelli organizzativi a prescindere dal livello centrale e dai Professionisti interessati, alla estrema frammentazione dei modelli assistenziali regionali ma, soprattutto, si pensi al ruolo del Ministero della Salute i cui atti programmatori sono costantemente negati dal MEF e dalle stesse regioni. Se noi siamo i gatti davvero non c’è trippa.
Sono sicuro che il rimbrotto che Cavicchi fa a CIMO lo vorrà estendere anche alla politica, che ha deciso di dismettere la sanità pubblica e non accetta nessun confronto con i Sindacati, ed agli stessi Cittadini che dovrebbero guardare alla figura del medico o di chi lavora in sanità come un alleato e non come una controparte; ma, per fortuna in questo caso, le iniziative di Cittadinanza Attiva sono davvero preziose.
Certo questo non significa rinunciare a proporre, con valori diversi e misurabili, una nuova “vision” di sanità che sia coerente con i bisogni di salute ma, senza alcuna demagogia, chi lavora nel SSN vive le proprie esperienze in assoluta emergenza e questo è il motivo per il quale i medici ed i sanitari vogliono delle risposte immediate e concrete ai problemi di tutti i giorni. Questo significa che il sindacato deve fare, innanzitutto sindacato, ragion per cui dopo 8 anni deve affrontare, con tutte le rivendicazioni possibili, un contratto di lavoro “tosto” nella consapevolezza che Stato e Regioni giocano la stessa partita che è quella sempre più evidente di mettere in crisi la sanità pubblica e se Cavicchi ricorda ne abbiamo discusso insieme recentemente a Bologna. Quindi la linea sindacale CIMO di rivendicazione contrattuale non può per ora cambiare.
Ma veniamo al ruolo propositivo del Sindacato e provocazione per provocazione provo a dire la mia.
La sua visione di voler ripensare la medicina, la professione, l’ospedale, il distretto assume una valenza assoluta, il che significa ripensare al SSN nella sua interezza e, in questa ottica, CIMO è disponibile, da subito, a dare il proprio contributo tecnico e non demagogico. Ma dobbiamo essere altrettanto consapevoli di quanto accade nel nostro Paese, della lentezza dei processi di cambiamento, delle leggi inattuate, delle riforme fallite ad iniziare dalla 883/78 fino alla 229/99.
Questo è il motivo per il quale il Sindacato non riesce ad essere propositivo come giustamente reclama ma, consentimi di dire, che anche la sua proposta di “quarta riforma” è difficilmente attuabile, perché a me pare non abbia sufficientemente presente che questa sanità, oggi, è eminentemente calibrata su di un economicismo non etico, certamente non ippocratico, e regala a medici e cittadini imposizioni, vessazioni, condizioni di disagio.
Non viviamo nel paese delle meraviglie ma lavoriamo nel Bronx e i crescenti episodi di aggressione nelle strutture sanitarie lo testimoniano. Essere visionari aiuta a lavorare con maggiore ottimismo ma purtroppo la vita di tutti i giorni è ben altra cosa.
Lo ripeto, mi auguro che le sue riflessioni vorrà indirizzarle anche alla politica, alle lobby, alle Istituzioni perché, senza un progetto condiviso tra politica, sindacati, professionisti e cittadini, non andiamo da nessuna parte.
Iniziamo a partire da una campagna referendaria che porti davvero alla modifica del Titolo V della Costituzione, creiamo le condizioni affinché tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti di salute e, immediatamente dopo, implementiamo un modello organizzativo omogeneo su tutto il territorio nazionale che davvero vada incontro ai bisogni di salute anche attraverso la ricapitalizzazione del lavoro.
Gentile Direttore, infine mi consenta di rivolgermi direttamente a Cavicchi che conosco da tempo.
Caro Ivan, sono stato eletto Presidente CIMO da poco più di un mese, ho incentrato il mio programma di politica sindacale sul cambiamento e su questo sono decisamente motivato per cui, non mi tiro indietro. Quando vuoi ne parliamo o ci incontriamo: la CIMO c’è.
Guido Quici
Presidente Cimo
31 ottobre 2017
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