Da sostenitore dei vaccini dico che quella dell'obbligo è una strategia perdente
di Paolo Sarti
12 GIU -
Gentile direttore,
dovevamo convincere i genitori a operare “scelte di saggezza” e non infliggere lezioni esemplari da dare ad una società considerata irresponsabile e incosciente: con tanto di multe astronomiche per i genitori “irriducibili” (fino a 7.500 euro!), segnalazione al Tribunale dei Minorenni per la sospensione della potestà genitoriale e naturalmente niente nidi o materne per i figli …. mancano solo le punizioni corporali!
I vaccini sono fondamentali, perfettibili ma irrinunciabili, e abbiamo il dovere di propagandarli e sostenerli con strategie adeguate che tengano conto delle problematiche che accompagnano la composizione sociale di oggi, carica di diversità e multiculturalismo. Non ci sono emergenze tali da dover trasformare la vaccinazione addirittura in un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio)! Questa miopia strategica è sintomo di una classe politica dirigente improvvisata, senza la dovuta riflessività e ampiezza di vedute.
La storia dell'obbligo vaccinale è tempestata di sconfitte e ripensamenti. Nell'800 introdurre l'obbligo della vaccinazione contro il vaiolo incontrò moltissimi oppositori; in Inghilterra si arrivò addirittura a dare allo Stato la potestà di processare, imprigionare e confiscare i beni ai genitori che rifiutavano di far vaccinare i figli! Ben presto però un dibattito appassionato portò all'abolizione di questa forzatura. Nel nostro Paese invece l'obbligo vaccinale per il vaiolo fu abolito solo nel 1981. La vaccinazione contro la difterite fu inserita obbligatoria nel 1939, quella contro la poliomielite nel 1966, contro il tetano nel 1968 e per ultima l'epatite B nel 1992. In questo clima di “obbligatorietà per forzare i genitori dubbiosi e reticenti alcune procure chiesero al tribunale dei minori di costringere i genitori a vaccinare i figli attraverso l'affievolimento transitorio della patria potestà: cosa avvenuta per fortuna in rarissimi casi. Dal 1981 le sanzioni penali previste per gli inadempienti si trasformarono in sanzioni amministrative ed infine dal 1999 la mancata esecuzione delle vaccinazioni non comportava più il rifiuto dell’ammissione a scuola (si veniva però segnalati all’azienda sanitaria locale per gli opportuni e tempestivi interventi).
L'introduzione di nuove vaccinazioni facoltative ha progressivamente ridotto il “peso” dell'obbligo all'interno della profilassi vaccinale: morbillo, parotite, pertosse, rosolia, Haemophilus, Varicella, Papillomavirus, influenza e infezioni da Pneumococco e da Meningococco sono tutte non obbligatorie.
Per non dar corpo a una contrapposizione fra vaccini obbligatori e non, col rischio di indurre il dubbio che i facoltativi in quanto tali potessero essere meno importanti, i pediatri da tempo hanno scelto la strada di raccomandare le vaccinazioni senza però puntualizzarne l'obbligo, forti della fiducia che i genitori gli accordano. Ed è fondamentale non perdere i grandi vantaggi che presenta questa alleanza terapeutica con i genitori: il ripristino dell’obbligatorietà fra i tanti effetti deleteri ha anche quello di bypassare il rapporto di fiducia fra famiglia e pediatra con tutte le conseguenze negative che comporta.
Data la soddisfacente adesione ai calendari vaccinali nel Piano nazionale vaccini del 2005 lo stesso ministero della Salute caldeggiò la scelta di soprassedere all'obbligo vaccinale. Prima Regione a recepire concretamente questo indirizzo è stato il Veneto. Altre, più che deliberare in merito si adeguarono (come la Toscana), chiudendo un po' un occhio (col sostegno anche di alcune sentenze dei tribunali favorevoli al genitori poco propensi a vaccinare i figli). Insomma: è da quando non abbiamo più fatto leva sull’obbligatorietà che abbiamo raggiunto le coperture vaccinali soddisfacenti. Gli studi confermano che anche i buoni risultati raggiunti nei vari paesi europei prescindono dall’obbligatorietà.
Oggi i dati del ministero della Salute rilevano un significativo calo nella percentuale di bambini vaccinati, soprattutto per il morbillo, rischiando di scendere sotto una percentuale che non offre più garanzie di protezione. È indubbio che si debbano prendere provvedimenti prima che questo accada, ma quali provvedimenti? Dobbiamo prima di tutto capire come si è arrivati a questa disaffezione per i vaccini e quali errori strategici abbiamo commesso.
Come pediatra posso dire che questa disaffezione si alimenta di una dilagante cultura genitoriale poco favorevole all'assunzione del carico dei problemi della comunità: i figli sono allevati in un individualismo sfrenato, che li vede isolati e protetti da ogni piccolo limite legato al vivere comunitario. Il clima culturale nei confronti della scienza poi è molto cambiato in questi anni. C'è una sfiducia ed una irritazione crescente verso una scienza illuminista che non ha saputo ascoltare la “persona malata” rivolgendosi unicamente al “corpo” malato. E si è diffuso invece sempre più un fideismo verso una scienza che io chiamo "romantica", basata su un sapere che non ha bisogno di prove e di efficacia ma che sa proteggere, ascoltare e sopratutto esaltare la propria unicità. Questa sfiducia ha trovato alimento in un web complice, fuori controllo, che rafforza errori e disinformazione. Si assiste spesso anche ad una contraddittorietà di comportamenti sintomi di tanta emotività e poca razionalità: ci si accalca ingolfando i servizi per “pretendere” una certa vaccinazione spaventati dal rischio che il proprio figlio possa essere colpito dall’epidemia … e al contempo si “protegge” il figlio da altri vaccini che in quel momento riteniamo inutile forse perché magari lontani dal clamore mediatico.
E qui chiamo in causa il disequilibrio dei media e delle istituzioni. Si sono commessi grandi errori nella gestione delle varie campagne vaccinali: più che basarsi sulla corretta ed equilibrata informazione, si è preferito allarmare, terrorizzare. Vedi la recente campagna vaccinale toscana contro il meningococco, in cui si sono paventate epidemie inesistenti. Un quotidiano titolava: «Toscana, la meningite dilaga... », la Ministra Lorenzin invitava a vaccinarsi prima di recarsi in Toscana! Ma di fatto tutti gli esperti confermavano che non c’era nessuna epidemia e che dovevamo solo vaccinarsi, con equilibrio, senza accalcarsi, per ridurre il numero dei portatori contrastando così la diffusione del germe.
Sostenendo le vaccinazioni con questa euforia smodata, con drammatizzazioni esagerate, adesso per una certa fascia sociale non siamo più credibili. Ma non siamo più credibili anche perché, mentre con i vaccini oggi ci appelliamo (giustamente!) alle evidenze scientifiche, su altre materie (vedi omeopatia, medicina antroposofica, cura Di Bella …) per non “dispiacere” e attirare consensi, abbiamo chiuso un occhio sulla mancanza di evidenze e certezze di efficacia (la Regione Toscana promuoveva l’omeopatia con grandi cartelli sugli autobus!). E non mi ha fatto piacere l’Ordine dei Medici che ha radiato due colleghi rei di aver parlato male dei vaccini: non mi sono affatto sentito più tutelato come altri hanno detto. Questi colleghi per altro non erano pregiudizialmente contrari alle vaccinazioni, manifestavano dubbi o preoccupazioni che io non condivido affatto, ma che avevano diritto di esprimere.
Questo “furore censorio” non dovrebbe appartenere più alla scienza. La Federazione Medici (Fnomceo) stigmatizza i medici “alternativisti”, quelli che consigliano di non vaccinarsi senza basarsi su motivazioni scientificamente documentate ma poi contraddittoriamente chiedono allo stato la regolamentazione di medicine alternative come l’omeopatia: o sposiamo la linea della medicina basata sull’evidenza o accettiamo il pluralismo delle medicine. Coccolando è legittimando questa mondo “non scientifico”, adesso con che credibilità ci mettiamo a contestare i loro dubbi sulla pericolosità dei vaccini dicendo che non ci sono prove validate?
Anche il problema di chi non si può vaccinare per patologie è stato amplificato impropriamente: per fortuna si tratta di pochissimi casi e bastava predisporre il loro inserimento in classi a buona copertura vaccinale (come del resto prevede ora il decreto Lorenzin … unico punto strategicamente “intelligente”).
Esclusa una esigua percentuale di genitori “irriducibili” (preda di cattive informazioni e carica di ostilità verso la scienza accreditata, che si basa su regole, su evidenze, non su emozioni), molti altri chiedevano di essere rassicurati, da medici attenti nella raccolta dell’anamnesi e nella cautela clinica, chiedevano in sostanza un’informazione vera, completa, senza terrorismi, non reticente e non contraddittoria. Non erano pregiudizialmente contrari ai vaccini ma ora, trascinati dagli oltranzisti, rischiano di diventarlo: si difenderanno a suon di avvocati, di ricorsi, di certificazioni più o meno veritiere. Isoleranno i figli in scuole “ghetto”, per i non vaccinati … queste sì vero bacino a rischio epidemie!
E ora che la Ministra ha mostrato i muscoli, come pensa di attuarlo questo decreto? Si rende conto di quanti bambini devono recuperare in tempi brevi il calendario vaccinale? Ha già verificato che le ASL siano pronte a ricevere questa massa di vaccinandi? E le sanzioni, con quali criteri si applicherà il minimo o il massimo? Forse a chi ha mancato un solo vaccino faremo lo sconto?
Ci si appella al senso sociale della pratica vaccinale … giusto, ma il vero modo per recuperare il valore sociale e culturale della comunità non è la norma e l’imposizione ma il lento, progressivo e paziente lavoro di dialogo culturale, per contrastare l’individualismo generalizzato in cui si allevano i figli unito ad una crescente sfiducia nella scienza medica che non ha saputo considerare l’uomo nella sua interezza. Ed è anche la rimozione degli errori commessi nel passato: i servizi sanitari devono fare autocritica e correggere i loro errori, non è solo colpa del web la disaffezione creatasi. Dobbiamo formare gli operatori ad essere ancora più disponibili nell’informare senza terrorismo. Le fake news del web comunque si contrastano con campagne mediatiche efficaci ed anche facendo chiarezza sui nostri tentennamenti di fronte a “scienze romantiche” che minano la fiducia nella scienza e legittimano la credulità. La norma non fa cultura, non mi stancherò mai di ripetere questo concetto: è risaputo che quando un paese è costretto a “normare” tutto, è segno che la sua cultura è allo sfascio!
Come medico che ho convintamente vaccinato per più di quarant’anni nel servizio pubblico sono certo che questo decreto farà danni alla buona pratica delle vaccinazioni quasi quanto ha fatto la bufala del vaccino del morbillo accusato di causare l’autismo.
Paolo Sarti
Pediatra
Consigliere Regione Toscana - Si Toscana a Sinistra
Commissione Sanità e Politiche Sociali
12 giugno 2017
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